Antico sarcofago

Dai Musei Vaticani arriva al Museo del Tesoro della Cattedrale di Città Alta un sarcofago paleocristiano scolpito con “storie di salvezza” tratte dalla Bibbia. Ha un tema quindi squisitamente pasquale la mostra «L’al di là ai tempi di Costantino» promossa dalla Fondazione Adriano Bernareggi dall’11 aprile al 29 giugno.

«E’ il primo di tre appuntamenti – osserva don Giuliano Zanchi, segretario generale della Fondazione – che porteranno a Bergamo opere importanti dai Musei Vaticani. Si apre così una nuova linea di studio: questo sarcofago, per esempio, si colloca in modo perfetto nel contesto della basilica paleocristiana ed è un tipo di testimonianza che sul nostro territorio non è presente. E’ un’occasione per conoscere meglio l’inconografia del quarto secolo. E’ importante anche il tema della raffigurazione, profondamente legato al tempo pasquale. Sul sarcofago infatti si trovano episodi della scrittura in cui la teologia del tempo individua il tema della salvezza cristiana. Ci auguriamo che possa diventare anche per le comunità bergamasche un’occasione da cogliere per approfondire questi temi in un modo particolare, attraverso l’arte antica». Si rafforza così il legame tra la Fondazione Bernareggi e i Musei Vaticani, già inaugurato l’anno scorso con la partecipazione del direttore Antonio Paolucci a un incontro del ciclo «Come leggere un’opera d’arte», presenza che si rinnova anche quest’anno, il 10 aprile.

Nel frattempo «L’intento di questa esposizione – spiega Umberto Utro, curatore del reparto di antichità cristiane dei Musei Vaticani – è approfondire i tratti del cristianesimo antico, andando così anche alle origini della Chiesa di Bergamo, proprio nella basilica paleocristiana da poco tornata alla luce, sede del Museo del Tesoro». Curatore dell’esposizione è lo stesso Umberto Utro, con la collaborazione di Alessandro Vella.

«Abbiamo pensato – prosegue Utro – di portare a Bergamo uno degli esempi più belli di arte cristiana antica della nostra collezione, che conta diversi sarcofagi istoriati con storie bibliche, realizzati prevalentemente nel quarto secolo, il secolo della pace di Costantino. Questo sarcofago risale al 330 dopo Cristo, verso la fine dell’impero di Costantino, in un momento di alta produzione di oggetti di questo tipo. Era originariamente una tomba, probabilmente di una coppia di sposi, quelli rappresentati all’interno di una conchiglia al centro del pannello decorato. Dopo l’editto di Costantino anche le classi ricche si convertono al cristianesimo e non si fanno seppellire nei loculi delle catacombe ma in ambienti comunque un po’ “speciali”, nei mausolei, e con questi particolari sarcofagi lussuosamente decorati. Originariamente appariva come una cassa di marmo di grandi dimensioni (circa 2,20 metri per uno) scolpita con scene bibliche e con un coperchio che è andato perduto. Il ritrovamento risale più o meno al 1.500, e il sarcofago è stato portato poi in Vaticano intorno al 1.700».

Il ritrovamento è avvenuto nella zona della basilica di San Sebastiano, dove il sarcofago è stato per un certo periodo esposto: «Allora – spiega Umberto Utro – c’era l’abitudine di rompere e gettare le parti non decorate e di conservare soltanto quelle scolpite. Perciò è arrivato fino a noi soltanto il pannello frontale». La mostra sarà accompagnata da un catalogo che narra fra l’altro la storia interessante del sarcofago e della sua conservazione: «Ha subito due accurati restauri nel ‘700 in cui alcune parti delle sculture che erano andate perdute sono state ripristinate dal lavoro fine di alcuni artisti, che è fatto molto bene, tanto da essere difficilmente individuabile come “aggiunta” all’originale».

Particolarmente interessante è la scelta delle scene rappresentate sul sarcofago: «Sono tutte riferite – racconta Umberto Utro – alla concezione dell’aldilà dei primi cristiani. Ciò che accade dopo la morte viene visto alla luce della fede in Cristo risorto e della convinzione di resuscitare con lui. C’è quindi alla base l’auspicio e la fiducia nel fatto che anche le persone deposte in quel sarcofago sono destinate a risorgere, come i personaggi dei testi sacri rappresentati nella decorazione». Un tema particolarmente appropriato al periodo, visto che l’esposizione si apre alla vigilia della domenica delle Palme. La rappresentazione scultorea è molto ricca e articolata, e vale la pena di scoprirla da vicino. Ne anticipiamo solo pochi tratti: tra gli episodi scelti per la lastra marmorea istoriata quello centrale è la vicenda di Giona, che si vede al centro, sotto la conchiglia che contiene i ritratti dei due committenti dell’opera. «Giona – osserva Utro – viene buttato in mare, inghiottito dal mostro, rimane nel suo ventre per tre giorni e poi viene rigettato, torna alla vita, e nell’ultima scena riposa sotto un tralcio di vite. Questo racconto è la chiave di lettura di tutte le scene che gli stanno intorno». Si legge infatti nel vangelo di Matteo 12,40: «Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra». E alla “generazione perversa” che domanda un segno, Gesù promette “il segno di Giona”. I tre giorni trascorsi da Giona nel ventre del mostro richiamano la resurrezione di Gesù il terzo giorno.

Dalla resurrezione di Lazzaro al sacrificio di Abramo, dalla Genesi al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci: il filo rosso che unisce questi racconti è sempre la salvezza, la guarigione, la resurrezione. Un particolare curioso: nel pannello ci sono anche due scene tratte dai vangeli apocrifi: riguardano San Pietro, raffigurato al momento dell’arresto e poi nell’atto di battezzare i suoi carcerieri. «Negli Atti degli apostoli – spiega Utro – non si parla di San Pietro e del periodo trascorso a Roma dove diventa il primo vescovo e viene poi ucciso sotto il regno di Nerone. Le narrazioni apocrife fanno parte di una tradizione antichissima e sebbene non fossero ritenuti testi sacri, all’epoca si consideravano comunque cronache di eventi realmente accaduti, e come tali venivano tenuti in grande conto, in particolare a Roma, e come si vede erano utilizzati per l’iconografia». Sono molte le sorprese che riserva questo prezioso sarcofago: per scoprirle non resta che prenotare le visite guidate gratuite in programma venerdì 11 aprile e sabato 12 aprile dalle 19 alle 22 con ingresso ogni 20 minuti. La prenotazione è obbligatoria, e solo per questa occasione il biglietto d’ingresso al Museo del Tesoro della cattedrale è ridotto 3 euro. Per informazioni e prenotazioni tel. 035 248772.