Mastrovito

Andrea Mastrovito: classe 1978. Giovane e bergamasco. Ha un’aria fresca e scanzonata da “ragazzo”, ma nei suoi tratti si legge anche la determinazione che lo ha portato ad avere all’attivo mostre all’interno di importanti musei: dal MAXXI di Roma al Museo del Novecento di Milano, dal MART di Rovereto al Pecci di Prato, dal MUDAC di Losanna al MAD di New York.

Diviso tra lo studio di New York e quello in Città Alta a Bergamo, il suo lavoro non smette di dare frutti preziosi anche per la sua stessa città dove «da tre anni a questa parte l’arte contemporanea fiorisce molto bene, con giovani gallerie interessanti, giovani curatori, l’associazione The Blank, istituzioni pubbliche e collezionisti privati che si stanno aprendo agli artisti e al pubblico in un modo che pareva impensabile fino a qualche anno fa».

Due i suoi particolarissimi lavori che, oggi, dedicando un po’ di tempo alla città, si possono ammirare. Da un lato la nuovissima piazza nel quartiere Villaggio degli Sposi, inaugurata il 18 marzo, dall’altro la mostra «At the end of the line», installazione site specific per la Gamec e visitabile fino al 25 maggio: due parti di un unico racconto.

NEVERENDING END

La piazza è un progetto che nasce da una domanda rivolta dall’artista agli abitanti del quartiere del Villaggio degli Sposi: segnalatemi il titolo del vostro romanzo preferito. La scelta è caduta su 100 volumi, la cui ultima pagina, termine e punto del nuovo inizio possibile di un’altra storia, tolta da un’edizione economica, è stata strappata e impressa nel calcestruzzo delle vasche che ornano la piazza.

Una sala di lettura all’interno dell’edificio che circonda la piazza, una sala di lettura perenne all’esterno. Tra i titoli ci sono tanti classici come I promessi sposi, Orgoglio e pregiudizio, Romeo e Giulietta, Gente di Dublino, Uno nessuno e centomila, Memorie di Adriano… temi energici quali la vita, la morte, il viaggio mistico, il giorno e la notte, il concetto di fine e di nuovo inizio sono affrontati in modo giocoso e consegnati alla lettura ma anche alla cura e alla memoria di chi cammina in questo luogo.

Un luogo dove l’arte dialoga saldamente con un’edilizia convenzionale e popolare. Un dialogo che si concretizza nel rapporto con la comunità che andrà a vivere questa piazza che sarà sentita e vissuta proprio perché, come ricorda lo stesso Mastrovito, “il libro rispecchia le persone”, intrecciandosi con la vita.

AT THE END OF THE LINE

Un’opera calpestabile che riprende il cammino tematico della piazza. Un’opera che non si guarda soltanto ma nella quale si entra, coinvolti completamente nell’ambientazione bianca e luminosa dello Spazio Zero della Gamec . I passi sono condotti sulle lapidi funebri di, ancora una volta, 100 persone, prese e riportate grazie alla tecnica del frottage da cimiteri americani e cittadini. Lapidi evocative e suggestive in un pavimento specchiante che richiamano lo scorrere umano della vita spaziando tra luoghi e distanze tra le date di nascita e quelle di morte. Una geografia umana, ripercorsa “come quando da bambini si giocava, tirando un sasso, al gioco del mondo”, come spiega l’artista.

Un cammino iniziatico del visitatore condotto a riconoscere, procedendo nel percorso, le statue nascoste all’interno del delicato disegno del paesaggio sulla parete di fondo: un ciclo della vita in cui tutto ritorna ad una  natura dove l’uomo torna ad essere nuovamente parte integrante.

Un parallelismo tra il museo e un luogo sacro sottolineato anche dalla parete resa a foglia d’oro dove ancora un’animazione che ha per soggetto la silhouette di una trapezista diventa la metafora di un’anima sospesa tra la materia e l’aldilà, tra il cielo e la terra (molto interessante il fatto che l’immagine sia al contrario, con il trapezio saldamente ancorato al terreno…).

Sospensione ripresa nell’opera conclusiva, o iniziale, il collage Melanconia, che in un omaggio a Durer, sospende l’azione, lasciandola in equilibrio tra le due dimensioni tra cui la natura umana sembra essere giocata nel suo essere nel mondo. Un’arte la sua dalle grandi capacità suggestive e riflessive. Restiamo in attesa dunque, di sapere cosa ci riserverà il suo lavoro declinato nella chiesa del nuovo ospedale, dove anche questo artista è stato chiamato per dare il suo contributo creativo.