C’era una volta… e c’è ancora. Il re e i suoi trombettieri

C’era una volta un re… Infatti, una volta c’erano re e regine e poi tante altezze reali di varia statura come le canne dell’organo in chiesa.

LE LITURGIE DELLA CORTE DI UN TEMPO

Quella monarchica e nobiliare era un’organizzazione dello stato e della società che sembrava avere nientemeno che fondamenta metafisiche. Per questo le scenografie e le liturgie di corte (di tutte le corti, da quella del re Sole a quella del più piccolo baroncino di paese) si pensava fossero naturalmente e necessariamente dovute a chi “per grazia di Dio” era uscito da magnanimi lombi, pena un orrendo stridore cosmico.
Quando una mano, ritenuta metafisicamente sacrilega dai sostenitori dell’ancien régime, circa due secoli fa decapitò il re di Francia e diede con ciò inizio alla liquidazione o, quanto meno, alla desacralizzazione delle maestà e delle altezze reali, si sarebbe potuto pensare che scenografie e liturgie reali sarebbero state confinate nei musei delle cere, per lasciar posto ad uno stile di vita più consono con la laica, nativa uguaglianza tra tutti gli uomini.

LE LITURGIE DELLE CORTI DI OGGI

Invece, ridotti in brache di tela i superstiti re con relativo corteggio di conti, baroni e marchesi, la fauna gregaria delle corti si è trasferita, mutatis mutandis, presso i monarchi e i baroni di nuovo conio, in campo economico, politico, culturale, sociale, sindacale….
Così i nuovi capi, come quelli di una volta, né più né meno, da Hammurabi al disgraziato Luigi XVI Capeto, sono invariabilmente circondati da un congruo numero di cortigiani, che col solo fatto di esserci, mettono in evidenza la caratura della maestà del “signore”.

ASSAGGIATORI, GIARDINIERI, GIULLARI, SCRIBI DI CORTE…

Per cominciare, accenno soltanto ai trombettieri dei re, ripetitori e amplificatori pedissequi della voce del padrone. Altri stereotipi fanno costantemente parte dei lacchè e meritano una segnalazione. Gli agitatori di flabelli, per esempio, e di ventagli vari. Fin dai tempi delle Mille e una notte, con la loro arte sapiente danno ai califfi l’illusione del movimento, quando attorno l’aria è stagnante, e, pittoreschi anticipatori dei moderni condizionatori d’aria, li proteggono dagli sbalzi di temperatura troppo forti, che potrebbero fargli male.

Tra i più meritevoli servitori del sistema, ci sono poi gli assaggiatori, i quali, procurandosi l’ulcera o anche peggio, fanno da filtro con la loro stessa persona, perché al capo non arrivi nessuna portata che possa avvelenargli la vita o anche solo amareggiarla.
Né mancano mai i giardinieri reali, che con periodiche annaffiature mantengono verde e fresca la sempre precaria pianticella della benevolenza del sovrano, che prima o poi dovrà pur decidersi a dare i suoi frutti.
I caudatari, detti anche spregevolmente reggicoda, sono pure figure immancabili e altamente benemerite alla corte dei potenti: risparmiano loro gli impacci nell’incedere fatalmente connessi con il crescere della ressa dei clienti.
Ogni capo che si rispetti ha inoltre il suo bravo giullare, povero macaco addomesticato, a dimostrazione tangibile dell’intelligente autoironia del sovrano, la quale, quando ci fosse, non avrebbe bisogno di espedienti per essere dimostrata.
Figure da non sottovalutare (anzi!) sono gli scribi di corte, che registrano, sottolineano, conservano e promettono di tramandare ai posteri, come se fossero tutti oracoli del cielo, anche i peti del leader.
E i palafrenieri o reggistaffa, dove li mettete? Sembra una funzione da poco la loro, ma pensate che capo sarebbe quello che al momento opportuno avesse problemi nel montare in sella. Che tristezza però, a pensarci, questi staffieri: aiutano i signori a montare a cavallo e loro restano sempre a piedi.

E NELLA CHIESA?

Parlavo un giorno di queste cose con un amico e questi, meno candido di quanto al vederlo si potrebbe pensare, a un certo punto mi buttò lì con una punta di perfidia la domanda: «Anche nella Chiesa, per caso, si incontrano esemplari di questi tipi di fauna?».
Colto alla sprovvista, riuscii solo a balbettare un impacciato «Non saprei? Tu che ne dici?». Poi mi ripresi e aggiunsi: «Papa Francesco, quando ha nominato i nuovi cardinali, ha loro fatto presente che non erano stati introdotti in una corte, ma in un servizio. Questo genere di fauna prolifera nelle corti. Quindi, secondo il Papa, nella Chiesa, se c’è, è del tutto fuori luogo!“.