Humana pictura: le opere di Longaretti riflettono sull’uomo e sulla vita

Suscita attenzione e curiosità la mostra  «Humana Pictura. Opere di Trento Longaretti» al Credito Bergamasco: oltre mille i visitatori solo nella prima serata di apertura, sabato scorso, 600 hanno partecipato alla visite guidate gratuite. Gremito per l’inaugurazione il salone principale dello storico palazzo del Credito Bergamasco dove hanno trovato suggestiva collocazione le 16 opere di Trento Longaretti. Ghiotta l’occasione per i bergamaschi  di godersi le maestose opere insieme alla mostra “Un italiano a Parigi” di René Paresce e alla Pala di Santo Spirito di Lorenzo Lotto, esposta a seguito del restauro curato e sostenuto dalla Fondazione dell’istituto di credito.

Un’esposizione personale dedicata ad un artista legato al luogo sin dai primi anni Sessanta e motivo di rinnovata soddisfazione per la Fondazione Creberg proprio perché, come racconta Angelo Piazzoli, segretario generale, «significa offrire alla nostra gente, in un momento difficile come questo, un segno di speranza teso a rafforzare simbolicamente tutto ciò che la Fondazione ha concretamente realizzato in passato e continuerà a realizzare in futuro, per le comunità di appartenenza, proprio in termini di promozione umana».

La mostra potrà essere liberamente visitata fino al 19 settembre presso il Palazzo Storico del Credito Bergamasco (Largo Porta Nuova, 2) dal lunedì al venerdì (8.20-13.20 / 14.50-15.50).

HUMANA PICTURA

“Nel cosiddetto mondo dell’arte, nella piccola patria e anche in tanti Paesi, data la mia lunga età, sono considerato un “pittore di figura”, in modo particolare dedicato alla figura e sentimento dell’uomo, in bene e in male, ma sempre uomo, vecchio, bambino, donna e madre”. Così si racconta l’artista Trento Longaretti motivando la scelta di un termine così aulico per la serie di tele dedicate alla pittura sull’uomo. Humana Pictura traduzione, solenne e insieme misteriosa, della sua grande passione per le vicende umane.

Monumentali le opere, alte quasi due metri, che stupiscono per la forte unitarietà compositiva e per la grande tensione emotiva che sintetizzano la poetica dell’artista. «Ancora una volta l’aura trasognata della visione si intride di passione assorta, a volte acida (mai impietosa) nel momento in cui assume la condizione umana come metafora totalizzante del reale, talvolta per fantasticheria giocosa o ironica quanto più spesso per introversa, trepida meditazione: ribadendo quel marchio culturale estremamente coerente che ha percorso e fecondato tutto l’iter creativo del pittore, nonostante o forse proprio in grazia di travasi molteplici e ibridazioni spregiudicate», afferma Carlo Pirovano, storico dell’arte.

16 opere che, variando su temi familiari, mostrano una sequenza di figure singole o in piccoli gruppi, scagliate in luoghi senza fisicità e senza tempo. «Figure tese e allungate, come stirate verso l’alto, occupano solo una banda laterale dello schermo visuale, regalandone una porzione notevole ad un vacuum quasi metafisico, conquistato da libere sinfonie cromatiche unitarie, da sfondo astratto, su cui talvolta si staglia la sagoma secca di un arredo domestico fuori moda, che sottolinea con ulteriore, spasmodica nettezza l’aura di stranita solitudine e di attesa, dell’evento, o meglio dell’apparizione, ulteriormente decontestualizzata, della fantomatica intrusione di fonti di luce artificiale terribilmente datate».

Una riflessione sull’uomo e sulla condizione terrena nella semplicità di figure sospese ed eterne, malinconiche e pacate, scoraggiate e fiduciose. Una carrellata di uomini e donne che rendono universali gesti semplici e popolari catturati da un occhio dalla profonda umanità.