Maria e il Figlio

Cara suor Chiara,
vorrei farti una domnda partendo da un piccolo particolare delle liturgie pasquali. Il mio parroco, molto devoto alla Madonna, ha concluso la sua messa di Pasqua con una bella “Ave Maria”. Personalmente non ho condiviso.
Non credo che, siccome una devozione è buona, va bene sempre. Vorrei dunque porre la domanda a te, che sei clarissa, legata alla devozione e al linguaggio del cuore di cui san Francesco è maestro. Qual è il rapporto corretto, secondo te, tra il mistero di Cristo, soprattutto la Pasqua, e quello di Maria? Grazie.

Anna

Il centro della nostra fede, cara Anna, è il mistero pasquale che la liturgia ci dona di celebrare e rivivere nel triduo di passione, morte e resurrezione del Signore Gesù. È Lui, il Signore e salvatore, il protagonista della Pasqua. Alla sua offerta redentrice, Egli ha associato sua Madre Maria che ha condiviso in tutto la missione del Figlio. La Madre, unita indissolubilmente a Cristo, è così corredentrice all’opera della redenzione. Non è possibile, perciò, contemplare il sì di Maria slegato dal sì del Figlio.

Ora, sotto la Croce, la presenza di Maria è feconda. Con Gesù morente, anch’ella dona la sua vita e, rinnovando il suo Fiat doloroso, genera con il Figlio la Chiesa nata dal costato di Gesù. Così ella diviene Madre della Chiesa. Alla vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato ha, in tal modo, contribuito il sì umile e coraggioso di sua Madre, che ha saputo stare ritta ai piedi della croce per attendere successivamente, vigilante e orante nella preghiera, il compimento delle promesse. All’alba della Pasqua, anche Maria condivide e partecipa della medesima gloria del Figlio.

Significativa è perciò, la preghiera del “Regina Coeli” che la Chiesa innalza durante tutto il tempo pasquale. In ogni celebrazione eucaristica, in cui riviviamo completamente il mistero pasquale in tutti gli aspetti sopra citati, la presenza di Maria è implicita, assieme a tutta la Chiesa celeste. Pertanto non è opportuno aggiungervi altre preghiere della pietà cristiana.

Forse occorre ridare significato al nostro riferirci alla madre del Signore, alla devozione mariana, ricollocandola accanto al Figlio, dentro una prospettiva credente. Maria è colei che rivela a tutti noi la verità, secondo Cristo, della nostra esistenza. Ella è il “tipo” del credente, il suo itinerario spirituale diventa paradigmatico per ogni cristiano. La singolarità assoluta della vocazione ad essere accanto al Figlio unico Gesù, come la madre, coincide con la singolarità assoluta della partecipazione del Figlio Salvatore: non al modo di colei che si salva accanto a lui; ma al modo di colei che, salvata da Lui, è stata da Lui chiamata ad essere per noi. Ella non è “madre nostra” per il bisogno infantile che noi possiamo avere della madre, ma perché, vivendo come madre il suo rapporto con il Figlio Salvatore, ha condiviso la sua missione per noi. Per questo singolare rapporto diviene per noi mediatrice, madre che intercede presso il Figlio, per noi suoi figli. Impariamo da san Francesco e da tutti i santi l’autentica devozione mariana, i quali circondavano di indicibile amore la Vergine madre, perché da lei è nato il Figlio di Dio, l’autore della salvezza.