Un maestro

don emanuele polettiCos’è che rende don Bosco, fondatore dei salesiani, grande educatore, così affascinante? Come mai il pellegrinaggio dell’urna di questo santo vissuto nell’800, che sta toccando tante città italiane, conserva ancora oggi la capacità di spostare le folle? Anche a Bergamo c’è un grande clima di attesa. Sono moltissimi gli oratori diocesani dedicati a lui, e ognuno lo festeggia a modo suo in questi giorni. Per la tappa bergamasca dell’urna (7-9 febbraio) c’è già il sold-out, e in particolare sono attesi oltre tremila bambini e ragazzi all’incontro programmato l’8 febbraio in Seminario. Ne abbiamo parlato con don Emanuele Poletti, direttore dell’Ufficio per la pastorale dell’età evolutiva.

“Quello che San Giovanni Bosco ha fatto, la sua straordinaria vicenda umana, ha lasciato il segno: se andiamo in cerca di lui con così grande insistenza è perché evidentemente abbiamo bisogno di qualcuno che lasci il segno dentro di noi”. Don Bosco aveva uno sguardo attento: “E’ stato sempre capace di ripensarsi e di ridisegnarsi. Ha saputo cogliere i bisogni delle persone che incontrava, e di mettersi in gioco con ciascuno di questi bisogni”.

Anche oggi gli educatori che hanno a che fare con i ragazzi, soprattutto negli oratori, che in molti paesi sono luoghi “di frontiera” devono misurarsi con difficoltà e fragilità di molti tipi diversi: “Lui aveva di fronte ragazzi difficili, ma sapeva cogliere in loro il bene e partire da ciò che avevano di meglio, dai loro talenti, per lavorare anche sul resto”. Non è un’attitudine facile, in don Bosco la fedeltà al Vangelo si manifestava così: “Ma faceva presa sugli altri perché ne coglievano l’autenticità. Era una persona vera”.
L’educazione continua ad essere anche oggi, a duecento anni dalla nascita di don Bosco, un tema caldissimo e problematico: “Alla fine San Giovanni è stato un padre e noi anche oggi ne abbiamo bisogno. Era autentico e diretto”. Un po’, potremmo dire, com’è oggi Papa Francesco, con la stessa purezza evangelica.
“Forse non dice cose particolarmente nuove, ma lo stile, il modo, è importante: è questo che rende don Bosco un padre credibile”. Già don Bosco diceva che non bisogna imporre la propria volontà né punire troppo severamente, per evitare frustrazione e depressione nei piccoli. Il suo sistema preventivo prevede “che si dia ragione di ciò che viene chiesto e contestato. Se ci pensiamo, è un sistema molto moderno”. C’è una sensibilità contemporanea anche nel sistema che don Bosco usa per far capire ai giovani l’importanza di alcuni momenti importanti della vita cristiana senza renderli “obblighi”: “Le sue confessioni sono diventate famose”. Così come viene da don Bosco la sollecitazione a stare accanto ai ragazzi là dove sono: durante il gioco, per esempio, con la disponibilità di essere lì per loro, senza eccessi moralistici, ma con una presenza di per sé convincente.
“Possiamo dire che ci arriva da don Bosco – aggiunge don Poletti – anche l’attenzione a mettere un progetto alla base delle attività dell’oratorio. Don Bosco tendeva a fare di ognuno dei suoi ragazzi “Un buon cristiano, un onesto cittadino, un fortunato abitatore del cielo”. Tre aspetti semplicissimi, ma essenziali, validi anche oggi. Se gli adulti oggi si rivolgono a don Bosco, quindi “è per ripensare a quello che stanno facendo, per ritrovarne il senso”. Questo nel rispetto di esperienze che comunque nella concretezza sono diverse: “Il modello dell’oratorio bergamasco di oggi è molto diverso da quello salesiano dei tempi di don Bosco”. In comune c’è lo sforzo di mettere a tema la questione educativa.
“E’ cresciuto, per esempio, nel tempo il ruolo del rapporto tra oratorio e famiglia, che in modi diversi oggi cerchiamo di approfondire con iniziative diverse: dalla catechesi ai corsi di preparazione ai sacramenti. E’ diversa anche l’idea che abbiamo della struttura fisica dell’oratorio, che in passato era una cosa a sé stante, ora è molto più integrata con il resto della parrocchia”. Alla base del successo di don Bosco, come di quello di Papa Bergoglio, una profonda coerenza personale: “Sono popolari perché autentici e coerenti. Questa è una lezione anche per noi, per chiunque si proponga di fare l’educatore”.

 

Nel video del canale youtube dei salesiani che segue il viaggio dell’urna di don Bosco don Emanuele Poletti presenta le iniziative della tappa bergamasca, in programma dal 7 al 9 febbraio.