Sapore di Vangelo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo… (Vedi il vangelo di Matteo 5, 13-16). Per leggere i testi liturgici di domenica 9 febbraio, quinta del tempo ordinario, clicca qui.

SALE E LUCE

Gesù usa l’immagine del sale e della luce. Il sale, che dà sapore ai cibi e li conserva, nella tradizione ebraica è simbolo di sapienza: «Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno» (Lettera ai Colossesi); in altri contesti il sale è versato sull’offerta dei sacrifici rituali «dovrai salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell’alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta offrirai del sale» (Levitico). Il sale, dunque, è variamente utile e variamente significativo. Gesù, con la sua affermazione, vuole dire che il sale, così utile, se, a un certo punto, perde il sapore, diventa inutile e può essere soltanto buttato via e calpestato dagli uomini.

La luce serve anzitutto come immagine di Dio e di ciò che lo riguarda direttamente: la parola, la Legge, il tempio, la città di Gerusalemme. «Molti dicono: ‘Chi ci farà vedere il bene?’. Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto» (salmo 4); «Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?» (salmo 27); «È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce» (salmo 36). A proposito di Gerusalemme è celebre il testo di Isaia: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere». L’idea della luce viene suggerita dall’immagine della lampada. Il moggio è un piccolo recipiente che conteneva circa nove litri e che serviva per misurare il grano.

La luce dunque deve risplendere e il sale deve dar sapore. Così la vita del discepolo deve diventare trasparente e luminosa e deve annunciare, con il “sapore” delle proprie azioni, la presenza del Regno.

 AL SERVIZIO DELLE RELAZIONI

La luce non crea ciò che fa vedere e il sale non crea ciò cui infonde sapore. Sale e luce rendono utilizzabile quello che trovano. Sono elementi che “servono”. Non si vive di luce e di sale, ma senza sale e senza luce non si vive. La luce rassicura il bambino che ha paura, il sale impedisce la corruzione, fa sciogliere la neve e permette alla gente di camminare. I discepoli sono “sale” e “luce” proprio perché si “mettono al servizio”, sono soprattutto al servizio dei rapporti, li rendono possibili quando non esistono, li rendono belli quando esistono già.

PREGHIERA DI JOHN HENRY NEWMAN  (1801-1890)

Gesú, aiutami a diffondere ovunque
il tuo profumo, ovunque io passi.
Inonda la mia anima del tuo Spirito
e della tua vita.

Invadimi completamente e
fatti maestro di tutto il mio essere
perché la mia vita
sia un’emanazione della tua.

Illumina servendoti di me
e prendi possesso di me a tal punto
che ogni persona che accosto
possa sentire la tua presenza in me.

Guardandomi, non sia io
a essere visto,
ma tu in me.

Rimani in me.
Allora risplenderò del tuo splendore
e potrò fare da luce per gli altri.

Ma questa luce avrà la sua sorgente
unicamente in te, Gesù,
e non ne verrà da me
neppure il più piccolo raggio:
sarai tu a illuminare gli altri
servendoti di me.

Suggeriscimi la lode che più ti è gradita,
che illumini gli altri attorno a me:
io non predichi a parole
ma con l’esempio,
attraverso lo slancio delle mie azioni,
con lo sfolgorare visibile dell’amore
che il mio cuore riceve da te.

Amen.