Eustacchio e la luna: una storia di sassi e di sogni

Da oggi eccovi le #Caramelle, uno spazio «dolce» sul Santalessandro nel quale troverete cose fatte della materia dei sogni: fiabe, giochi, proposte creative, anche per i più piccoli. Ogni mercoledì avremo con noi Elide Fumagalli, attrice, scrittrice, narratrice. Oggi, partendo dal laboratorio che si è svolto nei giorni scorsi al Museo di Scienze Naturali, che ha messo insieme l’osservazione dei sassi, il loro utilizzo artistico e il racconto di storie, eccovi la fiaba dell’orsetto Eustacchio. Potete leggerla oppure ascoltarla (il file mp3 è allegato) e divertirvi a comporre il vostro “quadro”, così come hanno fatto i bambini al museo nelle immagini che vedete nella foto di apertura. E così vi regaliamo anche un’idea per trascorrere in modo diverso un pomeriggio di pioggia.

Microsoft Word - eustacchio e la luna+2.docx

Erano torri che toccavano il cielo quelle che Eustacchio l’orsetto aveva costruito. Voleva arrivare alla luna. Ogni giorno metteva una pietra e la torre saliva, saliva verso la notte più scura in cerca della sua luce. Una notte di luna piena, posò l’ultimo sasso e si mise in punta di zampe cercando almeno di sfiorarla ma… patapunfete! Cascò come un salame a terra! Risultato, cinque cerotti, tre lividi, che sotto la pelliccia non si vedevano… ma facevano un male malissimo mentre la luna, sempre più lontana, saliva all’orizzonte.

Nei ventotto giorni successivi costruì un’altalena davvero portentosa!

Mai nessuno ne aveva vista una così alta. Lavorava giorno è notte. La luna piena sarebbe stata di lì a tre giorni e lui voleva essere pronto! Ogni tanto si fermava, succhiava del miele pieno di energia e via a costruire sogni e bei pensieri! Quel giorno la luna spuntò dietro una nuvola e cominciò a salire, proprio come lui sull’altalena! A Eustacchio girava la testa e le gambe gli tremavano dalla paura. Per un attimo pensò di fermarsi ma non lo fece.

Accanto a lui una farfalla lo seguiva, lasciando una scia d’incoraggiamento. Decise di proseguire: quando i sogni ti prendono il cuore non puoi mollare! Pensò “Più su, più su, un’altra spinta e ci siamo. Ecco alla prossima allungherò la zampa e… la toccherò! Oooh, aaaahhhh!” Lasciando la presa per toccarla si sbilanciò, l’altalena cominciò a roteare e le funi ad attorcigliarsi. Eustacchio e la farfalla si ritrovarono entrambi legati come salami a mezz’aria. Poi vorticosamente l’altalena cominciò a girare dal lato opposto e stramazzarono a terra. Sette cerotti, nove lividi per Eustacchio e un cerotto sulla fronte a Esmeralda la farfalla notturna!

Il mese successivo Eustacchio lavorò senza tregua a un altro progetto. Costruì un aquilone, doveva essere abbastanza grande per farlo volare! I giorni passavano tra stoffe colorate che farfalle da seta tessevano per lui. I castori rosicchiavano dagli alberi più leggeri del bosco, legnetti da regalargli. Luna piena di nuovo. L’orsetto salì in cima alla montagna, gli sembrava di sentirne il profumo. Respirò a fondo e guardò per un attimo la valle. Nella testa gli frullò un pensiero: “Forse questa cosa non la dovrei fare. Potrei passeggiare nel bosco, come fanno gli altri orsetti”. Guardò in alto e s’immaginò di volare. Quando immagini che il tuo sogno diventa realtà, nessuno ti può fermare, nemmeno te stesso! Non puoi che inseguirlo e acchiapparlo! Si lanciò e volò! La paura scomparve. Il suo sogno l’aveva reso più leggero, oltre alla dieta di solo miele e un vento caldo che lo portava in alto, sempre di più, sempre di più! Allungò un braccio era… quasi… lì… “Luna, aspettami, toccami… ti… ti… pregoooooooo!” Stallò, l’aria scomparve. Per un attimo fu sospeso nel vuoto, immobile e poi prese a precipitare. Pum! Undici cerotti e ventun lividi.

L’orsetto zoppicando se ne tornò nella sua caverna, deciso a non provarci mai più. Non erano i lividi e i tagli a fargli male. Era non avere più speranze. La luna sarebbe rimasta lontana per sempre. Quella notte non riuscì ad addormentarsi.

Una colomba bianca entrò nella caverna e si appollaiò sul suo piede sinistro.

Si sentì un buono che gli salì fino al cuore e si sentì leggero tanto che, al primo sospiro che fece, si sollevò da terra. Uscì galleggiando nell’aria come un pesce dentro il mare. La colomba volava davanti a lui.

“Come ti chiami?”

“Libertà.” Udì chiaramente la voce dentro la sua testa, senza passare dalle orecchie. Nuvole si scostavano al loro passaggio. Raggiunse la luna e vi planò. Appoggiò con delicatezza la zampa, come se toccandola potesse scioglierla. Sotto di lui gli sembrò di vedere la faccia della luna sorridere.

Chiuse gli occhi e quando li riaprì era di nuovo nella caverna.

Pensò: “ Forse era un sogno o me lo sono immaginato…ma volare con la fantasia è meglio che con gli aquiloni! E non ti vengono i lividi!”.

Da quel giorno, facendo le stesse cose di sempre, tutto gli sembrava diverso, più luminoso e felice.

E da quel giorno ebbe altri sogni che realizzò perché, dentro di sé, c’era quella buona sensazione che la luna gli aveva lasciato.

