Due giganti santi

Abbiamo assistito, interessati e commossi, alla canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II e del “nostro” Papa Giovanni. Due figure così gigantesche ci impressionano. Ma, mi pare, pongono, proprio perché gigantesche, un problema molto semplice: la loro santità così “diversa” perché sono due papi, perché così lontani da me, che cosa dicono a me, padre di famiglia, impiegato, cristiano molto, forse troppo “normale”? Ecco, cara suor Chiara, dimmi il tuo parere: che modello può essere una figura che, almeno a me, appare inimitabile? Grazie.

Aldo

Caro Aldo, in questi giorni con la canonizzazione dei due papi, abbiamo vissuto   un evento ecclesiale molto coinvolgente e  intenso. Il mondo intero si è fermato davanti a questi due giganti della fede,  modelli di santità  vicini nel tempo.  La loro esemplarità può  offrire anche a noi, semplici donne e uomini, numerose provocazioni per la vita quotidiana.

La santità  non si improvvisa, arriva al termine di una esistenza  nella quale il Vangelo è stato preso veramente come forma di vita e ha ispirato pensieri, scelte, atteggiamenti , formato le coscienze; è cresciuta negli anni, dentro una fedeltà quotidiana al proprio stato di vita, alla vocazione ricevuta. Ha attraversato il tempo della gioia e della fatica, della croce e della Resurrezione, del nascondimento e del riconoscimento. Si innesta in un cammino nel quale il Signore diviene principio, modello da seguire e imitare, e soprattutto, compagno di vita da amare.

Il segreto della santità, della qualità della vita cristiana, è nella relazione personale e profonda con il Signore Gesù, dalla quale scaturisce la vita buona del vangelo. È una relazione  coinvolgente e totalizzante, che dà senso al vivere  e al morire.  Non è da relegare in alcuni tempi  o luoghi, ma è presenza nella quale dimorare, lasciarsi coinvolgere, attirare dalla sua azione di salvezza. Il crocifisso risorto può infondere bellezza alla vita, alla tua vita, a quella degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Da questa intensità amante il cristianesimo può trovare la sua freschezza originaria, quella che abbiamo gustato e visto  nei santi. Frutto di questa intimità divina è la crescita in umanità.  Solo Cristo può rivelare all’uomo la sua vera identità e la sua modalità di stare nella vita. I nostri papi hanno umanizzato la storia, le vicende ordinarie come gli eventi mondiali,  con una carica umana fatta di sapiente  bontà, di perdono e riconciliazione, di disponibilità e accoglienza, di impegno per la crescita della dignità umana. Noi sappiamo quanto le nostre relazioni familiari, comunitarie e sociali necessitino di calore umano, di una ritrovata capacità di ascolto e dialogo che vinca la diffusa litigiosità,  di una verità annunciata con franchezza e senza opportunismi o compromessi.  Essi ci indicano le vie della vicinanza e dell’incontro con l’altro come strade maestre per un rinnovamento,  per portare come credenti la consolazione di Dio, il perdono,  la prossimità e la gioia.

Radicati   in una fede audace, possiamo attraversare con speranza le paure e le sfide che la vita riserva e osare una testimonianza più visibile e credibile nei nostri ambienti di vita. In un tempo in cui la frammentarietà dà ragione a un individualismo sterile e di massa e la debolezza delle relazioni disgrega e sciupa la cura dell’umano, siamo invitati  a umanizzare le relazioni per favorire una comunione di vita, per essere donne e uomini di pace, e  ridire con speranza la bellezza della vita. Lasciamoci trafiggere dall’inquietudine dell’Amore che ci pone sempre in ricerca, in cammino; usciamo dalla mediocrità della vita e apriamoci  alla novità dello  Spirito che ci guida nel cammino verso la santità.  Le parole del santo papa Giovanni XXIII si realizzino anche per noi: «La vita è il compimento di un sogno di giovinezza. Abbiate ciascuno il vostro sogno da realizzare». Buon cammino!