In Nicaragua

Fisicamente in Italia, ma con parte delle proprie radici in Nicaragua, terra conosciuta solo durante le vacanze estive, ma non per questo meno amata. Rafael Guerini, 20 anni, di Casnigo, padre italiano e madre nicaraguense, si trova a Matagalpa, nel nord del Nicaragua, da gennaio dello scorso anno: “Volevo vedere le differenze tra vivere in Italia – ci racconta, raggiunto attraverso skype – e vivere in Nicaragua: mi sentivo un po’ perso, non sapevo in quale Paese volevo abitare. In Nicaragua venivo tre mesi d’estate, ma ero comunque in vacanza, un clima diverso dalla vita di tutti i giorni”. Un modo anche per mettersi alla prova e vedere come se la sarebbe cavata a stare da solo: i genitori sono infatti rimasti in Italia e la nonna si trova in una città che dista a un’ora di viaggio da quella dove abita lui. “In Italia a dire il vero non ho provato a cercare lavoro, ho voluto buttarmi subito in questa esperienza. I miei amici, più grandi e usciti dalle superiori con voti migliori dei miei, mi raccontavano delle difficoltà a trovare un posto e spesso erano demoralizzati”. Con in tasca un diploma di perito elettrotecnico, Rafael prova a cercare lavoro, ma si scontra con la burocrazia prima e con le diverse norme sul lavoro poi: “Mi serviva la carta d’identità per poter lavorare – prosegue Rafael -, che avevo richiesto già due anni prima senza ottenere riscontri. Alla fine, con molta fatica, sono riuscito ad averla”. Di lavoro fisso però non se ne parla neanche lì: Rafael riesce a trovare qualche lavoretto, lavorando in case private e facendo anche un impianto elettrico tutto da capo: “Qui per gli impianti si basano sulle norme americane, quindi i miei studi non potevano essere del tutto applicati. Ho cercato un po’ di informazioni su internet e poi me la sono cavata”. In Nicaragua le religioni prevalenti sono il cattolicesimo e il protestantesimo. I protestanti una volta a settimana organizzano nei barrio, nei quartieri, delle messe cantate e spesso li si ritrova anche sui mezzi pubblici, mentre cercano di fare proselitismo. “E’ stato molto faticoso – racconta – ricominciare da capo in un altro Paese. Per la lingua non ho avuto problemi, dato che la parlavo a casa, anche se certe parole tecniche che mi servivano per il lavoro le ho dovute imparare sul campo. Anche il cibo non è stato un problema, visto che a casa ci cucinavano piatti di entrambi i Paesi, e per l’acqua ormai ho gli anticorpi, non sono stato male. La mentalità poi qui è differente, riesco difficilmente a relazionarmi con le persone della mia età, non vogliono fare niente di diverso; mi viene più semplice entrare in contatto con persone più adulte. Diciamo che non sono ancora del tutto riuscito a capire la gente”. Ora Rafael sta frequentando un corso di inglese nella capitale Managua: “Penso che il mio posto non sia né in Italia – conclude – né in Nicaragua. Vorrei lavorare qui per un po’ di tempo, ma mi piacerebbe poter andare negli Stati Uniti”.