Cioccolato…

post2definitivaCosa sarà successo a don Biagio e ai tifosi del sindaco Foresti? Ecco la seconda puntata del nostro feuilleton 2.0 “Pane e Noci”. Il testo è dello scrittore Alessio Mussinelli, l’illustrazione è affidata a Matteo Gubellini.  Buona lettura.

La pasticceria Canova era un luogo romantico. Aroma di dolci ancora caldi, candele sui tavoli, tende a palloncino di fine stoffa giallo pastello e camino acceso. Un posto in cui si va per le occasioni speciali una o due volte l’anno, non di più, perché andarci tutti i giorni farebbe svanire la poesia che lo avvolge.
E pure i dolci erano una poesia. Praline di cioccolato al latte o fondente, scaglie di biscotto e croccante, pasticcini e brioches di ogni forma, qualità, gusto e colore. Un piacere per il palato, per l’olfatto, e per gli occhi. Tanto che il bancone aveva il potere di alzare il diabete agli anziani. Uno sguardo lo faceva schizzare a trecento.
Angelo non entrava mai dal Canova perché avrebbe sperperato uno stipendio mensile in dolci, ma Don Biagio gli aveva chiesto di ritirare un pacco per lui e a don Biagio non sapeva negarsi. Angelo ritirò il pacchetto che il Canova aveva già confezionato per il parroco, poi prima di uscire comprò mezzo chilo di lingue di gatto e un vassoio di pasticcini. Tutto per fare una sorpresa a Rita che, come lui, aveva un’irrefrenabile passione per i dolci.
– Fate festa?- chiese Angelo a don Biagio una volta consegnato il pacco.
– Macché. Assaggia-.
Angelo annuì, scartò il sacchetto con la stessa delicatezza di un bambino che gioca all’Allegro Chirurgo e assaggiò un disco di cioccolato finissimo, un’ostia.
– Buono, vero? – continuò il prete.
Angelo restò in silenzio guardandolo da sotto in su con le pupille dilatate e le papille in estasi. Una cascata di dolcezza che si scioglieva in bocca.
– Lo so, sono buone. Indovina come si chiamano -.
Angelo guardò la confezione dei cioccolatini e strizzò gli occhi.
– Goddelijke Redding– sillabò.
– Già, ho fatto una ricerchina su guggol. Significa Salvezza Divina in olandese.-
– Il Signore sia lodato – si lasciò scappare Angelo guadagnandosi un’occhiataccia.
– Dammele qui che le preparo per la messa -.
Angelo lo fissò in cerca di spiegazioni.
– Hai mai sentito di quella storia del parroco che regalava bessòt? –
Il bibliotecario scosse il capo.
-Ecco, si dice che tempo fa un parroco abbia convertito un intero paese con una pecora. Promessa in regalo al primo che si fosse presentato in chiesa la domenica mattina-.
Don Biagio era un uomo di mondo, uno che sapeva come funzionano le cose e che anteponeva la pratica alla teoria. Meglio un asino vivo, che un dottore morto. Nonostante ciò il parroco era dotato di un animo sensibile in grado di percepire con estrema precisione lo stato d’animo delle persone, come un direttore d’orchestra percepisce un La 440. Per questo, anche se era girato di spalle per confezionare i cioccolatini con una stoffa verde militare, aveva capito che gli occhi di Angelo trasudavano disapprovazione.
-Su, non guardarmi così. Dovevo pur guadagnarmi il pubblico. Mica potevo lasciarli andare tutti alla partita. È un’attività diseducativa-.
Ecco spiegate le tribune deserte del sabato precedente, per la somma rabbia del sindaco Foresti che nei cori sguaiati dei tifosi riponeva la miccia d’accensione dell’agonismo della sua squadra.
– Mi perdoni, ma ritengo più diseducativa la corruzione -.
– È solo uno zuccherino -.
Don Biagio gli diede una pacca sulle spalle e si diresse verso la porta. Aveva da consegnare i dolci al macellaio che, dopo sedici anni di assenza dal suolo sacro, si era presentato in prima fila alla messa del sabato precedente. Tutto per la Salvezza Divina, olandese e non.
– Il sindaco non ne sarà felice – disse Angelo prima che don Biagio uscisse.
E così era. L’unione sportiva aveva fissato una riunione straordinaria per fare il punto della situazione e trovare una strategia di contrattacco.                                                                                                                                               – Cioccolatini. E i nostri concittadini sarebbero così stolti da farsi comprare con un sacchetto di cioccolatini? -.
La risposta era davanti al suo naso. Il Foresti agitò l’aria con le braccia e si sedette affranto.
– Sabato prossimo c’è il derby. Non possiamo permetterci di giocare senza tifo. La squadra non corre senza i cori. Sfidiamo il prete a viso aperto e facciamogli passare la voglia di fare il cioccolataio -.
-A dir la verità – commentò l’allenatore della squadra che era appassionato collezionista di soldatini da guerra della Hobby&Work, -le consuetudini di guerra consiglierebbero di scoprire il punto debole del nemico anziché sfidarlo apertamente-.
– E che punto debole dovremmo sfruttare? –
L’allenatore allargò le braccia e fece spallucce. Lui sapeva qualcosa di tattiche, non era del genio militare. E tra il dire e il fare ci passa il mare. Un oceano nel caso del sindaco Foresti.
– Insomma, ci deve pur essere qualcosa che piace ai nostri concittadini più di una manciata di dolci, sbaglio? -.
Il presidente alzò la mano.
– Se sfida culinaria deve essere, sfida culinaria sarà. Facciamo una grigliata di fronte al campo sportivo – propose il presidente che era appassionato di carne ai ferri. – Sono curioso di vedere chi preferirà un cioccolatino a un piatto di costine -.

Il presidente aveva ragione, ma non poteva prevedere che la chiesa sarebbe stata piena lo stesso, per motivi ben diversi da quelli che si potevano immaginare.

(2. continua…)

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