Speranza possibile

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te»… (Vedi Vangelo di Luca 1, 26-38). Per leggere i testi liturgici di domenica 8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria, clicca qui.

“Immacolata concezione della beata Vergine Maria”: questo il titolo ufficiale della festa dell’8 dicembre. È un nome complesso, solenne, talmente complesso e solenne che lo avvertiamo, in prima battuta, un po’ lontano e anche un po’ astruso.

IMMACOLATA CONCEZIONE

Che cosa vuol dire “Immacolata concezione”? La riposta del catechismo è, a prima vista, semplice: Maria è nata, anzi: è stata concepita, senza il peccato originale. Solo che, quando si parla di peccato originale, si pensa alla mela di Adamo ed Eva e non si capisce che cosa c’entriamo noi con quella mela. In realtà neanche il testo biblico è così ingenuo da ridurre tutto a una infrazione così perdonabile, in fondo, ma così spropositatamente punita. Anche il credente biblico, invece, parte da ben altro. Si nasce e si deve subito fare il conto con il male e la sofferenza. E’ il dramma che sta in agguato dentro la gioia di ogni bambino che viene buttato nel mondo. Nasce, è circondato dall’affetto di chi l’ha chiamato alla vita. Ma attorno a lui, spesso la gente si odia, spesso muore, quasi sempre soffre… E appena oltre i confini della sua casa e del suo paese ci sono guerre, ruberie, cattiverie di ogni genere. Questo è il mondo che un cucciolo d’uomo si trova di fronte. La rivelazione cristiana spiega questa situazione con la tendenza dell’uomo a “fare da sé”, a rifiutare la sua dipendenza da Dio. L’uomo che si pone come assoluto diventa nemico degli altri uomini e la fraternità umana muore. La mancanza di fraternità, dunque, nasce dalla mancanza di figliolanza. È quello che noi chiamiamo, sinteticamente, “peccato”. La morte stessa, somma di tutti i mali, può essere vista come l’evento riassuntivo del dramma dell’uomo, infelice perché incapace di vivere da figlio e quindi incapace di vivere da fratello.

IL PARADISO TERRESTRE

Di fronte a questo dramma quotidiano ci chiediamo: ma è Dio a volere un mondo così? Dobbiamo pensare che egli ha creato il mondo per poi vederlo sprofondare nella guerra, nella fame, nell’infelicità, nella morte? Se Dio è buono perché ci crea, perché dovrebbe poi diventare cattivo perché ci tormenta con questo interminabile corteo di sofferenze? Il progetto di Dio non poteva essere così. E’ quello che la bibbia ci racconta con l’immagine struggente del paradiso terrestre. Dio ci voleva felici, perfettamente felici. Lo eravamo nei suoi progetti che però abbiamo rifiutato. Lo saremo un giorno, quando il suo progetto, finalmente realizzato in Gesù, si realizzerà perfettamente anche in noi.

Ma da che cosa lo possiamo capire tutto questo? Che cosa ne è la garanzia? La garanzia è lui, la sua Parola. La Parola che abbiamo letto nelle domeniche passate, ci parlava, con immagini sontuose, della storia umana che un giorno finirà con un grande incontro con lui. Non andrà perso nulla delle cose belle che viviamo. Andrà perso, sarà distrutto, solo il male. Oggi, però, la festa dell’Immacolata ci offre una specie di garanzia supplementare: è Maria, la Vergine madre, l’immacolata.

E’ commovente pensare che questo paradiso fiorisce dentro le ombre della nostra storia. Maria vive a Nazaret. E’ il villaggio sconosciuto. E’ lei stessa sconosciuta, la “piccola”… Il suo promesso sposo fa parte dell’antica casa regale di Davide, ormai allo sfacelo. In questo mondo al tramonto Dio sceglie e la “piccola” si abbandona alla sua volontà. L’uomo abituato a non vivere più da figlio trova nell’umanità una capace di essere figlia: sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola. Proprio perché figlia è libera dal peccato, è immacolata, l’Immacolata.

LA DONNA CHE DIO CONOSCE

Siamo inquieti e incerti, anche in questi giorni di vicinanza al Natale. Ne abbiamo, come sempre, molti motivi: motivi che vengono dalla nostra storia personale, motivi che ci vengono dalla grande storia attorno a noi. Eppure noi, così poveri e così deludenti, siamo incaricati di raccontare al mondo che Dio ha collocato, nella nostra triste storia una donna che nessuno conosce, ma che conosce benissimo lui: Maria. Maria ci rassicura: Dio non ci ha dimenticato. Questa umile figlia della nostra umanità è il nostro paradiso degli inizi e il nostro paradiso della fine: è Immacolata e, insieme, Assunta in cielo.

La festa di oggi è dunque non solo la festa di Maria ma è anche la nostra festa, la festa della nostra speranza.

IL TUO PARERE

Maria a Nazaret. Una donna sconosciuta, una ragazzina giovanissima… Dio si rivolge a lei. Prova a dire qualcosa su questo strano, affascinante momento della storia di Dio con noi.