Benessere totale

«Abbiamo sempre cercato di dare risposta ai bisogni primari degli immigrati – spiega don Massimo Rizzi, direttore Ufficio Migranti -, ma non ci siamo mai interrogati sulla questione religiosa». Per colmare questo vuoto, un anno fa ha preso il via una ricerca, voluta dall’Ufficio Migranti e dalla Caritas diocesana di Bergamo: i risultati si possono ora leggere nel volume “Alla ricerca del benessere totale – Migranti e nuove forme di associazionismo religioso nella diocesi di Bergamo”. Un libro che è prima di tutto strumento pastorale e che interroga la Chiesa – con una buona dose di autocritica – su come relazionarsi con cattolici provenienti da diversi Paesi, caratterizzati da lingua e culture diverse, che frequentano gruppi che non si riconoscono nella Chiesa cattolica. Questo allontanamento avviene non sono solo tra i migranti, ma anche tra gli stessi italiani, che abbandonano la fede cristiana spesso spinti dalle stesse motivazioni. Direttrice scientifica della ricerca è Ilaria Micheli, dottoressa di Africanistica, ricercatrice e antropologa dell’università di Trieste; le interviste sono state effettuate dalla stessa Micheli, da Estrella Quiroga, lettrice dell’ateneo orobico e ricercatrice del mondo latinoamericano, Livia Brambilla, sociologa della Caritas diocesana e Silvia Beretta, che aveva precedentemente accostato questo argomento con le Acli e don Mario Marossi. L’indagine delle Acli “Migranti cristiani sotto il cielo di Bergamo” 2008 e 2012, aveva infatti rilevato come le nuove chiese siano passate da 25 a 52 circa in quattro anni – escludendo dal conteggio le ortodosse e greco-ortodosse -, con un aumento di fedeli giornaliero. «È molto difficile dare un’immagine unitaria di questo fenomeno – spiega Ilaria Micheli -: i numeri sono maggiori, alcuni movimenti cristiani alternativi sono registrati come associazioni culturali. Il nostro approccio è stato di tipo qualitativo, attraverso la frequentazione dei luoghi di ritrovo di questi movimenti religiosi ed interviste in loco. Caratteristica di questi movimenti alternativi (carismatici e neopentecostali) è il legame con un leader religioso: ne segue che queste chiese sono sottoposte ad evoluzioni continue a lui legate. Al centro dei movimenti vi è la “teologia della prosperità”: realizzazione nel lavoro, salute fisica e psicologica, serenità in famiglia, solidità economica, rispetto e riscatto sociale, il “benessere totale” a cui si richiama il titolo del libro. Tanto più il fedele si adegua al messaggio di queste chiese alternative, tanto più sarà facile ottenere da Dio questi doni. Ma cos’è che spinge i migranti cattolici a cercare la via della salvezza in questi movimenti alternativi? Il bisogno di sentire il sacro nelle attività quotidiane; il fattore identitario (lingua e ruolo), ossia la necessità di trovarsi in un gruppo che faccia sentire come in una grande famiglia in cui si possa avere un ruolo partecipe; il bisogno di protezione, con il leader come punto di riferimento; la ricostruzione di reti di solidarietà, in quanto provengono da un tessuto sociale molto stretto che non riescono a ricostruire con gli italiani; la libertà di aderire ad altri movimenti ed infine la questione della donna, che spesso può ricoprire il ruolo di leader, “prayer warrior”, o addetta all’accoglienza. La mancata accoglienza, insieme all’assenza di solidarietà, alla freddezza manifestata durante il rito, alla mancanza di una possibilità di espressione del singolo e all’incoerenza tra il dire e il fare è ciò che si critica alla Chiesa cattolica e che ha spinto questi fedeli a rivolgersi altrove. Non mancano ad ogni modo le riserve espresse ai movimenti cristiani alternativi: anche qui incoerenza tra il dire e il fare, scarsa preparazione teologica dei pastori e la mancanza di coordinamento tra i vari movimenti.

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