La nostra terra: l’Italia e il coraggio di essere contro la mafia

Una serata per ricordare che l’Italia “della mafia” ha anche la seconda faccia, ben più nobile: quella dell’antimafia, della legalità, del lavoro che genera riscatto e inclusione sociale, del recupero di ciò che la mafia aveva sottratto. Lunedì 15 settembre, infatti, si svolgerà al Cinema San Marco di Bergamo la presentazione del film “La nostra terra ” di Giulio Manfredonia, che vede nel cast tra gli altri Stefano Accorsi e Sergio Rubini e che racconta le peripezie di una cooperativa che tenta di riutilizzare un bene confiscato al boss locale. Dopo l’aperitivo a base dei prodotti di Libera Terra, si terrà un talk show di presentazione moderato dal professor Gianni Canova, al quale prenderanno parte il presidente dell’associazione Libera don Luigi Ciotti, il presidente del gruppo Unipol Pierluigi Stefanini, l’attore Sergio Rubini, l’autore delle musiche del film Mauro Pagani e ad Alessandra Coppola, giornalista del Corriere nonché autrice del libro “Per il nostro bene”. A seguire la proiezione e un breve dibattito con il coordinamento provinciale di Bergamo di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie.

Mentre emergono inquietanti minacce di morte da parte di Totò Riina a don Luigi Ciotti, mentre Napoli si scaglia contro le forze dello Stato per la morte del giovane Davide Bifolco «ma non contro i camorristi che ammazzano napoletano innocenti» (come sottolinea con amarezza il prete di frontiera don Aniello Manganiello) e mentre il concorso letterario storico ideato da e sostenuto da Leonardo Sciascia assegna il primo premio al libro scritto da un killer di mafia (non collaboratore di giustizia) condannato all’ergastolo a discapito della testimonianza letteraria di Caterina Chinnici, figlia del magistrato Rocco Chinnici che della mafia fu vittima, parlare di beni confiscati e di legalità assume un significato ancora più ampio. Significa forse scegliere da che parte stare.

Significa anche capire che la legalità, sotto sotto, conviene, perché accanto allo Stato- complice o allo Stato-assente c’è anche lo Stato della legge 109/1996 sul riutilizzo a scopo sociale dei beni confiscati, che da bottino dei boss locali diventano patrimonio della collettività e generano servizi, lavoro e crescita sociale.  Anche in Lombardia, come dimostra il monitoraggio effettuato tra il 2013 e il 2014 da Libera e Unioncamere Lombardia.

La ricerca, oltre a mappare tutti i beni immobili confiscati in Lombardia su dati del dicembre 2012 (sono 958, di cui 26 in provincia di Bergamo), ha anche messo in luce in fatto che un bene riutilizzato a scopo sociale crea mediamente lavoro per 4 persone, di cui il 50% è occupato con un contratto a tempo indeterminato. Basta fare due conti: se tutti i beni confiscati in Lombardia fossero riutilizzati per fini sociali, quanti posti di lavoro potenziali si potrebbero creare? In un periodo di crisi economica e disoccupazione in crescita, non sono forse cose da tenere in considerazione?