Lucia alla Scala

Le voci? Buone, il direttore? Esperto, mano sciolta e conoscenza della materia approfondita. Eppure la Lucia di Lammermoor al teatro alla Scala in questi  giorni (fino al 28 febbraio) non ci toglie il retrogusto di un’occasione mancata. Perché il nostro Gaetano nel tempio italiano della lirica non appare spessissimo – l’ultima Lucia risale a 8 anni fa –  e ogni occasione è da capitalizzare per dar valore e risalto a un nome che Bergamo giustamente considera fiore all’occhiello internazionale.

Come accennato non ci sembra tanto una questione – come scritto da altri – di cast vocale. Vittorio Grigolo, nel ruolo del protagonista Edgardo, fidanzato di Lucia è un aitante tenore, tra i più gettonati del momento: ha un bel colore e l’espressione – magari meno variegata di quel che a volte ci piacerebbe – ha una forza teatrale fuori discussione. Anche la soprano russa Albina Shagimuratova è brava: è una voce leggera, si destreggia con sicurezza nelle agilità, magari un colore po’ delicato e tono a volte efebico, ma sa tener la scena con buona autorevolezza di tecnica. E così pure il direttore Pier Giorgio Morando dimostra sapienza ed esperienza nel raccordare la macchina orchestrale e quanto si muove sul palcoscenico, con stacchi di tempo ponderati.

Alla fine quel che manca a questa Lucia scaligera è la commozione, il linguaggio vivo e diretto dei sentimenti: l’amore di due giovani sacrificato da ragioni di convenienza politica tra famiglie storicamente nemiche non è poca cosa, Lucia ed Edgardo sono altra versione di Giulietta e Romeo, che commuove sempre.

Chi ha contribuito a  congelare il linguaggio dei sentimenti ci sembra – almeno in parte consistente – la regia della statunitense Mary Zimmerman, che arriva dal Metropolitan Opera di New York, come tutta la produzione. Una regia di bei quadri, di insiemi ben confezionati ma sempre piuttosto fermi, graziosi bozzetti. La trovata più originale (e trasgressiva, se si vuole) è riunire tutto il gruppo delle famiglie per una foto-ricordo. Un  dettaglio rivelatore. E’ vero, le foto raccontano, ma il teatro, anche il teatro musicale è soprattutto azione.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *