Parliamo d’amore

«La persona che si ama non è come un pezzo di pane o un bicchiere d’acqua di cui abbiamo bisogno quando siamo affamati o assetati; non è sostituibile come possono essere gli oggetti e le cose; è unica e speciale, anche quando è piena di difetti, talvolta insopportabile, sempre inadeguata. Ecco perché il desiderio, di sfumature, non ne ha soltanto cinquanta. Ha mille e mille sfaccettature che non si potranno mai descrivere perché dietro c’è la storia di ognuno di noi, quegli attimi di amore incondizionato che abbiamo vissuto, e perso, e cercato, e invocato, e urlato». Mette un mattone sulla strada di una «controcultura» dell’amore Michela Marzano con il suo libro «L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore» (Utet, pagine 208, euro 14). L’autrice lo presenta oggi – 14 novembre – alle 18 in città alla libreria Ibs di via XX Settembre, introdotta da Susanna Pesenti, giornalista de L’Eco di Bergamo.

L’UNICO RISCHIO DA CORRERE

La Marzano, docente di filosofia in Francia e deputato in Italia, sceglie la strada dell’esperienza per parlare di un argomento maiuscolo sfidando tutti i grandi che già se ne sono occupati in passato: «Di libri sull’amore ce ne sono veramente tanti – scrive -. Anche se la maggior parte sono inutili e ripetitivi. Non fanno altro che girare intorno a quello che è già stato detto o scritto…Bene, e poi? È possibile che la filosofia non abbia altro da dirci? È possibile che non trovi le parole per dire che l’amore è l’unico rischio che valga la pena di correre perché quando lo si evita o lo si ignora ci si trincera nella prigione dell’esilio interiore, e allora si annaspa senza scopo e poi ci si spegne e agonizza? È possibile che ci si rinunci a raccontare la dolce amarezza di un desiderio che si cerca senza sapere mai esattamente per chi ci si dispera e ci si consuma nel tentativo di riparare le fratture del passato?». Attraverso un denso contrappunto tra la vita di tutti i giorni e i concetti filosofici, Michela Marzano si impegna a distruggere gli stereotipi più resistenti: quello del principe azzurro e della principessa rosa, quelli delle derive romantiche secondo le quali l’amore sarebbe una perfetta, armonica fusione che guarisce tutte le ferite e colma tutti i vuoti dell’esistenza. Un ideale di fronte al quale la maggior parte dei rapporti concreti naufraga, e non può essere altrimenti. «La vera scommessa – dice, invece, lei – è trovare qualcuno con cui attraversare il vuoto». In una società in cui le identità sono frammentate, fluide, in sovrapposizione, in cui tutto in qualche modo è precario, l’autrice ribadisce invece l’eternità dell’amore: «L’amore semplicemente accade, e non finisce nemmeno quando la persona amata non c’è più».

L’ETERNO IDILLIO NON ESISTE

Non c’è l’eterno idillio, ci sono le liti, le discussioni, le porte che sbattono, i silenzi. Così succede nella sua storia personale: Michela incontra Jacques (quello che diventerà suo marito) una sera, per caso, e si ritrova presa da lui quasi per gioco, senza capire all’inizio la portata di quello che le sta succedendo. «Con le teorie – scrive l’autrice – l’amore c’entra poco o niente». Nel racconto di Michela Marzano passano i giorni, passano i silenzi, si spegne la frenesia di mandarsi continuamente messaggi, di sentirsi ogni momento, e piano piano emerge l’essenza dell’amore. La Marzano parte Lacan che dice «Amare è donare quello che non si ha a qualcuno che non lo vuole», entra a gamba tesa tra le righe di Bauman, secondo il quale «non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto dello sforzo e di un lavoro scrupoloso» passando da Nietzsche, secondo il quale «Chi promette amore eterno, odio eterno o eterna fedeltà promette qualcosa che non è in suo potere». E declina tutte queste suggestioni per tratteggiare un ritratto umano, disincantato e insolito dell’amore tra gioia e tristezza, fiducia e tradimento, paura e speranza.

AMORE E FEDE

«Dicono che chi non riesce a fidarsi o ad amare non può farlo perché non riesce nemmeno a credere. Perché anche la fede è una forma di abbandono. Anche nella fede ci rimettiamo al benvolere di chi, dall’alto dei cieli, ci osserva incuriosito, talvolta con pietà, sempre con l’amore di chi conosce i nostri limiti e non interviene mai per spingerci o meno a fare qualcosa, visto che ci ha promesso non solo la vita eterna, ma anche e soprattutto la libertà di sbagliare». Nella fede come nell’amore, dice Michela Marzano «c’è abbandono fiducioso nelle braccia di qualcuno». «La differenza tra la fede e l’amore è nella grazia. Quando si crede lo si fa senza merito e senza volontà. Per grazia di Dio. E allora il cuore si scioglie all’improvviso perché la luce penetra dentro così, senza preavviso, senza bussare, senza chiedere permesso. Arriva. E hai la certezza che tutte le ferite si sono rimarginate perché non c’è più niente da aspettare e da sperare. Nell’amore no. Non è mai così. Fatica e dolore ci sono sempre. Si lotta, si combatte, si costruisce e si rinuncia e si cade e ci si solleva. Anche senza la grazia».

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