L’hanno detto alla tele

Ma voi come li scegliete i libri? E come li chiedete in libreria? Forse scegliete quelli che “hanno detto alla tele”?È un libraio un po’ in ambasce, anzi in serio imbarazzo, il protagonista dei @Diaridilibri di questa settimana, la rubrica dello scrittore Claudio Calzana, autore di romanzi come «Il sorriso del conte» ed «Esperia», direttore dei Progetti Editoriali e Culturali di Sesaab e direttore della libreria Buonastampa (via Paleocapa 4/d). Noi del Santalessandro siamo curiosi: ma vi è mai capitata una situazione così? Raccontateci.

Oggi vi racconto un dialogo abbastanza tipico in libreria, a momenti quotidiano. Il cliente (il genere è indifferente) entra in libreria con una certa circospezione. Ha per mano un ritaglio di quelli che ti fai quando vieni preso alla sprovvista, e branchi il primo pezzo di carta che trovi.

«Avete il libro di quello del tg, è su quel prete che in Africa mi pare tiene i bambini orfani, i genitori scappano dalle guerre e arrivano lì da tutta la zona?».
A quel punto al commesso tocca ovviamente distillare una domanda sensata se vuole capirci qualcosa di più: «Cioè?»
Ho capito, non sarà granché come quesito, ma provate voi e poi mi dite. Tanto il cliente prosegue con il medesimo stile: «Sì, siccome il fiume delle volte esce dagli argini, ci sono le piogge dei mesi, questi bambini li lasciano soli i genitori, e comunque la casa madre del prete è in Italia, lui, sì il missionario, gira per trovare dei soldi…».
«Non è che si ricorda il nome di questo missionario?» insiste l’ardito libraio.
In genere, a quel punto il richiedente spia il foglietto – dove ti domandi che cosa abbia vergato – e se ne esce con un nome che ha più consonanti che vocali, uno scioglilingua, un’iperbole sonora, a momenti una formula apotropaica.
«Scusi, ma qualcosa del titolo?» si può insistere.
E qui la pausa si fa punto interrogativo, disegnato nonsisacome tra occhi e naso del richiedente. Per poi dispiegarsi in una confessione semplice e piana, una sorta di certificato di origine incontrollata: «L’hanno detto alla tele».
Questa frase ha sempre il valore della certezza assoluta: se l’hanno detto alla tele la faccenda è vera e certificata, dunque meritevole. E tu sei lì circondato da 15 e passa mila titoli, e manco per sbaglio capisci cosa voglia quel cliente, così fiducioso che tu possa dargli una mano: e come fai a deluderlo?
E allora, siccome alle storie di vita religiosa noi abbiamo dedicato un intero settore,  giusto lì scortiamo il cliente, si sa mai che la memoria visiva lo aiuti. E quando poi, per una e mille ragioni, non si trova proprio quello che cerca («No, la copertina era rossa, mi ricordo, poi qui il missionario è vecchio, era giovane mi pare»), l’ultimo tentativo è semplice, elementare: «Perché non prova a leggere questa storia?» proponi.
«È molto simile a quella di cui parla lei…» e racconti il tuo libro al cliente con accenti magari affettuosi. Una volta, lo ricordo come se fosse oggi, una signora che cercava nonsopiùcosa si è rigirata per le mani il libro che proponevo in alternativa al suo, poi mi guarda e fa: «Sì, bello dev’esser bello, questo, ma è sicuro che questo l’hanno detto alla tele?».

© Claudio Calzana
www.claudiocalzana.it
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L’immagine riprende un particolare di un’opera di Richard Wentworth esposta alla Biennale di Venezia nel 2009

Hai anche tu una storia di libri da raccontare? Scrivici e Claudio Calzana la racconterà per te!

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