Sorridi, Malala

Malala Yousafzai, nata il 12 luglio 1997, è una studentessa pakistana nota per il suo attivismo nella lotta per i diritti civili e per il diritto allo studio delle donne nella sua città natale di Mingora, nella valle dello Swat, dove un editto dei talebani ne han bandito il diritto.

L’AGGRESSIONE E IL NOBEL

Il 9 ottobre 2012 è stata gravemente ferita alla testa e al collo da uomini armati saliti a bordo del pullman scolastico su cui lei tornava a casa da scuola. Ricoverata nell’ospedale militare di Peshawar, è sopravvissuta all’attentato dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. Ihsanullah Ihsan, portavoce dei talebani pakistani, ha rivendicato la responsabilità dell’attentato, sostenendo che la ragazza “è il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”; il leader terrorista ha poi minacciato che, qualora sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente oggetto di attentati. La ragazza è stata in seguito trasferita in un ospedale di Londra che si è offerto di curarla.

Il 1 febbraio 2013 il partito laburista norvegese ha promosso ufficialmente la candidatura di Malala al Premio Nobel per la Pace 2013 facendola diventare così la più giovane candidata della storia a questo prestigioso riconoscimento.

LA SUA AUTOBIOGRAFIA

Una ragazzina di tredici anni che lotta contro un regime, una cultura, una storia lunga secoli. Adesso pubblica la sua autobiografia: Io sono Malala.

Drammatica e impressionante la figura di Malala. Quando la si sente parlare, si ha l’impressione che la vita l’ha fatto diventare adulta alla svelta, che ha dovuto crescere rapidamente, suo malgrado. È cresciuta anche perché è diventata oggetto di una attenzione universale, costretta a diventare un simbolo. In quella figura fragile, massacrata dai proiettili, ci sembra che si incontrino drammaticamente alcune delle contraddizioni più vistose del mondo in cui viviamo: il desiderio di vivere, di vivere giovani, di costruire il proprio futuro, da una parte; e, dall’altra l’oscurantismo, la cecità, la negazione di quella giovinezza e di quei diritti. Di talebani, qua o là, ne nasceranno sempre. C’è da sperare anche che, contro di loro, esista sempre qualche Malala che abbia il coraggio di stare loro di fronte e di dire loro dei “no” coraggiosi.