Divorzio breve?

Riparte dalla Commissione giustizia del Senato l’iter per la discussione dei disegni di legge sul cosiddetto divorzio breve, tesi a modificare le norme introdotte nell’ordinamento giuridico italiano con la legge 898 del 1970, che prevedono la possibilità di ottenere lo scioglimento del matrimonio decorsi tre anni dalla separazione dei coniugi. Ai primi due disegni, già da tempo depositati, di Roberta Pinotti (Pd) ed Enrico Buemi (Psi), negli ultimi giorni se ne sono aggiunti altri due, di Ciro Falanga (Fi-Pdl) e Giuseppe Lumia (Pd) che la Commissione giustizia di Palazzo Madama comincia a valutare oggi pomeriggio in seduta plenaria.
Diminuzione dei tempi per il ricorso. La proposta Pinotti prevede, in due articoli, la riduzione da tre a un anno del periodo di separazione, quindi con un sostanziale accorciamento dei tempi per poter ottenere una pronuncia di scioglimento del matrimonio, e specifica che la separazione decorre dal momento in cui il giudice autorizza i coniugi a vivere separati. Il secondo disegno di legge, in quattro articoli, è quello del socialista Enrico Buemi, ed è caratterizzato da una certa drasticità, perché propone, in caso di consenso dei soggetti ad interrompere il rapporto di coniugio, di saltare la fase della separazione e agire direttamente per ottenere la scioglimento del vincolo. Tra le clausole previste dalla proposta Buemi, tuttavia, anche quella per cui sarebbe “compito del giudice verificare che nell’accordo raggiunto dalle parti non siano lesi diritti fondamentali, come quello a una vita decorosa, nel caso in cui uno dei due coniugi sia economicamente più debole dell’altro”, e, soprattutto, che non siano lesi i diritti dei figli, nell’ottica della tutela del preminente interesse della prole, in particolare di minore età, cui l’intera disciplina familistica è orientata.
Salvaguardia dei diritti dei minori. Insieme a questi disegni di legge, poi, è intervenuto quello di Ciro Falanga (Fi-Pdl), che richiede una modifica della normativa vigente, con la possibilità della separazione decorso un anno dall’avvenuta comparizione dei coniugi davanti al giudice, tranne nei casi in cui sia presente prole minorenne, anche qui facendo riferimento all’interesse per la salvaguardia dei diritti dei minori. Ultimo disegno di legge sul piatto della Commissione giustizia quello di Giuseppe Lumia (Pd), che prevede una doppia ipotesi: in caso di domanda di divorzio avanzata da uno solo dei coniugi vi sarebbe la possibilità di proporre la richiesta di scioglimento del matrimonio decorso un anno dalla data del passaggio in giudicato della sentenza che dichiara la separazione giudiziale fra i coniugi o dalla data di omologazione della separazione consensuale; in caso di domanda congiunta dei coniugi, il ricorso per ottenere lo scioglimento del matrimonio potrebbe essere direttamente proposto anche in assenza di una previa richiesta di separazione personale.
Una questione antropologica. Il dibattito in Commissione, secondo i più ottimisti, potrebbe risolversi in poche settimane, ma sul piatto, come in ogni questione che riguarda i diritti civili e specialmente dove sono coinvolti minori, la posta in gioco è molto alta. In particolare, sarà interessante verificare, una volta che le posizioni dei partiti saranno tutte squadernate, quali posizioni prevarranno. Apparentemente potrebbe sembrare che emerga nei due principali partiti italiani, Pd e Fi, una posizione convergente sul divorzio breve. In realtà, il tema si presta a diverse considerazioni e valutazioni che certamente emergeranno dal dibattito in commissione. Non mancheranno voci critiche, provenienti da diverse parti, in particolare sul rischio della banalizzazione del rapporto coniugale. Si tratta, dunque, di una questione dall’evidente profilo antropologico che richiederà un esame approfondito e magari l’ascolto della società civile in tutte le sue articolazioni, ivi comprese le associazioni familiari. In più occasioni hanno già sollevato seri dubbi sull’opportunità di ricorrere a simili opzioni legislative, invitando alla riflessione e a preservare l’istituto familiare. Dal canto suo, la Cei, attraverso il cardinale Angelo Bagnasco, ha sollevato obiezioni rispetto al divorzio breve, a causa del quale si rischia di rendere più fragile la famiglia. “Rendendo sempre più brevi i tempi del divorzio – disse il presidente della Cei in occasione dell’apertura della Settimana sociale dei cattolici a Torino nello scorso mese di settembre – lo Stato non favorisce una ulteriore ponderazione su lacerazioni che lasceranno per sempre il segno, specie sui figli anche adulti. I figli non hanno forse diritto a qualunque sacrificio pur di tenere salda e stabile la coppia e la famiglia?”.