“Hey baby!”. Una ragazza cammina per strada ed è “oggetto” di complimenti. Quando diventano molestie?

Una ragazza cammina per le strade di New York: è una ragazza normalissima, potrebbe esser chiunque. Qualcosa di strano? Sì, perché ascoltando i commenti che riceve per strada si scopre che in realtà non è una ragazza: è un pezzo di carne, un oggetto da squadrare, valutare e soppesare. Non è qualcuno: è qualcosa. Il video, messo online nei giorni scorsi, fa parte di una campagna dell’organizzazione Hollaback contro le molestie di genere e mostra un’attrice a spasso per la Grande Mela e ripresa da una telecamera nascosta, che raccoglie le reazioni maschili al suo passaggio: dai vari “hey baby!” agli apprezzamenti sul suo corpo, dai fischi a chi le ricorda che “quando ti fanno un complimento bisognerebbe dire grazie”, da chi le chiede il numero a chi la segue addirittura per alcuni isolati. Il video è subito diventato virale, ed ha generato reazioni disparate: dall’indignazione al fastidio, per arrivare persino alle minacce di stupro verso le realizzatrici dell’esperimento… Segnale del fatto che, forse, il problema è più concreto e reale di quanto abitualmente si percepisca.
Per avere la tara di quanto reale sia, basta fare un giro tra i commenti (maschili) sui social network. Perché, in fondo, “le stavano solo facendo dei complimenti”, “non si può più neanche dire ad una ragazza che è bella?”, “alle donne piace sentirsi apprezzate per strada!”, “ma perché voi donne dovete sempre fare le vittime?”, “ma se voi donne andate in giro vestite da p*****e che pretendete?” (nda. la ragazza del video indossava jeans scuri e una maglia girocollo non aderente…), e via dicendo. E se da un lato è fondamentale ribadire che ovviamente un apprezzamento verbale è diverso da uno stupro e che fortunatamente esistono anche moltissimi uomini sensibili e gentili, dall’altro urge però sottolineare la difficoltà che ha spesso il genere maschile nel porsi nei panni di una donna, nel capire cosa significhi sentirsi vulnerabili o trattate alla stregua di animali alla fiera del bestiame, quando tutti si sentono il diritto di dire la loro, di commentare, magari anche di tastare qualcosa, perché no. Dopotutto, sono “solo” complimenti, giusto?
Ecco, no: c’è una differenza fondamentale tra “complimento” e “molestia”. Il primo è una gentilezza tra pari, mentre la seconda è un do ut des che fa sentire alla mercé dei peggio istinti dell’altra persona. Il complimento si fa ad una persona: diventa molestia quando si confonde la donna con una sorta di bambolina gonfiabile che deve pure dire grazie se qualche cafone non riesce a combinare i suoi istinti con un minimo di buona educazione.
Al netto della cultura, del carattere e delle storie personali, il problema si riduce prima di tutto ad una questione di educazione, nella quale siamo tutti tirati in causa. E allora forse il video di Hollaback può essere l’occasione per lanciare un appello. Un appello alle madri e ai padri, perché insegnino un po’ di educazione sentimentale ai figli, perché trasmettano loro il gusto della sensibilità e del guardare una donna negli occhi, prima che squadrarle le terga. Un appello a tutti gli uomini gentili, sensibili e intelligenti, perché inizino a prendere pubblicamente le distanze da certi cafoni per strada e non si lascino lusingare dai banali “in fondo alle donne piace”: quanto sarebbe bello se per ogni “ehi bellezza, vieni qui!” ci fosse una voce maschile che risponda seccata “Finiscila con ‘sto tono!”. Un appello anche alle donne, perché in fondo non è vero che tutti gli uomini sono uguali, e perché queste battaglie si possono vincere solo se combattute insieme.