Live a Tunisi

La canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II è stata un evento molto sentito anche nella comunità cristiana presente a Tunisi. Un evento globale, nel segno del dialogo tra le religioni. Diversi gli incontri con i giovani per prepararsi a seguire il rito di questa mattina, nelle diverse parrocchie: proiezioni di film-documentari su entrambi i papi e veglie di preghiera.
Noi siamo andati alla cattedrale di Saint Vincent de Paul et Sainte Olive di Tunisi, che si trova nel centro città, in Avenue Habib Bourguiba, per vivere questo momento insieme ai fedeli cristiani. Alle 9 (ora locale, in Italia erano già le 10), oltre al consueto appuntamento con la messa domenicale in lingua italiana, in un’apposita sala si è proiettata la diretta streaming della canonizzazione: la piccola sala era gremita di giovani, nonostante qualche problema tecnico di connessione, con un prete che mano a mano traduceva in francese alcuni passaggi.
Una canonizzazione che cade nel giorno della festa della misericordia divina, festività voluta da Giovanni Paolo II, come ricordato da padre Sergio Perez durante la messa in lingua italiana: «Egli scelse questa domenica come invito a non disperare mai, la misericordia come eredità della resurrezione. Sia lui che Giovanni XXIII sono stati l’incarnazione evidente di questa misericordia divina: ci affidiamo alla loro intercessione per vincere il peccato e per vivere facendo il bene».  Alle 11 la Cattedrale ha invece accolto i fedeli di lingua francese – ma erano presenti anche italiani e una delegazione di polacchi con il relativo ambasciatore – per la messa presieduta dal vescovo mons. Ilario Antoniazzi. L’altare era abbellito a festa, con due fotografie dei papi, fiori e candelabri. Una parte delle letture del Vangelo è stata fatta in italiano e polacco, come omaggio alle due nazioni di provenienza dei due santi. «Il desiderio del popolo – ha sottolineato mons. Antoniazzi – che entrambi siano fatti santi è stato realizzato. Parlare di santi nel Medioevo significava  riferirsi a persone che sembravano provenire da un altro pianeta, che compivano miracoli, invece sono persone come noi, peccatori tra i peccatori: non sono nati santi, ma lo sono diventati grazie alla bontà delle loro azioni». Giovanni Paolo II, il papa “globe-trotter”, tra i suoi numerosi viaggi è stato anche in Tunisia, il 14 aprile del 1996, incontrando i fedeli proprio nella Cattedrale, come ricorda un suo ritratto situato su una colonna vicino all’entrata principale: “L’ho conosciuto di persona, incontrandolo sia a Roma che in Palestina – ha ricordato il vescovo -: guardandolo ho capito come dovrebbe essere il nostro volto se fossimo vicini a Cristo e ho compreso che la santità non è qualcosa di impossibile, ma è alla portata di tutti: basta volerla”. Verso la fine della funzione è stata letta una lettera inviata dal cardinale di Bologna, che ha ricordato l’importanza di Giovanni Paolo II come punto di riferimento per il dialogo interreligioso. Le donne della delegazione polacca presenti hanno invece fatto un omaggio canoro alla sua figura.
“Di solito seguiamo la messa in un’altra parrocchia – ci dice Alessandro, di Palermo, che vive e lavora a Tunisi da tre anni, presente alla cerimonia con la sua ragazza -, ma per la canonizzazione siamo venuti qui in Cattedrale. Ho conosciuto Giovanni Paolo II durante un ricevimento privato per un centinaio di persone a Roma, e ne sono rimasto colpito, per questo ci tenevo ad essere presente, seppure a distanza, alla cerimonia di canonizzazione. Giovanni XXIII invece lo conosco indirettamente, grazie al racconto dei miei genitori, che me ne hanno parlato come “papa buono”.   «In Polonia la figura di papa Giovanni Paolo II – prosegue Gosia, la sua ragazza di origini polacche – è molto importante: in ogni città c’è un monumento dedicato a lui. A volte nel mio Paese la sua figura è stata strumentalizzata per questioni politiche; inoltre molte persone non conoscono davvero il suo messaggio, ma ne sono entusiaste per una questione di nazionalismo, solo perché era polacco. Per me è una figura importante: era un buon uomo, dal cuore grande e tollerante».