César Brie a Villa d’Almé

Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, due giovani attivisti del Leoncavallo di Milano furono uccisi a colpi di pistola due giorni dopo il rapimento di Moro, nel 1978, e la loro morte ancora oggi si aggiunge al numero degli enigmi non risolti della nostra storia. Per l’inchiesta istruita su questo caso nel 2000 è arrivata l’archiviazione definitiva, e un anno dopo Fausto e Lorenzo sono stati aggiungi all’elenco delle  «vittime del terrorismo». Ora in qualche modo rendono giustizia alla loro storia Roberto Scarpetti e César Brie, rispettivamente drammaturgo e regista dello spettacolo «Viva l’Italia. Le morti di Fausto e Iaio», in scena al Teatro Serassi di Villa d’Almé venerdì 22 (ore 20,45) nell’ambito della rassegna «Teatro dello Spirito» di Molte fedi sotto lo stesso cielo, curata da Maria Grazia Panigada. Lo spettacolo non riguarda semplicemente questi due ragazzi ma anche tutte le persone che in seguito a questo delitto hanno avuto la vita sconvolta.

César Brie (nel video qui sotto un’intervista in cui il regista racconta lo spettacolo) sostiene che «fare teatro significa occuparsi del presente, stanarlo attraverso immagini che mostrano ciò che si nasconde». C’è una forte tensione morale e sociale nei suoi spettacoli, che per questo si avvicinano in un certo senso al teatro epico classico.  Il testo di Scarpetti ha vinto la menzione speciale F. Quadri al Premio Riccione per il Teatro 2011. Nelle sue pagine si trova una ricostruzione puntuale della vicenda storica, ma senza rinunciare a una messa in scena appassionante e sapiente. Sono i protagonisti principali a raccontare la storia, ricomponendola una scena dopo l’altra in un complesso, delicato mosaico.  Molto essenziale l’allestimento: alcuni teli di cellophane e un’atmosfera in penombra danno un’idea di volta in volta diversa degli ambienti in cui accadono i fatti.  Sul palcoscenico una squadra affiatata di interpreti: Andrea Bettaglio, Federico Manfredi, Massimiliano Donato, Alice Redini, Umberto Terruso. A loro viene affidato il compito di far riemergere dal passato questa vicenda tragica insieme a un’atmosfera fatta di emozioni contrastanti e fortissime. Questa non è stata concepita come un’opera documentaria, come hanno sottolineato in più occasioni sia il regista sia il drammaturgo: si tratta invece di una finzione basta su fatti reali. Ma si tratta sempre di una finzione estremamente credibile.