Chi la fa…

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Dopo la grigliata esplosiva, si fa il conto dei danni. Ma chi paga? Ecco la quarta puntata del nostro feuilleton 2.0 “Pane e Noci”. Il testo è dello scrittore Alessio Mussinelli, l’illustrazione è affidata a Matteo Gubellini.  Buona lettura.

Gli ospedali si assomigliano tutti e quello dove Don Biagio e Angelo erano stati accompagnati non faceva eccezione. Puzzava di disinfettante.

L’esplosione della bombola a gas li aveva fatti cascare a terra e i due erano stati ricoverati per accertamenti che, vuoi la burocratica lentezza dei nosocomi nostrani, vuoi la sollecitudine dei medici, erano andati per le lunghe. Così dovettero farsi portare un pigiama e trascorrere la notte in reparto. E se la cosa non dava fastidio ad Angelo che preferiva star tranquillo in un letto d’ospedale anziché a casa con la moglie Rita che gli avrebbe riservato una ramanzina bella e buona, a don Biagio la faccenda di dormir fuori non andava giù. E difatti, alle cinque del mattino, non appena uno spiraglio di sole fece capolino tra le fessure delle tapparelle abbassate, fece i bagagli e se la diede a gambe.

L’esplosione aveva distrutto le attrezzature della festa lasciando una macchia nera sull’asfalto ma, cosa ben più grave, l’onda d’urto aveva fatto saltare le finestre dell’oratorio.

– Orca miseria – imprecò don Biagio alla vista dello sfregio.

Il sindaco Foresti dormiva ancora e il suono del campanello lo svegliò di soprassalto.

– Don Biagio, mica era stato ricoverato?

– Per il suo disappunto sono tutto intero

– Che posso fare per lei?

– Ha notato l’assenza dei vetri alle finestre dell’oratorio?

– Non crederà che sia stato io? Con quell’esplosione è un miracolo che i muri siano ancora in piedi.

– Lo so benissimo, non sarebbe mai riuscito a compiere un gesto simile. Sono qui a sincerarmi che l’amministrazione comunale si prenda carico della riparazione. Si avvicina l’inverno, non vorrei mai che i nostri bimbi si buschino un accidenti per colpa vostra.

Il Foresti sbatté la porta senza replicare. Alle cinque di mattino aveva altri pensieri, tutti riconducibili alle lenzuola del letto. E fece bene a riposarsi perché l’inizio della settimana successiva, fatti i conti del disastro, il Foresti ebbe bisogno di tutte le sue forze. L’ammontare dei danni si aggirava sugli ottantamila euro, e questo era un dato di fatto. Quello che nessuno voleva riconoscere era la responsabilità. Cosa di non minore importanza poiché sull’accaduto la procura aveva aperto un fascicolo.

Il Foresti incolpò il membro della minoranza che aveva sputato il coriandolo e di conseguenza la zuppa della ragazza algerina, e ancora di conseguenza la delegazione degli immigrati. Di idea opposta erano i membri della minoranza che incolpavano il Foresti d’aver trascurato le norme di sicurezza. E come spesso accadeva nei consigli comunali quando si verificava uno stallo, ci si dedicò a un giro di mani alla Mike Tyson che gonfiò le facce e sciolse i nodi.

E pure la faccia di Angelo, che al consiglio comunale non aveva partecipato, si gonfiò di brutto. Una volta rimesso il piede in casa dopo il ricovero, si pigliò un manrovescio dalla moglie Rita che ancora tremava.

-Sei il solito – lo rimproverò -. Invece di farti gli affaracci tuoi, finisci sempre per rischiare la pelle. Una volta per quel buzzurro del sindaco, un’altra per quel diavolo di don Biagio. Mai una volta che pensi a me -.

Quando Rita s’arrabbiava c’era poco da ribattere. Meglio lasciarla sbollire una mezz’ora e tutto le passava. Ma quella volta s’era buscata un bello spavento e Angelo, prima di poterle parlare, dovette aspettare a lungo.

A guadagnare da tutte quelle facce livide fu don Biagio che, senz’aspettare i risarcimenti dell’assicurazione, acquistò qualche vetro per le finestre e convinse la delegazione degli immigrati a prestargli manodopera a costo zero che, a sentir lui, “così si usava in Italia per evitare gli scappellotti”.
Gli immigrati non furono felici, ma in un paio di settimane montarono i nuovi vetri dell’oratorio ricevendo un elogio formale da don Biagio e dal giornale provinciale che dedicò loro una pagina intera, per la somma rabbia del Foresti.

Com’era solito accadere dopo il diluvio le acque si calmavano e il paese tornò alla tranquillità. C’erano troppi rospi da ingoiare prima di riprendere le ostilità, e in attesa che la giustizia italiana decidesse a chi recapitare il conto dei danni, un velo di pace si stese sui tetti. Almeno per qualche giorno.

 

E se vi siete persi le puntate precedenti….Eccovi i link.

Primo episodio: L’inaugurazione
Secondo episodio: Cioccolato
Terzo episodio: Grigliata esplosiva