Quattro pale d’altare. Così la storia di un pittore incrocia quella delle parrocchie

La grande mostra dedicata a Palma il Vecchio che Bergamo ospiterà a primavera è resa ancora più ricca dalla possibilità di dare nuova luce a quelle opere di questo artista che sono sparse nelle chiese parrocchiali della nostra diocesi e che già da sole raccontano la storia di un’evoluzione, di un aggiornamento stilistico e culturale all’interno della sua produzione ma anche nel contesto artistico del territorio.
L’itinerario immaginato abbraccia quattro chiese e cinque opere custodite nelle parrocchie. In attesa di questo maggiore approfondimento, possiamo idealmente passarle in rassegna a partire dal classico polittico di Peghera, datato intorno al 1515, conservato nella chiesa di S. Giacomo Maggiore e che presenta, al centro delle sette tavole di cui è composto, il santo dedicatario della chiesa affiancato dai santi Sebastiano e Rocco realizzati in piedi, a figura intera, dinnanzi al paesaggio. Sopra di essi campeggiano i busti di Sant’Antonio abate e Sant’Ambrogio che affiancano una pietà sormontata da Dio Padre Onnipotente.
A Serina invece si conservano due distinti polittici, quello datato intorno al 1514-15 e conservato nella Chiesa della Santissima Annunziata, che mostra la presentazione della Vergine, affiancata dai Santi Giovanni Evangelista, Francesco, Giuseppe, Apollonia e dal Beato Alberto Carmelitano, e il più tardo polittico dalle vicende storiche complesse, che lo vedono nel tempo smembrato e rimontato, con la resurrezione di Cristo affiancata da San Filippo e San Giacomo. Un polittico quest’ultimo che mostra una datazione non nota e attribuita solo dalla critica agli anni tra il 1520 e il 1522 ma che certamente rivela tutte le peculiarità tipiche della piena maturità dell’artista.
Proseguendo si può toccare Zogno, con la ben riuscita pala dell’Adorazione dei pastori, anch’essa del 1514-15, riassunto delle caratteristiche fondamentali di Palma, riconoscibili sia nella veste della Vergine ma anche nella figura del giovane pastore inginocchiato o, ancora nella dolcezza del volto barbuto di San Giuseppe.
Ad Alzano infine si colloca un’opera che è indubbiamente il vertice della produzione tarda dell’artista, la pala con il martirio di S. Pietro da Verona, realizzata tra il 1526 e il 1528 per l’altar maggiore della chiesa di S. Pietro Martire ed ora conservata nella chiesa di San Martino. Particolarmente significativa questa pala si colloca al termine dell’evoluzione artistica del pittore e risulta decisamente innovativa sia la scelta di porre al centro della composizione il dramma del martirio sia per quel che riguarda l’aspetto religioso, segno dell’iniziale diffusione anche in Bergamo di problematiche riformistiche.