Il caso Yara. La verità volatile e la caccia al colpevole

La faccenda di Yara cammina ormai in due direzioni. Da una parte, la verità dei dati e delle analisi dove tecnici e laboratori sono protagonisti. Dall’altra la verità delle persone che affermano la loro innocenza. Bossetti, soprattutto, assicura di essere innocente e di avere un asso nella manica per spiegare la presenza del suo Dna sugli indumenti della ragazza uccisa.

In questa diatriba quella che ci perde di più è proprio quella verità che tutti dicono di cercare. Ci perde la verità, quella solenne che governa la vita degli uomini, ma anche una verità, più limitata, come l’identità di un assassino. Ci perde perché la verità di questo delitto non si trova in maniera definitiva: per ora esiste solo la verità dei laboratori. Per cui, anche per questo, si sta diffondendo in molti la convinzione che la verità è sempre prigioniera della furbizia o della fortuna di qualcuno.

Non solo ma la verità certa è sempre figlia di qualcuno che la afferma: è così, te lo assicuro io, perché ho visto, perché ho informazioni sicure o, al limite, perché l’ho fatto io. In questa vicenda, invece, sta avvenendo il contrario: esiste una verità, tristissima, quella della morte di Yara e del Dna sui suoi vestiti e non si trova ancora qualcuno che dica: è roba mia, sono stato io. Non solo la verità è prigioniera della furbizia ma è campata in aria, volatile.

L’incredulità diffusa viene controbilanciata dalla passione con la quale l’opinione pubblica segue la vicenda. Ma anche questa passione è inquietante: essa, infatti, è segno del drammatico scollamento di cui si diceva: proprio perché la verità non appartiene a nessuno è diventata lo spettacolo di tutti.

Chissà se è solo una sensazione. Speriamo, anzi, che davvero lo sia. Ma è una tentazione forte mettere in rapporto la vasta critica alla politica che arriva da tutte le parti e questo strano gioco a rimpiattino di una verità così necessaria e così introvabile. Se non c’è una verità sicura e condivisa – per la vicenda i Yara, certamente, ma anche per tutto il resto – si finisce per cercare colpevoli dappertutto. Il pubblico senza verità diventa un segugio.