Casa Felicina

Parte oggi da Casa Felicina, all’interno del Villaggio Gabrieli a Bergamo un viaggio alla scoperta delle tante comunità bergamasche nate dall’attività di congregazioni religiose, parrocchie, enti diocesani, gruppi per rispondere ai bisogni del territorio, alle emergenze, alle situazioni di disagio: realtà vive e preziose che contano spesso sul prezioso apporto del volontariato e che mettono in luce un tessuto fitto di relazioni e iniziative. 

In gergo tecnico si chiama C.A.M., acronimo di Comunità Alloggio per Minori. Ma Casa Felicina, parte integrante del Villaggio Gabrieli, gestito a Bergamo dalla Congregazione delle Suore Poverelle è molto di più. Ce lo spiega Fra Marcello, che dal 2009 ne è il responsabile, così come per la comunità Nada di Torre Boldone, che offre gli stessi servizi per i maschi: «La Comunità Alloggio, che ospita ragazze tra i 12 e 18 anni segnalate dai servizi sociali a causa di situazioni familiari complicate, è attiva dalla fondazione dell’istituto, nel 1959. Ora può contare su 9 posti e le attività si sono ampliate». Dal 2011 è stato attivato il “progetto di semiautonomia” (4-5 posti) e nel 2012 è stato aperto il centro diurno (massimo 3 posti). Tutte e due le tipologie sono nate, con uno sforzo anche economico, per coprire alcune mancanze: la semiautonomia, in particolare, è dedicata alle ragazze che hanno superato la maggiore età. «Compiuti i 18 anni» spiega «i servizi sociali non si occupano più di loro, ma per molte è difficile uscire dalla comunità». Così si è pensato di mettere a disposizione piccoli appartamenti che le ragazze gestistono da sole. Il centro diurno, invece, permette di mantenere un legame con la famiglia d’origine: dopo aver trascorso tutto il giorno a Casa Felicina, infatti, in questo caso si può tornare a casa per la notte. «Molte volte, infatti, i problemi sono di origine economica: noi veniamo incontro in questo senso e non c’è bisogno di eliminare i contatti con le famiglie d’origine delle ospiti». La giornata-tipo, a Casa Felicina, è la stessa per tutte: mattinata a scuola o al lavoro, pomeriggio dedicato ai compiti con gli educatori e qualche attività ludica (soprattutto palestra e piscina) di sera e nel weekend.

Le storie da raccontare, spiega Fra Marcello, sarebbero tante «e fortunatamente quasi tutte sono a lieto fine: il 70-80% delle ragazze riesce a integrarsi nella società, poche danno problemi». Storie come quella di una ragazza africana che ricorda con piacere: «É arrivata da noi a 15 anni dopo abusi in famiglia, si è diplomata all’istituto tecnico commerciale e ora fa l’impiegata in una ditta». Ma le attività del Villaggio Gabrieli, come detto, non si fermano a Casa Felicina: ci sono anche una casa di riposo per 35 suore, un’altra che accoglie 60 laiche e Casa Sofia (servizio di pronto intervento per mamme e bambini). Tanti servizi in un’unica struttura, nel nome di Suor Teresa Gabrieli, prima suora delle Poverelle, che agli orfani e ai ragazzi “difficili” dedicò tutta la vita.