Case violate

Andare oltre i confini e spalancare gli occhi sul mondo. E’ stato questo il messaggio chiave della veglia di preghiera notturna del Venerdì Santo che ha coinvolto gli adolescenti e i giovani delle parrocchie di Prezzate, Ambivere, Mapello e Valtrighe, seguiti dai rispettivi parroci e animatori. La pioggia non ha certamente impedito a trenta ragazzi, ombrello in mano e cappuccio ben calato sulla testa, di percorre le strade dei loro paesi nel silenzio della preghiera, oppure confidando segreti e pensieri ad un amico, in intimità. Una veglia itinerante tra le vie dei paesi, inserita in un progetto d’ interparrocchialità e sviluppo condiviso che da qualche anno le quattro parrocchie stanno costruendo. “Case violate” era il titolo della veglia, in continuità con il percorso avviato all’inizio dell’anno riservato esclusivamente ai giovani che affronta il tema della casa nelle sue diverse forme. Durante la notte i ragazzi hanno ascoltato storie di quotidianità domestica sconvolte da situazioni d’ingiustizia e violenza, provenienti da diverse parti del mondo: la triste vita di Iqbal Masiq, bambino Pakistano costretto a lavorare in semi schiavitù come tessitore di tappeti, morto a soli 12 anni per aver testimoniato e denunciato al mondo la sua infanzia negata; la vicenda di Iyad Hreibat, giovane palestinese che nel 2002 venne arrestato e condannato all’ergastolo nelle carceri israeliane e della sua famiglia, che non si arrende e accoglie chiunque voglia ascoltare la loro storia; infine, l’ultimo incontro con Palden Gyatso, monaco buddista che ha passato trentatré anni nelle carceri cinesi, torturato, umiliato, sconfitto, perdendo tutta la sua famiglia, uccisa dai soldati cinesi, senza mai smettere di lottare. Storie di “Passioni” concrete e contemporanee che testimoniano, come ha insegnato il racconto di Bruno Ferrero di un bellissimo bambù tagliato e utilizzato per irrigare i campi, come la sofferenza possa portare nuova speranza e bellezza. Per fare questo, per diventare veramente utili, hanno ricordato i don, bisogna necessariamente spogliarsi da ogni istinto di violenza e vendetta dei torti subiti: i ragazzi sono stati così invitati a depositare un sasso ai piedi della Croce, “l’arma dei poveri” utilizzata dai Palestinesi durante le Intifada, che molti hanno scelto di abbandonare per abbracciare una vita non violenta. Un sasso espressione dei macigni che gravano sul cuore e solo lasciandoli cadere a terra il mondo può veramente profumare di nuovo, sprigionando un profumo di pace. Una veglia di preghiera giovane e a misura dei giovani, che ha tenuto un occhio puntato sul mondo per non dimenticarsi di appartenere ad una realtà più grande; ma anche una veglia che ha testimoniato la necessità di abbattere i muri di divisione tra le diverse parrocchie, spingendo alla realizzazione di una inter parrocchialità concreta e funzionante, che investe sulle forze e i desideri dei giovani.