Cibo per i poveri

Anche a Bergamo e provincia sabato 30 novembre oltre 200 supermercati aderiranno alla XVII edizione della Giornata nazionale della colletta alimentare (Gnca).Tutti coloro che andranno a fare la spesa sono invitati a donare prodotti non deperibili o a lunga conservazione come olio, alimenti per l’infanzia, scatolame (pesce, carne, legumi, pelati e sughi), che saranno destinati ad oltre 1300 strutture caritative che accolgono 200 mila poveri in Lombardia.
I prodotti saranno raccolti all’uscita dei supermercati dai volontari, riconoscibili dalla tradizionale pettorina gialla, con la collaborazione dell’Associazione nazionale alpini del 3° Reggimento sostegno aviazione esercito Aquila e il sostegno di diversi enti caritativi; saranno poi ridistribuiti a famiglie e persone in difficoltà della Bergamasca. Mai come quest’anno è importante donare: dal 1° gennaio 2014, infatti, i pacchi alimentari che arrivavano dall’Unione Europea tramite l’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, che finora si occupava di smistare le derrate alimentari alle realtà assistenziali sparse sul territorio, non arriveranno più. «Gli Stati del Nord, Germania in testa, all’interno dell’Ue hanno portato avanti un tipo di politica con i loro poveri diversa da quella degli Stati del Sud – chiarisce Antonella Rossi, responsabile provinciale per Bergamo della Giornata della colletta alimentare – ai poveri sarà dato probabilmente un voucher, cioè moneta. Quindi tutte le derrate alimentari che formavano circa il 40% dello zoccolo di alcune associazioni tra le quali il Banco Alimentare, non arriveranno più». Attenzione però, perché – precisa Antonella Rossi – il 40% è una percentuale che riguarda il Banco più ricco come può essere quello della Lombardia. La quantità di derrate alimentari a marchio Ue che arrivavano al Banco della Sicilia toccavano il 95%, perciò questo Banco rischia la chiusura».
Ogni Stato europeo in pratica dovrà pensare ai poveri di casa propria, non ci sarà più l’integrazione che c’era fino al 2013 quando l’Agea «serviva tutti gli Stati dell’Ue, ora ciascuno Stato agirà per conto proprio» sintetizza Antonella. Come se la caverà il Banco Alimentare di Bergamo e provincia? «Fortunatamente possiamo contare sulle “Famiglie solidali” – precisa Antonella Rossi – quelle che adottano un’altra famiglia (in Bergamasca sono tra 350 e 400). Ogni mese queste famiglie ci garantiscono una spesa: ogni mese un prodotto che ci manca. Se a una famiglia bisognosa manca un prodotto, che so, riso, zucchero, pasta o caffè noi attraverso degli incontri lo domandiamo a una famiglia solidale. Quest’ultima secondo la sua disponibilità offre una serie di pacchetti (1, 2, 6 o 20 confezioni). Questo cibo raccolto da circa 200 volontari, una ventina di tonnellate, è un cibo mirato perché chiediamo alla famiglia quello che ci serve precisa Antonella Rossi. «Quest’anno i supermercati coinvolti per la Giornata della Colletta Alimentare tra Bergamo e provincia saranno circa 213, dopo Milano siamo la città “più grande” della Lombardia. La popolazione bergamasca è molto generosa, anche l’anno scorso, ed era già un periodo di crisi economica, abbiamo avuto un 2 % di raccolta in più. Abbiamo due magazzini provvisori presso i quali vengono raccolte le derrate che nei giorni successivi verranno distribuite alla rete di solidarietà. Abbiamo due camion grandi e una serie di furgoni più piccoli… la giornata dedicata alla Colletta Alimentare non finisce mai prima delle due di notte… ma la soddisfazione è tanta, ci si arricchisce dal punto di vista spirituale ed io lo so bene, perché ho sulle spalle 16 collette…». Lo scorso anno solo nella provincia di Bergamo sono state raccolte 236 tonnellate di cibo (in Lombardia oltre 2.326 tonnellate), grazie all’aiuto di circa 5 mila volontari, tra i quali l’instancabile Antonella, presenti in 200 punti vendita. Gli alimenti raccolti sono stati distribuiti a 120 enti della provincia bergamasca. I destinatari sono stati e sono vari: l’Albergo popolare, il Patronato di San Vincenzo, le associazioni che seguono gli ex tossicodipendenti e le ex prostitute, le Caritas, oltre le circa 400 famiglie in difficoltà. «Spesso è proprio la persona che ha meno che riesce a donare di più – confessa Antonella – sono piccoli gesti, dimostrazioni che diventano eclatanti e che fanno venire la pelle d’oca. Purtroppo in questo momento di crisi la fortuna gira per tutti nel senso che non sai mai cosa può accadere… bastano pochi mesi senza stipendio da parte del capo famiglia per far precipitare le cose. Basta una separazione, un divorzio, abbiamo alcune famiglie nelle quali è il padre che ha delle problematiche nate dal fatto che separandosi è costretto a mantenere due nuclei familiari contemporaneamente. Sono i cosiddetti “nuovi poveri”, famiglie monogenitoriali, soprattutto il marito (solitamente viene tutelata di più la moglie), che deve trovare una nuova casa per esempio avendo solo uno stipendio. Ci associamo all’appello di Antonella Rossi: «Donare è un gesto di carità, che dà tanto. A noi può sembrare un piccolo gesto ma per chi ha poco è di fondamentale importanza».