La manifestazione della CGIL. Protesto, dunque sono

Sabato 25, a Roma avrà luogo la manifestazione indetta dalla CGIL. È facile prevedere che i partecipanti saranno in molti. Difficile dire se saranno più vicini al milione preventivato dalla CGIL o ai 120.000 iscritti a tutt’oggi.

La manifestazione nasce in una particolare situazione della nostra società e ne è lo specchio. Intanto l’evento romano è organizzata da un solo sindacato. CISL e UIL non ci saranno. Le prese di distanze diverse dei sindacati su molti problemi e, da ultimo, sulla legge di stabilità, si vedono anche in questo. La CGIL ha deciso la presa di posizione dura nei riguardi di quella legge e del governo. Con una conseguenza evidente. In questa fase di grande difficoltà, in cui la politica fatica a mediare tra le esigenze generali e quelle di settore, in cui prevale la protesta su tutto il resto, il sindacato della Camusso rappresenta più i cittadini che protestano che non i cittadini che lavorano. Naturalmente, alcuni di questi coincidono con quelli. Alcuni soltanto, però, non tutti. Nel sindacato e nella manifestazione di Roma succede qualcosa di simile a quello che succede in politica. Anche nella politica, infatti, i Cinque Stelle stanno in piedi non per la loro politica che è fumosa e incerta, tra referendum antieuro e attacchi agli immigrati, ma per la loro protesta. Così nei sindacati: la CGIL ha più seguito di CISL e UIL perché protesta di più. Protesto dunque sono, si potrebbe dire.

Resta da vedere fino a che punto la protesta può fare da collante unico o quanto meno predominante di un grande sindacato. In altre parole. In una eventuale società futura, dove, lo si spera, la situazione sarà meno drammatica, dove tornerà, si spera, un po’ di lavoro, quale sarà il ruolo della CGIL? In una società dove si protesta di meno non rischia il sindacato della protesta di contare di meno? La vecchia ideologia di sinistra, socialcomunista che ha fatto da retroterra culturale di quel sindacato è stata in buona parte sostituita da questa nuova ideologia, la protesta. Anzi, per l’esattezza: allora era l’ideologia che diventava protesta adesso ci sembra che stia avvenendo il contrario: la protesta diventa ideologia.

Resta da vedere anche fino a che punto questo sia utile a tutta la società italiana. Da verificare, soprattutto,  se questo contribuisce a far aumentare la percentuale di gradimento del sindacato che, rispetto a un non lontanissimo passato, è in forte, talvolta fortissimo calo. Potrebbe, infatti, innescarsi un circolo vizioso. La CGIL protesta, la protesta unisce i fedeli ma allontana “gli altri”. E, a quel punto, non ci guadagna più nessuno. Tanto meno la CGIL.