Come pregare

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”… (Vangelo di Luca 18, 1-8)

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Leggere la Parola

LA FORZA SGUARNITA DELLA VEDOVA

Due i protagonisti della parabola: un giudice senza scrupoli, da una parte, e la vedova dall’altra. La vedova era la figura povera per eccellenza in una società che non aveva nessuna forma di assistenza ed era dominata dagli uomini. La vedova, senza alcuna figura maschile che la tutelava, era abbandonata a se stessa.
Dunque, all’inizio, i due personaggi sono squilibrati: il giudice potentissimo, anche perché non teme nessuno, e la vedova debolissima, perché non ha nulla e non ha nessuno.
Lo squilibrio viene eliminato, non perché la vedova diventa forte, o perché il giudice diventa debole, ma solo perché la vedova insiste, fino a sfiancare il giudice. La vedova “vince” con le armi povere di cui dispone: la sua parola, il suo coraggio, la sua inesauribile insistenza.
Gesù ha raccontato la parabola in modo tale che l’ascoltatore è quasi costretto a dargli ragione: ma certo, è così, non può essere che così. La comunità cristiana che, pochi anni dopo la pasqua di Gesù, ricorda le sue parole spesso è perseguitata, attraversa difficoltà innumerevoli e perde la fiducia. La risposta di Gesù è rassicurante: il Padre non abbandonerà mai i suoi. Se c’è una differenza fra il Padre e il giudice è che, mentre il giudice fa penare la vedova e la fa aspettare, egli “farà giustizia prontamente”.
Tutto rassicurante, dunque. A parte, però, quella improvvisa, inquietante domanda finale: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Ma perché quella domanda e che senso darle?

Vivere la Parola

PREGHIERA NELLE EMERGENZE DI VITA

Per il Gesù del vangelo di Luca, pregare e avere fede vanno insieme, devono andare insieme. Se ho fede, prego.
Potremmo anche dire: se amo, parlo, devo parlare. È da ricordare la preziosa espressione del dialetto bergamasco: i sa parla. Così dicevano i nonni quando due ragazzi si frequentavano e cominciavano a traballare dalla semplice amicizia a qualcosa d’altro. La parola nasce insieme con l’amore: i sa parla.
Solo in questa ottica si può capire anche l’insistenza. Se mi rivolgo a mio padre per avere qualche cosa posso insistere molto, ripetere la mia richiesta, tornare alla carica parecchie volte. Lo posso fare perché è mio padre. Non posso comportarmi allo stesso modo con il collega di lavoro. La differenza che fa buona l’insistenza con mio padre e fuori posto l’insistenza con il collega è il legame che c’è fra me e mio padre, semplicemente, il bene che ci vogliamo.

IL TUO PARERE

Si prega e non si è ascoltati. Ma, allora, si deve continuare a pregare? Esprimi il tuo parere. Racconta una tua esperienza.