Goalball: non solo un gioco. Dona il coraggio di sconfiggere il buio

Chiudi gli occhi. No, non basta. Ti verranno coperti con delle maschere oscuranti. Ora sei al buio. Completamente al buio. Puoi contare solo sul tatto e sull’udito. Senti un cicalio in lontananza che si muove e si avvicina con dei balzi. È una palla che al suo interno ha dei campanellini: devi indovinare la sua traiettoria e cercare di bloccarla.
Per farlo devi tuffarti, comporre uno scudo insieme ai due compagni che sono in campo con te. Se l’avrete fermata, l’avrete parata, altrimenti la palla vi avrà superato e si sarà infilata nella porta dietro di voi (lunga 9 metri e alta 1,30 metri) e avrete subito un gol. Comunque sia andata, ora tocca a te attaccare: potrai scegliere tra diversi tiri da effettuare con le mani. Se varierai spesso, gli avversari avranno più difficoltà a capire le tue mosse e potrai sperare di riuscire a segnare più volte. Cerchi di spostarti per lanciare da una posizione diversa da quella della parata, fai bene. Stai attento, però, a non uscire dal campo. Te ne accorgerai se starai valicando il confine, perché il campo è tracciato in rilievo con delle cordicelle fissate a terra con il nastro adesivo. Ecco, è così che si gioca a “goalball”, disciplina che viene praticata da atleti affetti da disabilità visive sia ipovedenti sia non vedenti. A Bergamo c’è una squadra di goalball tra le più forti d’Italia. È la formazione dell’associazione sportiva dilettantistica disabili visivi “Omero” che a giugno ha vinto ancora il campionato, per la seconda volta di fila, il sesto della sua storia. L’associazione, senza fini di lucro, opera sul territorio bergamasco dal 1985. Da sempre si propone di avvicinare i propri soci, disabili visivi e normodotati, alle attività sportive amatoriali e agonistiche. Tra le tante discipline praticate ci sono: nuoto, atletica, arrampicata, vela, ciclismo, sci fino all’equitazione e al tiro con l’arco. «L’associazione ‘Omero’ è nata grazie ad alcuni ragazzi – spiega Alessandro Belotti, presidente dell’Associazione – erano esonerati dalle ore di ginnastica a scuola, ma avevano il desiderio di fare attività fisica e in seguito si è evoluta in attività sportiva. Oggi sono 200 le persone iscritte, tra atleti, accompagnatori, dirigenti e volontari». E in questi anni sono tanti i risultati importanti ottenuti a livello nazionale ed internazionale dagli atleti dell’associazione: numerosi primi premi e medaglie d’oro ed anche d’argento e di bronzo, partecipazioni significative a varie competizioni, ad esempio alle Paralimpiadi di Torino 2006 e ai Campionati del Mondo per non vedenti IBSA svolti in Brasile nel 2007. Tra gli atleti della formazione bergamasca di goalball, quattro sono «Azzurri». Si tratta di Oney Tapia, Gennaro Florio e Dario Merelli e il giovanissimo Christian Belotti (classe 1997). E proprio loro erano i componenti della squadra «Omero A», allenata da Francesco Gaddari, che a giugno ha vinto il titolo italiano di goalball. Dario Merelli, 51 anni, racconta: «Non vedo da quando ho 21 anni, a causa di una retinite pigmentosa, la stessa di Annalisa Minetti. È una malattia ereditaria, ma nella mia famiglia sono l’unico ad averla. Da quando scoprii di averla, in pochi mesi persi completamente la vista». Viene a conoscenza dell’attività sportiva per non vedenti frequentando la scuola di fisioterapia per ciechi: «Ho scoperto lo sport e l’associazione Omero: perdere la vista mi aveva segnato, ma attraverso la scuola e l’attività sportiva ho capito che potevo fare ancora molte cose sia quotidiane sia sportive». E con lo sport arriva lontano: viene chiamato in Nazionale, nel 1988 partecipa alle olimpiadi di Seul, nel 1992 vince l’oro alle paraolimpiadi di Barcellona e poi altre medaglie negli europei, mondiali e campionati italiani. Anche oggi continua a giocare nella Nazionale, di cui è anche il preparatore atletico: dal 22 settembre sarà in Ungheria per gli Europei (con lui sono stati convocati anche Oney Tapia e Gennaro Florio).
«Vincere uno scudetto, anche se sono veterano, mi riempie sempre di emozione – afferma – la mia speranza è che ci possa essere un ricambio generazionale in squadra, ma esiste un problema sociale da risolvere: i ragazzi non vedenti a scuola sono esonerati dall’educazione fisica e in pochi sanno dell’esistenza dell’associazione  “Omero” che permette di fare attività sportiva. Ed è un’attività importante perché permette anche di incontrarsi e socializzare. Legato a questi aspetti, c’è da anni il mio impegno a chiedere a più soggetti di realizzare la possibilità di far incontrare, per un paio di giorni al mese, i ragazzi non vedenti di una stessa regione per insegnare loro le materie didattiche specifiche come l’utilizzo della sintesi vocale e il linguaggio braille: sarebbe davvero importante». 

 

Nella foto sotto a destra: Christian Belotti, Oney Tapia, Francesco Gaddari, Gennaro Florio, Dario Merelli e Alessandro Belotti. Foto di Martino Gaddari

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