La Cisl di Bergamo: il precariato è una giungla, cerchiamo di far crescere le tutele

Ferdinando Piccinini, segretario generale della Cisl di Bergamo, interviene sul tema del precariato nella nostra provincia, un fenomeno in continua crescita: nel 2013 solo il 23% delle assunzioni sono state a tempo indeterminato. E Piccinini ne parla proprio mentre in Parlamento si discute di Job Act e di riforma del mercato del lavoro. Il tutto in una cornice che vede anche il sindacato stesso alle prese con forme contrattuali sempre più precarizzanti e con la difficoltà di uscire dal proprio recinto per raggiungere coloro che sono meno tutelati.

Piccinini, il sindacato come sta affrontando il tema del precariato?
“Il fenomeno ci preoccupa molto, anche perché la crisi che stiamo affrontando ha ulteriormente ampliato le forme di lavoro non standard e meno tutelate, spesso ai limiti dell’irregolarità, che non consentono di poter contare su alcune tutele fondamentali, come la malattia e la maternità. Occorre quindi da una parte incentivare l’apporto di lavoro standard (ossia i contratti a tempo indeterminato), dall’altro puntare molto sui giovani, avvicinando il mondo della scuola alla realtà del lavoro, ad esempio con l’alternanza scuola/lavoro: per noi è un aspetto fondamentale per risolvere il problema”.

Assistiamo, infatti, alle difficoltà di tanti giovani con un percorso di istruzione e di formazione che sono costretti a ripensare i propri orizzonti lavorativi e professionali. In Parlamento si sta discutendo la riforma del lavoro, il cosiddetto Job Act. Cosa ne pensa?
“Ci auguriamo che la discussione in atto sul Job Act possa portare a qualcosa di positivo, anche perché contiene una serie di interventi tesi ad ampliare le tutele verso i giovani e gli “esclusi”: per la Cisl è dunque importante la discussione complessiva sul Job Act è dunque importante, in particolar modo per quanto riguarda l’ampliamento delle tutele sindacali e l’investimento sul lavoro qualificato. Il provvedimento del governo va dunque nella giusta direzione, ora vedremo come prosegue la discussione in merito”.

Renzi, rivolgendosi ai giovani, ha detto che “il posto fisso non esiste più”. Da sindacalista come giudica questa affermazione?
“A dire la verità il posto fisso a vita non esiste più già da molto tempo, è un dato oggettivo, anche perché è cambiato il mondo. Occorre però investire di più sulle politiche per l’occupabilità: un giovane oggi non ha un servizio che lo aiuti a orientare l’esigenza professionale alla realtà economica del territorio. In poche parole viene lasciato solo e su questo bisogna intervenire: la vera garanzia per un giovane è avere un’offerta di crescita professionale che gli consenta un domani di cambiare posto di lavoro. In questi anni non si è investito su questo aspetto, a differenza di molti altri paesi europei”.

E rispetto al tema preoccupante dell’aumento dei Neet (i giovani che non studiano né lavorano), il sindacato come si pone?
“Sui Neet abbiamo percentuali in crescita anche nella nostra provincia: il 16% dei giovani bergamaschi tra i 15 e i 29 anni non studia né lavora, contro una media nazionale del 23%. Sono dati per l’appunto in aumento, così come quelli relativa alla disoccupazione giovanile in generale nella Bergamasca: questo ci preoccupa molto, specialmente alla luce del fatto che la nostra terra ha sempre investito molto sul lavoro e sulla preparazione professionale. Per questo motivo insistiamo molto su un percorso che porti i giovani a riavvicinarsi al mondo del lavoro: anche da noi molti diplomati e laureati non riescono a trovare lavoro e devono ricollocarsi in settori ad alto livello di precarietà. L’esempio classico riguarda tanti laureati in psicologia o in scienze della formazione che lavorano nei centri commerciali o nel terziario in generale, magari con contratti da 10 ore alla settimana”.

C’è dunque una difficoltà del sindacato a interloquire con il mondo del precariato?
“La difficoltà c’è, sarebbe inutile negarlo: in molti settori sta diventando sempre più difficile il presidio sindacale tradizionale, ma c’è anche la necessità di trovare forme di accompagnamento e di tutela sindacale in maniera diversa. L’obiettivo è incrociare queste figure non sul posto di lavoro, ma partendo dal mercato del lavoro, fornendo loro servizi, supporti e strumenti per cercare e trovare un’occupazione. E’ uno degli elementi su cui stiamo riflettendo e su cui sarebbe bene che riflettesse il sindacato tutto: non ci si può più limitare a difendere i perimetri storici delle grandi aziende, occorre uscire dai recinti tradizionali per aiutare le nuove generazioni”.

I dati sugli impieghi

I dati elaborati dalla Provincia di Bergamo forniscono uno spaccato, seppur parziale, del mondo del precariato orobico. Il quadro complessivo degli avviamenti effettuati nel corso del 2013 (ultimo dato definitivo) ci dice dunque che su  127.173 assunzioni effettuate soltanto 29.170 sono state a tempo indeterminato (pari a circa il 23%), la maggioranza dei quali per di più frutto di conversioni di precedenti rapporti non standard a termine, oppure conseguenti a cambi appalto. 4.270 gli apprendisti inseriti e 93.733 gli altri inserimenti, suddivisi in somministrazione (23.4249), collaborazioni a progetto (6.208), contratti a chiamata (4.704), a termine (58.560) e altro (1.017)

La somministrazione a tempo determinato ed il contratto di collaborazione a progetto hanno dunque rappresentato le forme di lavoro atipico più utilizzate in provincia di Bergamo per il 2013. Per quanto riguarda i settori di inserimento a prevalere è l’industria, ma è in crescita il comparto dei servizi e terziario, dov’è collocata la gran parte dei collaboratori a progetto. “Rispetto ad alcune forme di lavoro atipico – spiegano dalla Cisl di Bergamo – non abbiamo dati tecnici a disposizione, perché queste non prevedono comunicazioni al centro per l’impiego oltre ad essere prive di contribuzione Inps. Ci riferiamo alle collaborazioni occasionali , che supponiamo ammontino a qualche migliaio, alle collaborazioni sportive presso impianti palestre e piscine (in forte crescita), ed al lavoro accessorio (voucher) di cui sapremo di più a partire dal 2015”.