Vento di santità

“Questo vento lo manda Papa Giovanni, direttamente da Roma. E’ un vento che sa di santità.” Così mi dice Rosi, una signora di Cavernago seduta accanto a me nel Giardino della Pace di Sotto il Monte. Fa freddo, le nuvole sopra di noi ci costringono ad aprire l’ombrello, qualche goccia scappa dal cielo grigio e il vento soffia forte. “Vengo qua ogni domenica –precisa Rosi, anche ieri sera ero presente; pioggia, sole, temporale: oggi non sarei potuta mancare!”

Probabilmente è proprio questo che hanno pensato i numerosi  bergamaschi che questa mattina si sono recati a Sotto il Monte per assistere alla canonizzazione dei due papi: papa Giovanni Paolo II e il papa che è di casa, un grande motivo di orgoglio per Sotto il Monte e  Bergamo, ovvero papa Giovanni XXIII.  «Rispetto agli altri santi – mi spiega Rosi mentre suonano le campane, non c’è bisogno di andare a cercare la sua vita sui libri: è stato qui, ha camminato per queste colline. E’ nostro». Oggi, 27 Aprile 2014,è una data che rimarrà ben impressa nella memoria degli abitanti del paese e di tutti i cristiani del mondo che hanno festeggiato due papi Santi lo stesso giorno.

Quando arrivo, la Chiesa è già piena, non si riesce nemmeno ad affacciarsi. Meglio andare al Giardino della Pace, dove già molte persone si sono posizionate ai piedi del maxi schermo, per non perdere nulla della cerimonia. Il prato lentamente si riempie, qualcuno si è portato da casa una coperta, vedo alcuni thermos spuntare dagli zaini, fa freddo, forse si sperava nel sole: eppure la presenza è numerosa. Bergamo c’è, è viva, e segue la canonizzazione con rispetto e intensità. Ogni tanto parte un applauso, specialmente quando allo schermo compare l’immagine di papa Roncalli. Poi torna il silenzio.

Tantissime famiglie sono sedute attorno a me, i bambini corrono qua e là sventolando le bandierine gialle e bianche, ci sono anche dei giovani.  Alcune coppie si stringono tra loro, come gli anziani alla mia destra che durante la lettura del vangelo hanno intrecciato le loro mani: «Papa Roncalli lo ricordiamo benissimo, eravamo bambini ai tempi, ma la sua presenza è ancora forte» mi dice il marito, sorridendo.

Qualcuno è arrivato in bicicletta, l’ha parcheggiata e si è unito alla cerimonia; qualcun altro invece si è svegliato prestissimo mettendosi in cammino. «Noi veniamo da Filago – mi spiegano un gruppo di signori con zaini e racchette; siamo venuti a piedi. Abbiamo fatto un pellegrinaggio per ringraziare papa Giovanni. Noi tutti di Bergamo abbiamo un bel peso da portare: dobbiamo essere buoni, com’è stato lui».

Fedeli, credenti, mossi da affetto: sono questi i pellegrini riuniti a Sotto il Monte. «Io sono venuta qua oggi per ringraziare papa Giovanni – racconta infatti Rosi.  Mia figlia ha ricevuto una grazia. Per dieci anni non è riuscita a rimanere incinta, nemmeno con l’inseminazione. E’ venuta qua, ha pregato, e quindici giorni dopo un miracolo: aspettava un bambino». Mi mostra la foto di suo nipote. «Si chiama Alessandro, ha venti mesi, è bellissimo. Le mie figlie sono sempre andate alla Gmg e sto pensando che ora tocca a me, magari a Cracovia. Noi di Bergamo non siamo molto aperti forse, siamo gente chiusa a volte, però abbiamo moltissima spiritualità!».

«Vuoi sapere cos’è la vera santità?». Mi chiede invece suo marito, impegnato a scattare foto. «La santità, come dice papa Francesco, spetta agli umili, agli uomini di tutti giorni, come la nostra vicina di casa Martina, che da 33 anni si prende cura di sua figlia disabile. Non c’è bisogno di essere papa per essere santo». Prima di andare lui mi scatta una foto con Rosi. “Ormai siamo diventate amiche».

Bergamo rimane fino al termine della cerimonia e fino all’ultimo si respira quell’aria di gratitudine e rispetto che come ha detto Rosi appartiene a noi bergamaschi. Poi un fiume di persone si riversa per le strade di Sotto il Monte. E’ ora di tornare dalle proprie famiglie.

Cammino anche io, quando sento un uomo parlare al telefono. Lo osservo e mi sorride mentre pronuncia queste frasi: «Sì, sono qui, è appena finita. Lui era un uomo semplice, non era nessuno. Ma mi ha convertito: ora credo».