Storie ambulanti

«Pronto, qui parla l’uomo nero, con chi ho l’onore di parlare?». Mi risponde così Mohamed Ba, quando lo contatto per una piccola intervista telefonica. Mohamed,  originario del Senegal, vive e lavora in Italia come attore e mediatore culturale da ormai quindici anni ed è stato vittima, nel maggio del 2009, di un grave episodio di razzsimo. Quel giorno Mohamed è stato accoltellato da uno sconosciuto a Milano: i passanti scappano, la polizia non apre le indagini, le istituzioni voltano la testa dall’altra parte, lui viene lasciato solo in un letto d’ospedale. Da quest’episodio prende le mosse Va’ Pensiero, storie ambulanti” che sarà presentato domani, martedì 25 febbraio alle ore 21, al cineteatro del Borgo di Piazza Sant’Anna. Il documentario racconta proprio il difficile tentativo di tornare a una vita normale da parte di migranti sopravvissuti ad episodi di violenza. «Dopo quell’episodio non sono più spontaneo come prima – racconta Mohamed -, non ho più quella forza interiore che mi spingeva. Le ferite fisiche si superano facilmente, ma non quelle psicologiche: andare a Milano da solo ora è un travaglio continuo. Anche questa è una testimonianza che mette in luce le difficoltà che trova un migrante in Italia. Il Belpaese non ha memoria storica: quello che hanno subito i migranti italiani nel mondo lo subiscono ora i migranti in Italia. Perché considerare la diversità come un reato o un difetto della natura? Io mi impegno proprio per decolonizzare l’immaginario collettivo». Mohamed ha sempre lavorato in ambito teatrale: «Faccio una sorta di teatro civile, portando in scena me stesso: la negazione dei diritti basilari in Italia è sotto gli occhi di tutti. Chi va sul palcoscenico ha il dovere morale di essere il megafono degli imbavagliati: il teatro con la sua immediatezza colpisce anche le menti più dure, sperando che poi da lì scaturisca una riflessione e la risoluzione dei problemi». E uno di questi problemi è appunto il razzismo: «È come se noi rappresentassimo il male assoluto, la causa di tutti i problemi. Vorrei che si considerassero le persone per quello che sono: individui con una loro storia, dei sogni, delle aspettative, senza etichettature».

«Nel documentario l’accento è posto sul dopo aggressione – spiega il regista Dagmawi Yimer, di origine etiope, arrivato in Italia nel 2006 a Lampedusa, dopo aver attraversato il deserto libico, ottenendo un riconoscimento di protezione umanitaria -: spesso ci si ferma infatti sulla cronaca del momento e non si indaga su quello che viene dopo. Così facendo le vittime rimangono spesso invisibili». In questo modo si vuole quindi riportare l’attenzione sulle persone. Si sta preparando anche un kit didattico per le scuole ed intanto Dagmawi sta portando in giro il documentario, lavorando attraverso dei laboratori didattici da cui scaturiscono riflessioni interessanti sugli immigrati: «I bambini ormai sono abituati al diverso – prosegue Dagmawi  – non come le generazioni precedenti che avevano paura e pregiudizi».

L’iniziativa è proposta dalla comunità di San Fermo: «L’obiettivo – spiega don Omar Valsecchi – è dedicare una serata a rendere visibile la situazione delle persone immigrate, e Dagmawi Yimer e Mohamed Ba, che da anni vivono e operano in italia nell’ambito della mediazione interculturale e della sensibilizzazione su temi legati ai migranti, ci sembravano le persone più adatte a farlo. Parleremo di razzismo e delle difficoltà dell’integrazione».  Prima della proiezione pubblica al cineteatro del Borgo, alle 18, i due ospiti della serata terranno anche un laboratorio con il gruppo degli adolescenti e dei giovani della comunità, che stanno seguendo un percorso di formazione e approfondimento proprio sul tema dei migranti.

Il documentario di Dagmawi Yimer “Va’ pensiero – storie ambulanti” racconta il difficile tentativo di tornare a una vita normale da parte di migranti sopravvissuti a gravi episodi di violenza: oltre a Mohammed Ba anche Mor Sougou e Cheike Mbengue, gravemente feriti a Firenze il 13 dicembre 2011 in pieno giorno, in occasione dell’eccidio di Piazza Dalmazia. Un racconto sulle emozioni, le paure e i tentativi di rinascita, di chi da un giorno all’altro scopre di essere vittima di un odio omicida soltanto per il colore della pelle. Al termine della proiezione il regista Dagmawi Yimer e appunto lo stesso Mohamed Ba condivideranno con gli spettatori i lori racconti e riflessioni e apriranno uno scambio e un confronto. «Credo sia davvero un’occasione da non perdere – conclude don Omar – per fare uscire i migranti dall’anonimato e aiutare l’opinione pubblica a riscoprire l’uomo dietro le nostre etichette e pregiudizi».

 

Ecco il trailer del film