Morte a capodanno

Si chiamava Giancarlo Bociarelli, gioielliere in pensione. Sua moglie si chiamava Anna. Lui aveva 76 anni, lei 79. Sono morti due giorni fa, lei uccisa da lui e lui suicida. È successo a Paderno Dugnano.

IL DRAMMA

“Come quasi tutti i giorni, Bociarelli si è presentato in clinica intorno alle 11.30, per far visita alla moglie, ricoverata nella residenza Bernardelli, in condizioni gravi, ma lucida di mente. Ma una volta nella stanza, Bociarelli ha estratto la pistola, una 38 special che deteneva regolarmente dai tempi in cui faceva il gioielliere, e ha sparato due colpi al petto della moglie, mirando bene al cuore. Subito dopo ha rivolto l’arma verso se stesso, facendo fuoco una terza volta, alla tempia. Non si sa se i due coniugi avessero concordato questa fine comune. Eugenio Vignati, il direttore sanitario della residenza, ha sottolineato che ‘la paziente non era in pericolo di vita. Si stava riabilitando, era cosciente e vigile. E il marito le portava ogni giorno fiori e caffè’. I medici hanno anche confermato il profondo stato di smarrimento nel quale si trovava l’uomo”. Così il sito di Repubblica per la provincia di Milano.

AMORE, FELICITÀ, SOFFERENZA

Non si può avere la pretesa di giudicare un dramma del genere. Ma, d’altra parte, proprio perché è un dramma enorme, non si può fare a meno di avere una qualche reazione, per capire, semplicemente per capire.

Intanto impressiona la coincidenza fra le feste natalizie e di capodanno e la tragedia di Paderno Dugnano. In chiesa si parla del Bambino che nasce e di vita che comincia. Nelle strade e nelle piazza si ricordano i cenoni fatti e ci si scambiano pareri sulle spese da fare con i saldi. E in tutta questa enfasi sulla vita e sul nuovo irrompono i colpi di pistola di Paderno.

Che cosa avrà pensato Giancarlo Bocciarelli quando ha puntato la pistola contro la moglie e ha sparato? Le ha sparato perché le voleva bene. Le voleva bene, infatti: tutti i giorni le portava fiori e caffè, hanno raccontato alla clinica Bernardelli. Ma, appunto, dove avrà trovato la forza per uccidere una donna alla quale voleva bene? Mi viene in mente una verità semplice, banale: la grande fatica di ogni storia d’amore è di far convivere l’amore con la sofferenza. E ci si arriva se non si è soli. Non so, ovviamente, se Bocciarelli era solo o godeva di legami positivi. Ma, anche in mezzo ai legami, bisogna che questi siano capaci di arrivare fino al cuore che sdolora. Se non ci arrivano, è come se non ci fossero, anche se sono legami stretti.

E se non arrivano e se la sofferenza è troppa, allora l’amore diventa una forza devastante e, come era capace di dare vita nel tempo della felicità, così diventa capace di dare morte nel tempo dell’infelicità.

IL TUO PARERE

Forse anche tu conosci storie di amore e sofferenza… o di amore e morte…