La seconda volta

Famiglie scomposte, ricomposte, allargate, flessibili: non è più così facile capire che cosa succede, la frammentazione della società contemporanea si fa sentire anche tra le mura di casa. Dà un segnale forte Papa Francesco, che ha convocato un sinodo straordinario sulla famiglia per l’autunno del 2014.
È di questi giorni la nomina del cardinale di Budapest, Peter Erdo, e dell’arcivescovo di Chieti, Bruno Forte, come relatore generale e segretario speciale di questa III assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 5 al 19 ottobre 2014 sul tema “Le sfide della famiglia nel contesto della evangelizzazione”. Davanti al mondo che cambia, questo Sinodo, come ha spiegato monsignor Forte, è chiamato a rispondere alla sfide «complesse della nostra società», con attenzione anche alle «nuove famiglie».

I DATI ISTAT

Se guardiamo i dati più recenti pubblicati dall’Istat, nel 2011 le separazioni sono state in Italia 88.797, i divorzi 53.806, sostanzialmente stabili come valori assoluti rispetto all’anno precedente. Ma se nel 1995 per ogni mille matrimoni si contavano 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2011 le separazioni erano 311 e 182 i divorzi. E in particolare in Lombardia il tasso di separazioni su mille matrimoni è passato da 252 nel 1995 a 374 nel 2011: quasi il 50% in più. Bergamo non fa eccezione.

UNA SITUAZIONE MOBILE

I dati sono solo il segnale più evidente di una situazione estremamente mobile, che pone moltissime questioni, a livello sociale ed ecclesiale. «La sensazione che provano queste persone – spiega monsignor Eugenio Zanetti, responsabile del gruppo diocesano La casa, che accompagna separati e divorziati – è di fallimento, di solitudine, di disorientamento rispetto ai valori in cui hanno creduto e di confusione sulle scelte da compiere». Molti si sentono fuori dalla Chiesa, troppo soli, lontani dalla comunità e dai suoi valori di riferimento e vivono con sofferenza l’allontanamento dai sacramenti e la “clandestinità” delle nuove unioni. «La Chiesa ovviamente non deve rinunciare al suo messaggio – osserva monsignor Zanetti – , il matrimonio è indissolubile, e questo rimane vero. Certamente però non può mancare la disponibilità all’ascolto e all’accoglienza. Ed è importante impostare insieme dei cammini di riflessione con le persone separate e divorziate perché chi non riesce ad elaborare ciò che ha vissuto, a sciogliere i nodi, a medicare le ferite, non può nemmeno impostare su basi solide una nuova vita. Lo dimostrano concretamente anche alcuni studi svolti negli ultimi anni negli Stati Uniti secondo i quali le seconde unioni saltano più spesso delle prime».

POSIZIONI DIFFERENTI

Anche nella famiglia dei cristiani ci sono sulla questione posizioni differenti: gli ortodossi, per esempio, concedono ai secondi matrimoni una “benedizione”. Si tratta però di un rito di natura penitenziale, nato in un contesto culturale completamente diverso dal nostro. C’è, in giro per l’Europa, anche chi ha aperto uno spiraglio sulla partecipazione ai sacramenti per separati e divorziati, a certe condizioni. Certamente dalla vita e dalla pratica pastorale quotidiana arrivano sollecitazioni forti e interessanti, che forse potrebbero in qualche modo essere accolte dalla Chiesa, che esprime già, comunque, una cauta apertura.
«In realtà, questo problema dei divorziati risposati – ha detto Benedetto XVI l’anno scorso al Family Day a Milano – è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi. E non abbiamo semplici ricette. La sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie, i singoli ad aiutare queste persone a sopportare la sofferenza di questo divorzio… dobbiamo dire che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono fuori anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa… Che realmente trovino la possibilità di vivere una vita di fede»
E Papa Francesco nella recente intervista uscita su Civiltà Cattolica ha detto: «Vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto…Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia…Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona, Dio è nella vita di ciascuno. Anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. Lo si può e lo si deve cercare in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c’è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio».

PER APPROFONDIRE

L’ esperienza di don Eugenio Zanetti con il gruppo “La Casa”
I racconti di alcuni separati e divorziati alle prese con la vita nelle parrocchie
Il commento al film di Massimo Venier  “Aspirante vedovo”