Ebola. Il virus della malattia e quella della paura

Ebola sta facendo paura, molta paura. Si può dire che i contagi sono due: quello del virus e, appunto, quello della paura del virus, questo molto più invasivo e soprattutto molto più diffuso di quello. Ormai non si tratta più soltanto di qualche caso in qualche lontano paese della lontana Africa. I casi sono migliaia e alcuni di essi sono esplosi in paesi occidentali, USA, Spagna, uno – notizia delle ultime ore – “probabile” a Bruxelles. Ma, soprattutto, si moltiplicano i falsi allarmi del virus da paura: da noi se ne sono avuti a Roma, a Milano e altrove. È psicosi.

Facile constatare che anche la psicosi è una conseguenza della globalizzazione. Le informazioni tambureggianti, che rimbalzano da un capo all’altro del pianeta, non diffondono soltanto le notizie ma anche la paura delle notizie. I casi di Ebola, molti per certi versi, ma pochi se confrontati con l’insieme della popolazione mondiale, diventano pesantissimi proprio perché ribaditi e ripetuti in tutti i media, continuamente, ossessivamente. I molti legami che rendono ricco il pianeta lo rendono, nello stesso tempo, vulnerabile.

Con alcune conseguenze. Ebola viene dall’Africa. Ci sembra, qua e là, di intuire che la paura della malattia si colora del colore della pelle dell’africano e contribuisce, in maniera forte e sommersa, ad aumentare sentimenti vagamente razzisti, tanto più inquietanti quanto più giustificati dalla realtà dell’epidemia. L’Africa, che è un continente alla deriva per molti versi, lo sta diventando ancora di più per il contagio della paura.

Un’altra conseguenza mi sembra di intuirla di fronte a una nuova notizia. «A rischio sono pure i rapporti sessuali fino a due mesi dopo l’avvenuta guarigione. Sulla base delle ultime indicazioni contenute nel report del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) datato 6 ottobre si allunga, dunque, il periodo di contagiosità previsto per questo virus». Così una notizia di agenzia delle ultime ore. Dunque: un altro motivo di paura che contribuirà ad aumentare la distanza dall’altro e quindi la solitudine.
Donde una constatazione: le grandi epidemie moderne – l’AIDS e, adesso, Ebola – toccano i rapporti sessuali. L’arena della conquista della libertà – la libertà sessuale diventata emblema di ogni libertà – è diventata anche l’arena delle grandi paure. Coincidenza inquietante, da giustificare, credo, qualche seria, coraggiosa considerazione.