Fuci, cultura&vita

Fuci, «Spirito e mente in movimento» e «Onora la tua intelligenza». Questi i due slogan che condensano l’esperienza di questa associazione. La Federazione Universitaria Cattolica Italiana è un’associazione che dal 1896 riunisce giovani che, durante il periodo degli studi universitari, condividono il proprio percorso di formazione, approfondendo le istanze della vita accademica, civile ed ecclesiale del proprio territorio e dell’Italia, allenandosi nella realizzazione di quella mediazione culturale tra fede e ragione, studio e vita attiva, realizzazione personale e cura della comunità.

La Fuci ha una lunga storia. Nasce ufficialmente nel 1896 a Fiesole. Si confronta con entrambe le Guerre del Novecento, riuscendo a mantenere una certa autonomia di espressione culturale, politica e sociale anche negli anni del totalitarismo fascista, incontrando le personalità di Igino Rigetti, monsignor Gianbattista Montini, prima Assistente Ecclesiastico del gruppo romano e poi nazionale, e Aldo Moro negli anni del secondo conflitto mondiale. Anche nel periodo dell’Assemblea Costituente la Fuci si espresse con i nomi, tra gli altri, di Ambrosiani, Gonella, La Pira, Leone, Moro, Mortati, Taviani, Vanoni e proseguì con molti politici che entrarono a far parte della storia della Democrazia Cristiana. In seguito la Federazione fece proprio il cammino di rinnovamento suggerito dall’esperienza del Concilio Vaticano II, di cui Vittorio Bachelet fu promotore. Negli ultimi anni si è proseguito sulla strada della preminenza delle componenti spirituali, teologiche, culturali e politiche, rafforzando i legami con le associazioni laicali, a partire innanzitutto dall’Azione Cattolica. Paolo Baroni, 25 anni, è  l’attuale presidente della Fuci di Bergamo.

Che cosa significa essere presidente della Fuci?
«La Fuci è una Federazione di gruppi, ognuno con la propria autonomia. Ogni gruppo è diverso per storia, esigenze e relazioni col territorio. Il Gruppo di Bergamo ha una lunga storia, che parte almeno dagli anni ‘20, come circolo universitario, poi come gruppo diocesano di studenti delle università lombarde, e, negli ultimi anni, con l’apertura dell’Ateneo della nostra città, ha assunto pienamente anche la dimensione universitaria. Il ruolo del Presidente di Gruppo è quello che si fa carico delle istanze dei singoli aderenti, che si impegna a mantenere le relazioni con le istituzioni universitarie e diocesane, che collabora alla Pastorale Giovanile, in particolare per il mondo dell’Università. Per il nostro Gruppo, ciò consiste nel creare il giusto equilibrio di momenti di riflessione e approfondimento, momenti di preghiera e spiritualità e momenti di amicizia e condivisione affinché si possa vivere pienamente lo spirito di fraternità e comunità, di giovani cristianamente e integralmente in cammino verso la vita adulta. Sono anche in contatto con i Rappresentanti degli Studenti del nostro Ateneo, con alcuni dei docenti che collaborano alla Commissione per la Pastorale Universitaria, con l’Azione Cattolica e con la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali. Allo stesso tempo, il Presidente di Gruppo collabora con gli omologhi della propria regione per rendere effettivo il cammino comune di tutta la Fuci, lavorando sulle proposte locali e nazionali di riflessione e analisi. Anche gli orientamenti nazionali sono una responsabilità cui il Presidente di Gruppo partecipa a delineare nell’annuale Assemblea Federale, che si svolge all’interno del Congresso Nazionale, accanto alle sessioni tematiche e di dibattito pubblico, aiutati dalle maggiori personalità culturali e politiche italiane».

 A quali giovani consiglieresti la Fuci?
«A tutti coloro che stanno vivendo il periodo universitario e che desiderano andare in profondità nelle questioni dirimenti della propria vita. A coloro che hanno goduto dell’esperienza dell’oratorio e con essa sono cresciuti e desiderano confrontarsi con serietà con altri giovani, allargando i confini della propria esperienza. A chi avverte l’esigenza di chiarire il senso del proprio agire, in particolare dell’impegno dello studio e della ricerca, pur non avendo ben collocato la questione della fede nella propria vita: il dialogo, il confronto e l’onestà dell’incontro con coetanei interessati ad andare in profondità alle questioni della vita sono un’opportunità per portare alla luce gli aspetti centrali della propria vocazione alla vita».

