La Chiesa su Internet? A piccoli passi. Parola di Deospace

La Chiesa e internet: ecco un nuovo dossier che continua la riflessione che abbiamo iniziato più o meno un mese fa con il nostro convegno e poi con la partecipazione al #Smmdayit. Questa volta ci concentriamo sui social network presentando alcune esperienze significative, nella Chiesa e “fuori”, nel mondo del web, e parliamo anche di come questo “ambiente di condivisione” stia cambiando la vita delle persone. Sono spunti per proseguire il dibattito, e ci auguriamo che possano, in prospettiva, pian piano (siamo tenaci) diventare anche (nel nostro piccolo) un motore di idee e percorsi di partecipazione da avviare “sul posto”, nella comunità reale e virtuale della diocesi di Bergamo.

Social network? Sì grazie, ma che fatica. Sarà che Papa Francesco con i suoi “selfie” e la sua immagine sbarazzina amplifica il suo impatto “evangelico”, sarà che ormai l’esigenza di fare network è chiara a tutti, fatto sta che qualcuno ha pensato anche a un social network cattolico. E’ il frutto di anni di lavoro, diretto dal cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, S.D.B., coordinatore del consiglio di consulenza dei cardinali e arcivescovo di Tegucigalpa, e dal presidente monsignor Kevin Farrell, vescovo di Dallas. Ne abbiamo parlato al momento del lancio, a fine marzo. Ora ci torniamo su, chiacchierando con Mario Cappello, direttore generale del social network e presidente dell’Institute for World Evangelization, Associazione di diritto pontificio con sede a Roma. La nostra impressione è che, passati tre mesi, questo nuovo “luogo cattolico” della rete stenti un po’ a decollare: gli utenti registrati sono più o meno tremila, pochini, rispetto a colossi come Facebook, Twitter o Google Plus, che hanno utenti a sei zeri. Proviamo a capire come è fatto, e, se possibile, come mai è (ancora) così poco utilizzato.
Quali sono le caratteristiche principali di Deospace?
«Deospace è come Facebook ma con un taglio cattolico. È diverso perché è più selettivo, iscrivendosi si ammette un’appartenenza, o almeno una simpatia per la Chiesa. Il nostro pubblico di riferimento è infatti quello del mondo cattolico. L’obiettivo con cui siamo partiti è stato quello di creare una piattaforma sociale per confrontarsi dove ci fosse spazio per tutti, molta libertà e la possibilità di manifestarsi senza censure e con facilità. Stiamo lavorando con il Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali. Il nostro è un progetto che nasce dopo diversi anni di lavoro. Siamo contenti che abbia avuto un avvallo ufficiale e adesso stiamo preparando le piattaforme tecniche necessarie per sostenere lo sviluppo di questo social network, che è già molto significativo, anche se siamo ancora all’inizio. Abbiamo tanti progetti per il futuro, ma pian piano, intanto, dobbiamo allargare la partecipazione».
Perché è così importante avere un social network cattolico?
«Su internet ci sono grosse opportunità per la Chiesa che forse fino ad ora non sono state esplorate. In passato siamo rimasti un po’ indietro, ma grazie a un Papa come Francesco (ma anche il suo predecessore Benedetto XVI) che comprende bene l’importanza del mondo virtuale, anche la comunicazione ufficiale della Chiesa sta facendo molti sforzi, molti passi in avanti, proiettandosi verso il futuro. Ora che tutti hanno compreso che internet è un mezzo di comunicazione potente anche la Chiesa sta cercando di utilizzarlo al meglio. Il pubblico potenziale al quale ci rivolgiamo supera il miliardo di persone, e il cristianesimo ha una grande forza di aggregazione. Pensiamo alla Giornata Mondiale della Gioventù: nessun altro organismo internazionale può radunare oltre due milioni di giovani generando tanta energia, tanta gioia. Per questo raggiungere potenzialmente così tante persone e poter creare tra loro dei legami perché possano interfacciarsi come una comunità, come avviene nelle relazioni quotidiane nella Chiesa, è una cosa bellissima. Certo la Chiesa esiste per il mondo, per l’evangelizzazione, per la carità, per aiutare chi ne ha bisogno in diversi settori e in diversi modi. Anche in questo il social network può essere utile».
Come funziona Deospace?
«C’è una homepage e ognuno, come negli altri social, compila il proprio profilo, e poi ci sono i collegamenti con gli altri network e con le agenzie di informazione cattolica. Così Deospace diventa una specie di rete integrata legata anche agli altri mezzi. Ognuno può utilizzare la propria lingua: è una piattaforma internazionale, e non è stato facile realizzarla».
I contenuti vengono in qualche modo controllati?
«Ci sono diversi filtri per evitare che entrino nel network elementi contrari allo spirito cristiano, spam e simili. C’è in linea di massima una supervisione sui contenuti per verificare che nessuno abusi del fatto di essere un social network cattolico, ma non un meccanismo di censura. Cerchiamo solo di salvaguardare lo spirito cristiano di questo network. Ci auguriamo che con il passaparola e con la partecipazione degli utenti questo canale possa crescere».
La Chiesa sul web può conciliare sul web tradizione e innovazione?
«A mio parere si può. In Deospace ci sono anche spazi dedicati alla preghiera, ci sono le letture del giorno. Certo bisogna creare una modalità nuova adeguata a questo mezzo di comunicazione, dobbiamo essere creativi. Essere cristiani senza apologia e senza paura di cambiare e di pensare al futuro».