Le ansie dei parroci

Il ministero della catechesi è delizia per ogni parroco e ogni curato, ma in queste settimane è anche una bella croce. E, siccome non c’è chi capisca un inguaiato più di un ex-inguaiato, in questo inizio dell’anno pastorale, parroci e curati in servizio hanno tutta la mia fraterna solidarietà.

I problemi più acuti in campo catechistico di questi tempi per un pastore sono: la necessità di tener conto di esigenze familiari di ogni genere (anche le più disparate e le più strane); combinazioni di giorni e di orari che vadano bene almeno a una piccola maggioranza delle famiglie. A ogni inizio d’anno pare di dover risolvere la quadratura del cerchio.

Il problema più assillante è però quello del gruppo dei catechisti. Sogni una squadra di catechisti come Dio comanda: ben motivati, ben preparati, numerosi, ben distribuiti per sesso e per età, con prevalenza degli adulti, che normalmente hanno più stabilità per il fatto che l’acne giovanile ha cessato da tempo di procurar loro grossi problemi esistenziali… Invece ogni anno ti ritrovi col problema della coperta corta. Spesso poi ti senti come il povero Sisifo della mitologia greca: fai una faticaccia boia a tirar su dei catechisti e poi in un battibaleno te li vedi sfuggire di mano. Ogni anno c’è qualcuno che si sposa o che si fidanza e che Dio sia lodato per questo. Ma spesso da questi neofiti dell’amore ti senti dire che… non possono andare a Messa e anche ai vespri nello stesso giorno. E tu che fai? Ti attacchi al tram e cerchi dei rincalzi. C’è spesso anche chi con l’enorme mobilità del gior-no d’oggi deve cambiare residenza e il frutto di tante tue fatiche lo gode un altro. Ben per lui; ma tu che fai? Ti riattacchi al tram. Poi c’è chi con suo pieno diritto sente il bisogno di un anno sabbatico per riciclarsi, e c’è chi avverte l’esigenza di passare a fare altre esperienze per un proprio arricchimento spirituale. E tu ti vedi costretto a rincorrere un’altra volta il tram… Poi c’è sempre chi ha gli esami e deve pur mettersi a studiare sul serio; poi a volte capita anche che qualcuno si ammali. Oh! niente di grave, ma il medico gli racco-manda di evitare gli sforzi superflui.

Perciò devi continuare a darti da fare per individuare, sollecitare e incoraggiare persone che ti sembra possano avere nel cuore questa particolare vocazione, guardandoti bene però, naturalmente, dal fare come quei farisei di cui parlava Gesù che van per mari e monti per fare un solo proselito e quando ci riescono lo legano come a un capestro che quello non se lo leva più.

Ad ogni modo…, in qualche modo, tutti gli anni riesci a ricominciare. Ma ogni anno devi di nuovo impostare la formazione di tutti i singoli catechisti. E qui, altro problema. Che formazione dare a un gruppo di catechisti in cui ogni anno ci sono i novizi e i veterani; c’è chi è già al concilio Vaticano III e chi è ancora al concilio di Trento; c’è chi è al terzo grado della perfezione e chi invece è soltanto un generoso “proficiente”? Tutto è possibile, ma non è facile.

Su tutto questo i nostri superiori, molti dei quali, per altro, non hanno mai fatto la fatica nera di cui sopra, ci danno delle indicazioni preziose, non c’è che dire, ma che, data la povertà della nostra situazione, spesso ci fanno venire l’ansia. Per evitare l’ulcera sai che facevo a suo tempo? Guardavo la situazione di fatto e facevo quello che potevo, che spesso era poco, con l’unica avvertenza, questa sì, di muovermi sempre verso la direzione dell’ideale. Facevo in modo di tenere continuamente aperto l’ufficio di reclutamento e collocamento di sempre nuove leve evitando, per quanto possibile, il fenomeno delle vacche di Fanfani, sempre le stesse in ogni fattoria dove il ministro doveva passare. Mi davo da fare per dar loro una formazione adeguata (alle mie capacità e ai loro svariati bisogni). Poi stavo in pace, con la tranquillità di quel grande che diceva: «Il possibile l’ho sempre fatto, l’impossibile lo sto facendo, per i miracoli sto organizzandomi!».

E la pace alla fine veniva anche dal gruppo stesso dei catechisti, che, comunque, sono delle persone piene di generosità e buona volontà. Croce, ma certamente anche delizia, dicevo all’inizio. Ed è proprio così. Perciò, animo anche ‘sta volta, amici.

IL TUO PARERE

Quali sono le ansie di un prete oggi? Quelle della catechesi, certo. E le altre?