In che cosa consiste l’impegno e quanto dura?
«L’impegno consiste semplicemente nello spendersi per questa esperienza di crescita personale e comunitaria, secondo le proprie possibilità: dalla semplice presenza agli appuntamenti all’impegno istituzionale. Ogni componente del gruppo è chiamato a condividere i momenti istituzionali e quelli informali, e può scegliere di concentrarsi sugli aspetti della vita di gruppo che gli stanno più a cuore, l’organizzazione degli eventi, l’approfondimento dei temi, la cura delle relazioni, l’impegno come Presidente o Segretario, Incaricato Regionale o a livello nazionale. Non c’è alcun vincolo di durata del proprio impegno, se non quello della prosecuzione degli studi universitari. La Fuci nasce e vuole rimanere uno spazio e un tempo limitato in cui un giovane possa allenare spirito, anima e cuore per poter poi portare le ricchezze che ha scoperto a servizio delle proprie comunità, ecclesiali e civili, facendo tesoro delle esperienze e vivendo genuinamente il proprio impegno di vita adulta».

Come si struttura la vita associativa?
«Si distinguono principalmente due modalità di incontro. Uno è quello “pubblico” in cui si tratta, con l’aiuto di persone competenti (professori, giornalisti, esperti), un tema individuato dal gruppo d’interesse per la comunità accademica o giovanile. Generalmente se ne organizza uno per ogni semestre negli spazi concessi dall’Università degli Studi di Bergamo. Una seconda tipologia è quella degli incontri di gruppo che possono essere: di approfondimento di un argomento, con il contributo di tutti i componenti del gruppo; di testimonianza, tramite l’intervento di professionisti, associazioni, sacerdoti a noi vicini, per prendere coscienza delle esperienze di vita possibili nel nostro territorio; di preghiera, attraverso la lectio divina, l’adorazione eucaristica o la celebrazione dell’Eucaristia a misura di universitari. Solitamente gli incontri si svolgono con cadenza quindicinale. Accanto a questi momenti, il gruppo spesso desidera ampliare i momenti di condivisione, trovando ulteriori momenti per la crescita dei legami di amicizia, uscendo a cena, per un dopo-cena, per visitare una mostra o una città, secondo le sensibilità di ciascuno».

Uno studente come fa a contattarvi?
«I nostri incontri sono sempre pubblicizzati attraverso i social network e internet: il sito bergamo.fuci.net è costantemente aggiornato con le nostre attività, esistono in Facebook un gruppo (Fuci Bergamo – atTRATTI dal CORPO), una pagina (Fuci Bergamo) e un profilo (Fuci Bergamo) su cui regolarmente si riportano gli inviti alle proposte. Nelle sezioni del sito e di Facebook sono facilmente rintracciabili i contatti di gruppo».

Che cosa, secondo te, l’associazione dovrebbe migliorare?
«La proposta della Fuci può apparire onerosa e impegnativa e per questo non è immediata la decisione di parteciparvi. La partecipazione è quindi abbastanza limitata, in proporzione al numero di studenti universitari italiani. Anche il nostro gruppo soffre del continuo ricambio generazionale, legato anche alla suddivisione delle carriere accademiche su lauree triennali e magistrali: ciò è al contempo una ricchezza e un limite. Poter confrontarsi con diversi giovani di provenienza ed esperienze differenti è oltremodo arricchente, tuttavia si riduce la possibilità di progettare e realizzare iniziative sul lungo periodo. Lo sforzo che si potrebbe tentare è quello di aumentare la conoscenza della nostra realtà, arrivando fino ai parroci e agli oratori, non per disperdere in tanti impegni i pochi giovani che partecipano alla vita delle nostre parrocchie, ma per rendere possibile un percorso comune di scambio e crescita, in particolare per chi si trova in difficoltà a proseguire il cammino classico dell’oratorio ma conserva l’esigenza e la disponibilità di confrontarsi con il tema della fede, dell’approfondimento culturale, della ricerca vocazionale. In questo modo i molti giovani cresciuti nei nostri oratori e che decidono di frequentare i corsi universitari di Bergamo potrebbero trovare una cura e una vicinanza della Chiesa anche nel momento del passaggio verso la vita adulta e professionale, non disperdendo desideri e forze».

Quali sono e quali sono stati i progetti per il 2014? Gli argomenti forti di quest’anno?
«Ci siamo legati ai temi decisi a livello nazionale: Europa e Mediterraneo. Abbiamo poi approfondito argomenti a noi cari come i linguaggi dell’umano (la musica) e la sfida della fede. Abbiamo avuto l’opportunità di poterci confrontare con Annalisa Cristini, Khaled Fouad Allam, Gianluca Bocchi, Omar Pedrini, il Vescovo Francesco, Pierangelo Sequeri».

Paolo Baroni

 

 

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