Imparare ad abitare la terra. Al CRE di Cenate Sotto: incontri con Islam e immigrati

Moltissime le esperienze che i quasi centomila ragazzi hanno vissuto o stanno vivendo nei molti CRE del nostro territorio. Volentieri pubblichiamo esperienza e reazioni a quanto vissuto dal CRE di Cenate Sotto che offre qualche spunto di riflessione sulla possibilità di vivere bene anche con chi, apparentemente, è lontano.

Giro giro intorno
e scopro dentro di me il mondo;
giro giro tondo
piano terra a tutto tondo.
Non vogliamo abitare il nostro paese
di Cenate come un’isola felice,
ma vogliamo viverlo e trasformarlo
in un laboratorio del mondo
Dove ogni uomo possa trovare casa cibo buono, cultura e cittadinanza

IL SALUTO CHE HA DATO INIZIO AL CRE

Carissimi fratelli venuti da lontano, ben-venuti. Nessuno è straniero, lontano, ed escluso su questa terra. La terra è di Dio e Dio l’ha affidata all’uomo e alla donna per tutti gli uomini. La Chiesa annuncia questo Evangelo a tutti. Grazie di essere venuti ad abitare tra noi. Possiate sentirvi a casa e trovare tra le nostre case piena cittadinanza. Perché tutti, da cittadini, secondo la strada che la Misericordia ha tracciato nella nostra vita, possiamo divenire tutti familiari di Dio. Voi siete il segno della grazia, della sorpresa che porta stupore e scompiglio e perciò salvezza. Voi siete il segno della speranza. Ci siete di aiuto nell’abbattere le barriere mentali che ci fanno dimenticare che apparteniamo all’unica famiglia umana… Voi venuti da lontano potete aiutarci a non sentirci lontani e indifferenti con i nostri stessi vicini! Il dialogo più che con le parole, si fa con i piedi: chiede di muoversi di andare incontro all’altro. Grazie.

 Comunità cristiana di San Martino

VISITA ALLA MOSCHEA DI MONTELLO

All’interno dell’ esperienza del CRE “Pianoterra” della parrocchia di San Martino di Cenate Sotto è stato proposto a noi ragazzi di II e III media di incontrare realtà religiose e culturali diverse dalla nostra. Questo perché il tema del CRE 2014 è “Abitare la casa e il mondo”.

Guidati da coordinatori e animatori durante queste settimane siamo andati a visitare l’oratorio “La fabbrica dei sogni” presente a Bergamo ( particolare per la presenza di numerosi ragazzi di etnie differenti), la moschea di Montello e domenica visiteremo il “Tempio Sikh” di Gorlago per poi incontrare nella giornata di giovedì 10 alcuni rifugiati sbarcati nel meridione e che sono stati accolti a San Paolo d’ Argon.

L’esperienza fino ad ora più significativa è stata la visita alla Moschea. In questo luogo , alcuni di noi erano esterrefatti, alcuni incuriositi e altri a disagio. Alcune delle cose che ci hanno più colpito sono state: l’accoglienza nei nostri confronti (infatti i ragazzi hanno interrotto la “scuola di Corano” per mostrarci il loro modo di pregare), il fatto che i musulmani si alzino molto presto al mattino per pregare e inoltre che molti ragazzi della nostra età , nel mese del Ramadan, decidano di digiunare volontariamente ( nonostante non siano obbligati per via della loro giovane età). Proprio questa loro volontà e l’incontro con questi ragazzi e i responsabili della moschea ci ha aiutato a capire davvero l’importanza del Ramadan; che difatti costituisce uno dei cinque pilastri della religione musulmana.

Un Grazie a don Massimo Rizzi Direttore dell’ Ufficio Migranti e per il Dialogo interreligioso della Diocesi di Bergamo sia per l’aiuto agli animatori nella progettazione che per l’accompagnamento dei ragazzi nelle diverse esperienze di incontro.

 I ragazzi di II e III media

UNA LETTERA

Ciao Don

Per prima cosa volevo ringraziarti perché l’ esperienza che mi hai proposto mi sta aiutando tantissimo a aprirmi soprattutto nei confronti di altre culture e persone di etnie differenti di fronte a cui solitamente mi ero sempre chiusa per paura di non riuscire a comprenderli e ad essere compresa. Per questo la visita alla moschea di ieri mi è piaciuta molto perché sono riuscita a incontrare una religione diversa finalmente di persona, nel senso che l’ Islam mi era sempre stato spiegato da maestre o professori ed era sempre rimasto nella mia mente come un argomento distante, che con me non aveva nulla a che fare. Invece mi sbagliavo perché ieri quelle persone erano lì per accogliere anche me e non lo facevano perché obbligate, ma perché volevano condividere ciò che hanno di più bello: la loro religione; tanto che hanno interrotto anche la loro “catechesi” per noi. Quindi ciò che mi è rimasto da questa uscita ( a parte tante informazioni sulla religione musulmana che vanno a incrementare il mio bagaglio culturale) è che per capire davvero ciò che è differente dalla nostra quotidianità bisogna essere disposti ad aprirsi e andare a incontrare di persona ciò che vogliamo conoscere; non fermandoci quindi a pregiudizi basati su fatti singolari ( come le azioni degli estremisti) che non sono descrittivi di un’ intera cultura.

Giulia

LETTERA PER L’INIZIO DEL RAMADAM

 Ai cittadini cenatesi di religione musulmana: Salam aleikum – Ramadan Karim

“O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furonoprima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio” (sura II, v.183).

