Matteo Renzi, tra scoutismo e cristianesimo “simpatico”

«Una versione da boy scout, quella del cattolicesimo di Renzi, che trova una spia quanto mai significativa non solo nell’uso continuo che il presidente del Consiglio fa del “tu” e del termine “ragazzi” – che si tratti dei giornalisti o dei suoi collaboratori – ma soprattutto nell’assai percepibile dimensione del capobranco, dell’Akela , che egli incarna rispetto a coloro che gli sono più vicini, ai fedelissimi dell’inner circle . Ma altresì, viene da pensare, una versione di cattolicesimo efficiente e compassionevole, “simpatico” e “semplice”, che oggi, nell’epoca di papa Francesco, è forse il solo cattolicesimo politicamente declinabile e spendibile». Così Ernesto Galli della Loggia, nel Corriere del 3 giugno.

Nel leggere questa acuta osservazione mi sono tornate alla mente diverse impressioni. Alcune che vengono dal versante scout, altre da quello della fede e dell’appartenenza ecclesiale.

SCOUT SEMPRE

Una delle caratteristiche dello scoutismo è che lo scout, a un certo punto, finito il proprio percorso, lascia l’associazione. L’associazione prepara alla vita, infatti, non sequestra in un mondo a parte (qualcuno resta e diventa, a sua volta, educatore, ma solo qualcuno e solo per insegnare, a sua volta, i più giovani a volar via, quando la vita chiama). Ma, proprio nel momento in cui lo scout lascia, sa che resta scout per tutta la vita. Non fa più parte del gruppo ma si porta appresso i valori e lo stile che il gruppo gli ha insegnato. Non meraviglia, dunque, che l’ex scout Renzi sia ancora scout nel come chiama i colleghi ministri, nel come saluta, nel modo informale con cui si presenta.

LA FEDE DEI DURI E PURI

Qualcosa di simile si può dire anche a proposito del cristianesimo “simpatico” e “semplice” di cui Renzi, secondo Galli della Loggia, è espressione. Si potrebbe dire che quel cristianesimo vive la propria fede soprattutto in due direzioni. Prima: la fede avvicina, abolisce le distanze. Più si crede e più si è fraterni. Semmai, un punto di vista così, porrà, a un certo punto il problema semplice: la fraternità non è la cancellazione delle responsabilità. Si è fraterni, ma chi ha le responsabilità le deve esercitare. La lavanda dei piedi è una indicazione preziosa di come la cordialità fraterna deve ispirare tutti i rapporti. Ma i rapporti, quelli politici soprattutto, sono – devono essere a un certo punto – rapporti di forza. Un fratello deve governare gli altri fratelli. Seconda. Il cristianesimo “semplice” di Renzi è soprattutto un modo di essere più che un modo di pensare. Molti cattolici continuano a vedere Renzi con sospetto: poca cultura, poco ripensamento critico della fede, troppo spontaneismo. È la linea dei “pochi, duri e puri”. Apprezzabile, naturalmente. Ma i duri e puri salvano soprattutto se stessi e la loro fede. Ma rischiano di non riuscire a salvare il paese: i duri e puri non avrebbero mai mandato a casa Berlusconi e, tanto meno, avrebbero sconfitto Grillo. Un cristianesimo più “simpatico” è più leggero, meno duro e meno puro. Ma più efficace. I suoi limiti sono quelli, ma quella è anche la sua forza.