Da quel giorno nel bosco tutti lo salutavano sorridendo chiamandolo Eustacchio Pennacchio.

Perché da quella mattina, gli era rimasta una piuma di colomba sulla testa, come un pennacchio luminoso che indicava sempre la luna e i suoi sogni.

Eh sì, i sogni, a volte, sono più veri della realtà!   

Erano torri che toccavano il cielo quelle che Eustacchio l’orsetto aveva costruito. Voleva arrivare alla luna. Ogni giorno metteva una pietra e la torre saliva, saliva verso la notte più scura in cerca della sua luce. Una notte di luna piena, posò l’ultimo sasso e si mise in punta di zampe cercando almeno di sfiorarla ma… patapunfete! Cascò come un salame a terra! Risultato, cinque cerotti, tre lividi, che sotto la pelliccia non si vedevano… ma facevano un male malissimo mentre la luna, sempre più lontana, saliva all’orizzonte.

Nei ventotto giorni successivi costruì un’altalena davvero portentosa!

Mai nessuno ne aveva vista una così alta. Lavorava giorno è notte. La luna piena sarebbe stata di lì a tre giorni e lui voleva essere pronto! Ogni tanto si fermava, succhiava del miele pieno di energia e via a costruire sogni e bei pensieri! Quel giorno la luna spuntò dietro una nuvola e cominciò a salire, proprio come lui sull’altalena! A Eustacchio girava la testa e le gambe gli tremavano dalla paura. Per un attimo pensò di fermarsi ma non lo fece.

Accanto a lui una farfalla lo seguiva, lasciando una scia d’incoraggiamento. Decise di proseguire: quando i sogni ti prendono il cuore non puoi mollare! Pensò “Più su, più su, un’altra spinta e ci siamo. Ecco alla prossima allungherò la zampa e… la toccherò! Oooh, aaaahhhh!” Lasciando la presa per toccarla si sbilanciò, l’altalena cominciò a roteare e le funi ad attorcigliarsi. Eustacchio e la farfalla si ritrovarono entrambi legati come salami a mezz’aria. Poi vorticosamente l’altalena cominciò a girare dal lato opposto e stramazzarono a terra. Sette cerotti, nove lividi per Eustacchio e un cerotto sulla fronte a Esmeralda la farfalla notturna!

Il mese successivo Eustacchio lavorò senza tregua a un altro progetto. Costruì un aquilone, doveva essere abbastanza grande per farlo volare! I giorni passavano tra stoffe colorate che farfalle da seta tessevano per lui. I castori rosicchiavano dagli alberi più leggeri del bosco, legnetti da regalargli. Luna piena di nuovo. L’orsetto salì in cima alla montagna, gli sembrava di sentirne il profumo. Respirò a fondo e guardò per un attimo la valle. Nella testa gli frullò un pensiero: “Forse questa cosa non la dovrei fare. Potrei passeggiare nel bosco, come fanno gli altri orsetti”. Guardò in alto e s’immaginò di volare. Quando immagini che il tuo sogno diventa realtà, nessuno ti può fermare, nemmeno te stesso! Non puoi che inseguirlo e acchiapparlo! Si lanciò e volò! La paura scomparve. Il suo sogno l’aveva reso più leggero, oltre alla dieta di solo miele e un vento caldo che lo portava in alto, sempre di più, sempre di più! Allungò un braccio era… quasi… lì… “Luna, aspettami, toccami… ti… ti… pregoooooooo!” Stallò, l’aria scomparve. Per un attimo fu sospeso nel vuoto, immobile e poi prese a precipitare. Pum! Undici cerotti e ventun lividi.

L’orsetto zoppicando se ne tornò nella sua caverna, deciso a non provarci mai più. Non erano i lividi e i tagli a fargli male. Era non avere più speranze. La luna sarebbe rimasta lontana per sempre. Quella notte non riuscì ad addormentarsi.

Una colomba bianca entrò nella caverna e si appollaiò sul suo piede sinistro.

Si sentì un buono che gli salì fino al cuore e si sentì leggero tanto che, al primo sospiro che fece, si sollevò da terra. Uscì galleggiando nell’aria come un pesce dentro il mare. La colomba volava davanti a lui.

“Come ti chiami?”

“Libertà.” Udì chiaramente la voce dentro la sua testa, senza passare dalle orecchie. Nuvole si scostavano al loro passaggio. Raggiunse la luna e vi planò. Appoggiò con delicatezza la zampa, come se toccandola potesse scioglierla. Sotto di lui gli sembrò di vedere la faccia della luna sorridere.

Chiuse gli occhi e quando li riaprì era di nuovo nella caverna.

Pensò: “ Forse era un sogno o me lo sono immaginato…ma volare con la fantasia è meglio che con gli aquiloni! E non ti vengono i lividi!”.

Da quel giorno, facendo le stesse cose di sempre, tutto gli sembrava diverso, più luminoso e felice.

E da quel giorno ebbe altri sogni che realizzò perché, dentro di sé, c’era quella buona sensazione che la luna gli aveva lasciato.
Da quel giorno nel bosco tutti lo salutavano sorridendo chiamandolo Eustacchio Pennacchio. Perché da quella mattina, gli era rimasta una piuma di colomba sulla testa, come un pennacchio luminoso che indicava sempre la luna e i suoi sogni. Eh sì, i sogni, a volte, sono più veri della realtà!   

2 agosto 2014 Museo civico scienze naturali Caffi di Bergamo
Le opere sono di Pedro, Marco, Noemi M, Daniele, Beatrice e Noemi T.       

Ascolta la storia raccontata dall’autrice, Elide Fumagalli

Guarda le foto dei quadri dei bambini nella pagina dedicata a Sassart del sito di Elide Fumagalli