Alcune famiglie musulmane che partecipano all’esperienza del CRE stanno vivendo il Mese di Ramadan. Ogni sera dopo il tramonto del sole viene celebrato lo Id al-fitr (“festa della interruzione del digiuno”), detta anche la “festa piccola” (id al-saghir). Ai ragazzi del CRE le mamme hanno spiegato che il digiuno li aiuta a mettersi sullo stesso piano dei poveri, a mettersi nei panni dei poveri, a sentire in loro la pancia dei poveri, provando a sentire come

loro la sete e la fame…cosa vuol dire non avere da mangiare e da bere. È questo un esercizio che educa noi stessi (il cuore e la libertà) come i poveri alla pazienza verso noi stessi, all’attesa di Dio condividendo la speranza con i nostri fratelli. Abbiamo voluto come comunità cristiana che il Mese di Ramadan non passasse inosservato nel nostro paese. Abbiamo voluto condividere questo momento rituale e fraterno l’IFTAR CONDIVISO nella serata di venerdì 4 nel giardino dell’Oratorio.

Ogni anno il Consiglio per il Dialogo Interreligioso a nome della Chiesa Cattolica  esprime ai musulmani fervidi auguri per la festa. Per il musulmano osservante – come sappiamo – il mese del Ramadan è particolarmente importante sia nella dimensione personale e familiare, sia in quella sociale in genere. I musulmani sono, infatti, invitati in questo mese a ritrovare un po’ più in profondità il loro rapporto con Dio e con se stessi, attraverso il digiuno, la preghiera, il dono della misericordia da chiedere a Dio e da donare agli altri, l’elemosina e la cura dei rapporti interpersonali. Ai nostri fratelli musulmani assicuriamo anzitutto la nostra vicinanza spirituale, formulando l’augurio che essi possano realizzare tutto quello che il loro cuore di credenti in Dio desidera per lo stessi e per tutti gli uomini, come una maggiore attenzione ai poveri e agli emarginati, una maggiore solidarietà, il rispetto per la vita di tutti e la pace.

Il mondo arabo sta vivendo un periodo difficile, tra nuove speranze e paure: quale il ruolo delle comunità cristiane che vivono in questi Paesi e soprattutto in questo mese di digiuno? Noi sappiamo che le comunità cristiane presenti nel mondo arabo condividono pienamente i desideri, le preoccupazioni, l’impegno, che sono propri di tutti i cittadini di quei Paesi. In particolare in questo mese, in genere le comunità cristiane si aprono a particolari incontri, conviviali, in occasione dell’Iftar – la rottura del digiuno – alla sera e hanno una particolare attenzione per i fratelli musulmani in termini di vicinanza, di solidarietà e anche di preghiera per loro. I cristiani sono chiamati in particolare, in questo periodo, ad essere testimoni di quella premura per l’uomo, per ogni uomo e per ogni donna, di cui li fa capaci Gesù, morto e risorto per tutti. Quindi è naturale la loro attesa che le nuove strutture istituzionali previste in alcuni Paesi siano espressione di un autentico rispetto per la dignità di ogni persona e dei suoi diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto a un’effettiva libertà religiosa.

Si è offerto un piccolo segno, un primo passo di conoscenza e di condivisione con l’altro perché anche nel nostro paese si scopra che solo il dialogo può accorciare le distanze, dissolvere le paure e superare le barriere mentali che ci dividono gli uni dagli altri. Il dialogo non si fa con le parole, ma con i piedi. Noi cristiani siamo gli uomini del primo passo.

don Enrico

INCONTRO CON I PROFUGHI E RIFUGIATI

I ragazzi di II e III media del CRE vivranno un pomeriggio d’incontro giovedì 10 luglio. Li hanno preceduti il don con alcuni animatori che nella sera del 20 giugno a San Paolo d’Argon, alla Cascina del Migrante si sono uniti ai nuovi arrivati per un momento di riflessione e di preghiera.

Abbiamo fatto nostro il sogno di Giuseppe e la strada di Gesù perseguitati, profughi esiliati in Egitto…come tante donne bambini e uomini oggi in cerca d’asilo… Chi sfida la morte affrontando la traversata non può essere respinto dalla vita nella morte. Come uomini siamo chiamati a restituire vita ad ogni vita a custodire ogni nostro fratello che tutto rischia perché nel mare della storia abitato dal male non naufraghi la propria speranza.

La comunità civile e cristiana sta accogliendo “40 giovani tra i 17 e 34 anni provenienti dall’Africa (Mali, Gambia, Nigeria, Togo) che, attraversando con barconi il Mediterraneo, sono giunti in Italia”. Così è scritto in una lettera aperta e congiunta sottoscritta dal sindaco e dal parroco è stata letta in chiesa e indirizzata a tutta la cittadinanza. Mentre si informa della situazione si invita la comunità locale civile ed ecclesiale a rispondere insieme e positivamente a questa urgenza storica che non è più da considerarsi un’emergenza, ma una condizione strutturale del nostro tempo. Come l’Italia non può essere lasciata sola dall’Europa, così sul nostro territorio tutta la Val Cavallina è chiamata a farsi carico coltivando una cultura dell’accoglienza e promuovendo sul proprio territorio azioni –relazioni di integrazione, facendo sì che di fronte al fenomeno migratorio l’ospitalità temporanea di questi rifugiati si radichi in buone prassi di vita verso coloro che già sono venuti ad abitare tra noi. I nostri paesi e le nostre comunità cristiane sono invitate a ripensare la propria cittadinanza, identità e appartenenza in un contesto globale e locale di interculturalità diffusa e quotidiana.

don Enrico