My name is help: da Bergamo al Kenya per aiutare i più piccoli

«Un gruppo di amici che si sono innamorati di un’emozione»: My Name Is Help Onlus nasce così, dall’entusiasmo di Stefano Viganò, Fanny Coffetti, Marta Fasoli e Michela Pellicelli. Quattro nostri concittadini, ciascuno con una propria professione, ma animati dalla volontà di sostenere insieme un’idea differente dalle solite Onlus e che, dal 2005, hanno dato vita a un progetto davvero speciale: acquistare un terreno su cui far sorgere un asilo per accogliere, accudire e avviare all’istruzione i bambini orfani del Kenya della zona di Watamu,
 la S.P & K. Nursery School, che attualmente segue un totale di 110 fra bambini e ragazzi.
«All’inizio il più grosso problema era capire come reperire i fondi – ci  spiega Fanny – la prima che abbiamo fatto è nata da un’idea curiosa: la passione di Stefano per la fotografia. Abbiamo infatti venduto foto per una struttura alberghiera. In seguito ci siamo organizzati con eventi annuali dedicati al mondo dell’arte e della creatività, come “Cento schiscette per l’Africa”: un oggetto da donare a un artista che poteva trasformarlo e decorarlo con il suo tocco estroso e poi cederlo in cambio di una donazione. Con eventi come questi siamo cresciuti e continuiamo a crescere pian piano». Insomma, l’inventiva non manca quando il fine è nobile come quello di My Name Is Help: far crescere il Kenya, creare cultura partendo proprio dai più piccoli, che saranno gli adulti di domani.
«Come diceva Nelson Mandela: l’arma più preziosa per cambiare il mondo è l’istruzione. Bisogna lavorare sull’istruzione di questo popolo, oltre che impegnarsi per debellare le malattie» prosegue Fanny. «Sanità e istruzione sono le nostre priorità per far crescere il Kenya. Noi non vogliamo illudere le persone che stanno supportando un bambino del fatto che lo potranno prima o poi portare a casa, desideriamo invece creare per lui un futuro migliore nel luogo in cui è nato». In particolare il programma «dall’Asilo al College» realizza interventi finalizzati a fornire quegli strumenti essenziali per garantire non solo l’accesso e la permanenza a scuola, ma anche il conseguimento di buoni risultati didattici e quindi le successive prospettive di formazione e di lavoro. «È una sorta di sponsorizzazione di una famiglia italiana – spiega Fanny – nei confronti di un bimbo molto indigente che non può andare a scuola perché non avrebbe la possibilità di comprare nemmeno una divisa o delle scarpe. Noi ci occupiamo di metterli in una buona condizione per poter studiare, diamo loro tutto il materiale che serve e li nutriamo con merende e integratori. Dopo i quattro anni di asilo presso la nostra nursery i bambini vengono assegnati a una struttura privata dove frequenteranno otto anni di primary school e quattro anni di secondary school.
 Successivamente si potrà valutare l’inserimento al College per ulteriori tre anni. Il sistema scolastico si rifà al modello inglese, molto meritocratico e selettivo: il punteggio finale che consegui a fine ciclo ti dà la possibilità di accedere alcuni istituti piuttosto che altri». I ragazzi, ci confida Fanny, sono molto ricettivi, studiano e si applicano con impegno e cercano di dare il meglio. Novità di poche settimane fa è il lancio, da parte della onlus, di una semplice ma utile applicazione creata per dispositivi cellulari e tablet, attraverso la quale le famiglie sponsor avranno la possibilità di ottenere aggiornamenti in tempo reale riguardanti il bambino, sulle pagelle per esempio o sul suo stato di salute. Una app solidale quindi, creata per una gestione più immediata del rapporto con il proprio bambino sostenuto a distanza che risulterà molto utile per accorciare le distanze. Fanny in questi giorni è in partenza per il Kenya, dove rimarrà per tre settimane insieme ad altri volontari e, nonostante ci si rechi spesso, l’emozione è sempre unica: «Quando arriviamo in Kenya è una gioia, i bambini ci fanno grandi feste, è davvero commovente. Poi quando devo ripartire per l’Italia mi si strappa il cuore. Organizzare e seguire in prima persona tutte queste attività, e soprattutto essere presente sul territorio per monitorare la situazione è una fatica e un sacrificio, ma niente potrebbe ripagarci più di quello che ci lasciano i bambini nel poco tempo che riusciamo a passare con loro. È una gioia indescrivibile». Grazie a My Name Is Help e a tutte le famiglie sponsor, tanti bambini stanno davvero abbracciando il loro futuro con un largo sorriso.