Giuseppe, l’eroe dimenticato della Costa Concordia: morto per salvare una bambina

Al largo del Giglio, una sera del gennaio 2012, il trentenne Giuseppe Girolamo si trova nella situazione in cui nessuno mai vorrebbe trovarsi. La nave su cui lavora come cantante, quella Costa Concordia di cui in questi giorni si stanno rimuovendo i mastodontici resti, si incaglia contro uno scoglio, e inizia lentamente ma inesorabilmente ad affondare. Giuseppe sta per salire su una scialuppa di salvataggio, ma qualcosa lo trattiene. Senza pensare al fatto che non sa nuotare, senza pensare al proprio destino personale, Giuseppe sente che quel posto spetta a un altro, a una bambina vicina a lui. Niente e nessuno glielo ordina, ma lui pensa sia giusto e doveroso così. Oggi quella ragazzina è tra i sopravvissuti del naufragio più famoso della storia recente; Giuseppe Girolamo, invece, non è più. Almeno qui.

Il suo paese natale, Alberobello, nota per i trulli e le orecchiette, ha richiesto tempo fa allo Stato italiano una medaglia al valor civile come riconoscimento per il suo gesto eroico. Ora, a distanza di più di due anni dal disastro, il comune pugliese fa sapere di non aver ricevuto nessuna risposta. L’Italia, evidentemente, non ha tempo per i suoi eroi.

È inutile sottolineare come niente, nemmeno una medaglia, possa riportare in vita Giuseppe, né colmare il dolore dei suoi cari. Ma è altrettanto inutile ricordare che le medaglie non servono tanto a chi non c’è più, quanto a chi rimane. Perché un popolo, una nazione e uno Stato si fondano anche e soprattutto su simboli e su segni, su comportamenti e azioni che siano universalmente riconosciuti e praticati. Giuseppe, sfidando l’innato istinto di sopravvivenza, ha dato la propria vita per una più fragile: il modo più alto per amare la vita e più profondo per esercitare la libertà. Peccato che l’Italia sembri dimenticare l’eroismo dei suoi uomini, quello eccezionale di Giuseppe e quello più comune di tanti suoi servitori, che ogni giorno, al proprio posto, fanno ciò che la loro coscienza giudica giusto e doveroso, senza pensare per esempio ai riconoscimenti miseri (anche economicamente) che lo Stato dà loro.

Sarebbe bello se alla rimozione del relitto non si accompagnasse quella della memoria, tanto più in un Paese diviso su tutto e su tutti, dove individuare pochi valori condivisi è impresa immane. Giuseppe Girolamo è un esempio, che come tutti gli esempi ha la forza di riassumere in sé le virtù di molti. Sventurato è quel popolo che ha bisogno di eroi, diceva Brecht. Forse è molto peggio chi, dei propri eroi, non sa che farsene.