Fantastici ribelli

Samantha Shannon come la Rowling? Paige Mahoney diventerà un fenomeno come Harry Potter? I critici inglesi sono pronti a scommettere di sì. Il romanzo «La stagione della falce» (Salani), l’ultimo fenomeno fantasy, già tradotto in venti lingue, è stato presentato ieri a Bologna alla Fiera internazionale del libro per ragazzi. L’autrice, una ventunenne sbarazzina e grintosa scherza: «Ci sono solo due cose in comune tra me e la Rowling: la serialità, perché anche la mia storia si sviluppa in più episodi, e la casa editrice».

Samantha, lunghi capelli biondi e sguardo dolce, scrive – rivolgendosi in particolare a un pubblico giovane – perché ha qualcosa da dire: «Ho voluto creare una storia divertente e appassionante, in un mondo inventato da me. Ma mi interessava anche misurarmi con temi importanti, come la libertà e la giustizia e la capacità di essere se stessi e sviluppare i propri talenti». Parte del romanzo è ambientata a Oxford, proprio dove l’autrice si è laureata, e si proietta nel futuro, nel 2059. «La stagione della falce» è una distopia, racconta di un mondo dove nessuno vorrebbe vivere. Nelle prime pagine, un paesaggio di Londra irriconoscibile, governata da una spietata dittatura che ha messo al bando perfino le canzoni di Frank Sinatra, e dove qualunque germe di “ribellione” viene spento sul nascere. E la protagonista Paige Mahoney, originaria dell’Irlanda e orfana di madre, è una giovane ribelle, una “sognatrice errante” che cerca di cambiare le cose: vicina, in un certo senso, ai giovani che lottano contro le dittature di tutto il mondo, anche se quello che in cui vive lei è solo un mondo immaginario, abitato da persone con talenti particolari, i “chiaroveggenti”, a metà tra i maghi di Harry Potter e i supereroi dei fumetti.

Come è nato il mondo un po’ magico de «La stagione della falce»?
«Stavo lavorando a Seven Dials, una zona di Covent Garden a Londra, un posto in cui si trovano molti negozietti che vendono oggetti per i cosiddetti maghi, come sfere di cristallo, tarocchi e cose del genere. Mi sono incuriosita e ho pensato poi che inventare un mondo magico diviso in sette ordini (come le sette strade che convergono su Seven Dials, ndr) potesse essere un’idea originale per una storia»

Il personaggio di Page, la protagonista, le somiglia?
«Ho pensato inizialmente di creare un personaggio che avesse una vita simile alla mia ma con qualche talento speciale. Poi però quando ho incominciato a scrivere il personaggio mi ha preso la mano e ha conquistato una sua voce autonoma. Certo, ha più o meno la mia età, è di origine irlandese e anch’io ho un cognome irlandese e la tradizione di quel paese mi interessa moltissimo. Ma non ho le capacità atletiche di Paige e nemmeno il suo coraggio: scrivere di lei mi permette di vivere una specie di vita parallela».

Questo libro tratta anche temi impegnativi…
«Mi piaceva l’idea di esplorare l’idea di libertà. Sicuramente quello che conta in un libro è riuscire a dire qualcosa che tocchi anche la vita di chi legge, per quanto fantastica possa essere l’ambientazione. Non voglio esplicitare troppo perché ogni lettore è padrone del libro. Certamente mi premeva, come dicevo, parlare della libertà, e riflettere su domande importanti come chi è veramente libero, come si guadagna e si perde la libertà. Ho messo al centro anche la questione della diversità: io stessa mi sono sempre sentita diversa dai miei compagni, che mi prendevano in giro perché mi piaceva studiare. In generale ci sono momenti nella vita in cui si fa fatica ad accettarsi, con le proprie qualità e i propri difetti, e si fatica anche a capire quali sono i propri talenti e a svilupparli pienamente: succede così anche alla protagonista del romanzo, e rispecchiandosi in lei ci si possono porre, ancora una volta, delle domande. Volevo infine affrontare anche il tema della giustizia e di che cosa significhi combattere per essa. In fondo Paige è una giovane ribelle che si trova a combattere contro una dittatura».

Quando ha iniziato a scrivere?
«Avevo tredici anni quando ho scritto i miei primi racconti: due storie brevi su draghi e principesse, che non mi ricordo nemmeno più bene. Scrivere è sempre stata un’urgenza nata dalla passione per la lettura. Quando ero piccola mi preoccupavo delle storie, che mi piacevano molto, e non capivo nemmeno bene che dietro ognuna di esse ci fosse la persona che l’aveva scritta. Poi, quando me ne sono resa conto, ho provato io stessa a creare delle storie. Posso dire, sembrerà banale, ma è vero, che scrivere per me è come respirare. Non potrei mai farne a meno.