Palestra di vita

L’oratorio per i giovani è una palestra dove si fanno esperienze che preparano alla vita: «E’ un posto dove abbiamo la possibilità di confrontarci tra noi – spiega Federica, 26 anni, di Torre Boldone – e dove abbiamo la possibilità di conoscere persone che ci aiutino a capire meglio la realtà». Il confine tra quello che succede dentro e fuori è molto sottile: «Siamo comunque proiettati su una realtà più ampia – continua Federica – e sull’orizzonte del mondo. E quello che viviamo all’oratorio lo portiamo con noi». Stare all’oratorio «è naturale perché ci siamo da sempre, abbiamo intrecciato legami forti, siamo amici tra di noi e in fondo tutto parte proprio da qui».

FUORI E DENTRO L’ORATORIO

Federica è animatrice del gruppo giovani dell’oratorio, che riunisce una ventina di ragazzi: «Facciamo insieme delle esperienze di servizio nella comunità e poi costruiamo dei percorsi di approfondimento sui temi della fede. Sulla base del tema chiamiamo dei testimoni che possano aiutarci nella riflessione e nel confronto. E poi andiamo fuori per incontrare persone che facciano esperienze di volontariato e di servizio, seguiamo la scuola di preghiera della diocesi, partecipiamo insieme a conferenze e incontri». Così c’è un continuo scambio: «L’idea di fondo – spiega don Angelo Scotti, direttore dell’oratorio – è che l’oratorio non dev’essere un legame che chiude altre prospettive, ma proprio un posto dove prepararsi ad affrontare il mondo e una comunità a cui si può sempre tornare».

AL LAVORO INSIEME

Il clima è lo stesso anche a Grumello del Monte, dove il gruppo dei giovani si occupa di organizzare le feste: dal palio dei rioni al Natale, dal Carnevale alla pizzata in oratorio. «La maggior parte – spiega il curato don Fabio Pesenti – continua dopo aver seguito le attività per gli adolescenti, anche se qualcuno arriva perché si è fatto coinvolgere da un amico. Molti hanno anche altri impegni, per esempio il Cre oppure il consiglio di oratorio e le feste della comunità. Queste attività possono essere considerate come un allenamento alla responsabilità, prezioso per la vita». I giovani lavorano da soli, senza un responsabile. Li segue il curato e per ogni appuntamento c’è un coordinatore che distribuisce gli incarichi. «E’ bello – spiega Alessandro Nicoli, 23 anni, studente universitario – poter fare qualcosa per gli altri, e sentirsi parte di una comunità che lavora insieme».