Il Regno è qui

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali… (Vedi Vangelo di Matteo 4, 12-23). Per leggere i testi liturgici della terza domenica del tempo ordinario “A”, clicca qui.

Gesù lascia il sud, il Mar Morto, dove ha fatto il suo apprendistato con il Battista e il suo gruppo, e torna al Nord, in Galilea. Non va però al paese dove abita la sua famiglia, Nazaret, ma a Cafarnao, dove si stabilisce per un certo periodo di tempo. Cafarnao è un posto di frontiera, luogo di passaggio, strategico, quindi. Gesù lo preferisce al suo paese di origine, lontano e fuori mano.

ZONA DI FRONTIERA

A Cafarnao Gesù, dunque, inizia ad annunciare che il Regno è arrivato. Ma quale è il senso di questo annuncio? Matteo lo spiega collegando ciò che avviene nella vita di Gesù con le antiche profezie che parlavano della terra di Zabulon e Neftali come quella in cui sarebbe sorta una luce. Zabulon e Neftali erano due tribù di Israele che si erano installate nella zona che corrisponde grosso modo alla Galilea. La zona era stata poi, più tardi, occupata dagli Assiri che, nel 734, deportarono nel loro paese buona parte della popolazione. Al popolo che si trova in miseria, Isaia predice che la regione sarà liberata: una grande luce splenderà nelle tenebre. Matteo applica le antiche profezie sulla liberazione dall’Assiria al momento presente. La vera liberazione della terra di Zabulon e di Neftali avviene adesso, assicura l’evangelista. I disegni di Dio stanno arrivando a compimento.

Eppure siamo a Cafarnao, zona di confine e di passaggio, dove razze e popoli si mischiano. Tanto che sia Cafarnao che la Galilea godono di scarso credito presso la gente che conta a Gerusalemme, proprio perché troppo esposti agli influssi esterni, troppo “mischiati” e impuri. Eppure lì Gesù vive e agisce. E, in quella zona pericolosamente esposta all’esterno, dove le tribù di Zabulon e di Neftali si erano installate, Gesù grida il suo annuncio: Il Regno di Dio è vicino.

Quante lunghe, intense attese dietro quella frase! Molto spesso la gente, i poveri soprattutto, avevano atteso un re che facesse giustizia, che tutelasse chi non era tutelato da nessuno: la vedova, l’orfano, lo straniero… Queste attese diventano ancora più intense quando le cose vanno male. Più questo mondo delude e più si aspetta un mondo “altro”, diverso da questo. Ma i re di Israele, ai quali i poveri si rivolgono, non li ascoltano. Allora, a poco a poco, in gruppi sempre più numerosi, si fa strada la certezza che, certo, il re giusto, il re difensore dei poveri e dei sofferenti sarebbe arrivato. Ma sarebbe stato Dio stesso, perché lui solo sarebbe stato capace di realizzare tutte quelle speranze. Dio sarebbe diventato re e avrebbe portato davvero la giustizia, la pace, la speranza.Ora Gesù dice: ecco: Dio ha incominciato a regnare, il suo regno è iniziato: «Il regno dei cieli è vicino». Non è più in cielo o in una sconosciuta regione della terra. È qui, nella terra di Zabulon e di Neftali. Dobbiamo immaginare l’enorme stupore di fronte a quell’annuncio. Se Dio si è messo a regnare, qui, vicino, qui dove ci troviamo, allora tutto cambia, tutto è diverso rispetto a prima. Qualcuno ci crede e si decide.

TUTTO CAMBIA

Il proprio lavoro, la famiglia, tutto viene rivisto alla luce di quell’annuncio. Non solo qualcuno accoglie l’annuncio ma viene invitato a dirlo ad altri, a far girare la novità straordinaria. Dio è qui. È talmente sorprendente la notizia che diventa ragionevole, diventa davvero ragionevole “lasciar lì” qualche cosa (le reti o, addirittura, la famiglia) e l’andare dietro al Maestro che ha chiamato e che realizza la stupefacente promessa.

Talmente è vero che il Regno è arrivato che il male, tutto il male, retrocede. La guarigione è, oltretutto, il punto di aggancio della fede popolare. Le autorità giudaiche rifiutano le guarigioni mentre il popolo vede consolidare la sua fede proprio grazie alle azioni “potenti” di Gesù.

 LE NOSTRE GALILEE

Gesù appare nella zona “neutra” e infetta della Galilea. La nostra vita e noi tutti spesso siamo delle Galilee. Anche quando siamo credenti la Galilea di confine spesso la troviamo in casa nostra. I nostri familiari non credono oppure tanta gente che crede è lontana da noi perché ci sembra di vedere in quelle persone che si dicono credenti molta incoerenza. Eppure Dio non ci evita per questo. Anzi è proprio lì che la luce appare e ci “illumina”.

Il vangelo di oggi ci suggerisce la freschezza di un annuncio e l’urgenza di una decisione. È vero che non si può passare tutta la vita a decidere; ma è vero anche che il peso di una decisione “importante” si sente per sempre. Sembriamo gente che non ha deciso, gente che commercia la propria fede più che gente che ne gioisce. Che cosa abbiamo fatto della freschezza del Vangelo?

IL TUO PARERE

Quali sono le nostre zone di frontiera? Come risuona lì il Vangelo? Ma risuona davvero?