51 (11 aprile 1963)

51 sculture tridimensionali in carta appese ad una parete. Bianco su bianco, un gioco di luci e di ombre per dare forma all’enciclica Pacem in Terris che l’11 aprile 1963, 51 anni fa, venne pubblicata.
L’invito alla pace e all’unione è reso visibile dalle forme armoniose dell’opera 51 (11 aprile 1963) che la giovane artista bergamasca, Maria Francesca Tassi inaugurerà domani, venerdì 11 aprile, alle ore 18, presso la Casa del Pellegrino a Sotto il Monte Giovanni XXIII (per info: clicca qui ).

Nata nel 1977 a Bergamo, dove vive e lavora, Maria si è formata presso l’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo, alla Facultad de Bellas Artes di Salamanca, in Spagna e all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Giovane e capace ma anche estremamente disposta a mostrare e far conoscere la sua arte e il suo lavoro. Il 16 maggio terrà un workshop per progettare e costruire forme naturali di carta, con la stessa tecnica delle sculture. Oggi ci apre le porte del suo studio.

Un’opera site specific, commissionata e pensata per un luogo preciso. Quanto quest’opera si colloca in continuità con la tua personale ricerca?
«Il luogo non è mai vincolante ma, almeno per me, fonte di ispirazione. Le opere che porto alla mostra sono lavori realizzati appositamente ma seguono il filo dei miei lavori in carta. L’installazione delle sculture sarà a parete, anziché a terra come al solito perché, appunto, la grande parete che c’è alla Casa del Pellegrino mi ha subito rapita, c’è una luce bellissima. La richiesta da parte di don Giuliano Zanchi e Gimmy Schiavi non è stata nulla di specifico, se non di considerare la natura del luogo. Per questo il lavoro è dedicato all’enciclica Pacem in Terris».

I tuoi mezzi espressivi privilegiati sono la carta, la ceramica e il disegno. Come ti sei avvicinata a queste tecniche e per quali motivi le continui a preferire ad altre?
«Il disegno è arrivato prima di tutti, tanti anni fa, insieme alla carta. Quando non si ha molto spazio si comincia col lavorare con le cose che si hanno sottomano. In questo senso la carta e il disegno sono il mezzo più veloce per fissare delle idee. In seguito i disegni si sono fatti grandi, poi grandissimi, ho iniziato a voler vedere fisicamente le cose che disegnavo e allora ho iniziato a fare delle sculture con la carta, che avevo a portata di mano. Adesso il lavoro si è raffinato molto, uso solo certe carte e certe colle e ho capito come funzionano, ma mi è venuta voglia di poter esporre le sculture anche all’aperto, e quindi è arrivata la ceramica. Un po’ come non accontentarsi mai».

La natura è il tema attorno al quale si concentra e si sviluppa la tua attività. Come mai l’interesse per questo tema?
«La natura è in primo luogo una fonte inesauribile di ispirazione e di forme. Possiamo quasi dire che  non abbiamo nulla da inventare, perché di sicuro una foglia o una cellula, un animale o un’ameba avranno già la forma che abbiamo in mente. Ma per me è anche una specie di metafora: se si studiano i meccanismi della natura possiamo capire meglio i comportamenti umani, sia nelle analogie che nelle discrepanze, per metterle davanti agli occhi di tutti attraverso delle immagini».

Gettiamo uno sguardo sul panorama dell’arte contemporanea a Bergamo, dove sei nata, vivi e lavori. Recentemente hai anche partecipato ad una residenza con The Blank, associazione nata proprio per promuovere e diffondere la passione per l’arte contemporanea.
«La residenza a The Blank è stata molto strana e molto piacevole. Prima di tutto è strano partecipare ad una residenza nella propria città, di solito si fa per andare lontano! È stata un’esperienza molto utile dal punto di vista professionale, perché lavorare con gli altri è più potente che lavorare da soli, soprattutto se gli altri in questione sono persone luminose. D’altra parte è stata un’esperienza molto intensa a livello umano: gli altri artisti che hanno partecipato e lo staff di The Blank sono, appunto, queste persone luminose che, venendo da fuori, non ci si aspetta di trovare in una città piccola come Bergamo. Per quanto riguarda l’arte posso dire che la rete che si è creata tra le istituzioni, le gallerie e gli artisti tramite The Blank può far invidia a Milano. Qualcuno potrebbe dire che è semplicemente una realtà più piccola e quindi più gestibile, ma penso che questa rete sia fatta di persone speciali se si ha la possibilità di conoscerle bene».

Quali sono i tuoi progetti futuri?
«Sto facendo ricerca con la ceramica, sto studiando e imparando cose nuove. Lo studio è sempre in attività».