La pianura padana prima in Europa. Per inquinamento. Considerazioni in bilico fra Milano e Matera

Foto: Matera

È passata in sordina – non so se per totale indifferenza o per un velo di vergogna – una classifica stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che vede al primo posto la pianura padana: la vittoria non riguarda l’eccellenza del nostro sistema sanitario, ma la velenosità della nostra aria, la più inquinata d’Europa. Secondo la statistica, in Lombardia morirebbero ogni anno 300 persone (di cui l’80% a Milano) a causa dell’inquinamento, che, tra l’altro, accorcerebbe anche di 2-3 anni la vita media della zona. La locomotiva d’Italia emette fumi non proprio balsamici.

NIENTE DI SCONVOLGENTE SOTTO IL SOLE

Mentiremmo se ci dicessimo sorpresi davanti a una notizia del genere: da tempo sappiamo che il progresso e la modernità, con i loro innegabili benefici, hanno anche costi molto alti, e che si tratta di decidere se valga la pena pagarli. Nel Nord Italia s’è deciso di sì. Inseguendo un forsennato sviluppo industriale e edilizio, in pochi decenni un’area agricola e poco antropizzata si è trasformata in un’unica grande distesa di case e capannoni, con una consumazione di suolo che dagli anni Trenta ad oggi è stata superiore a quella di tutti i secoli precedenti. Un giorno, però, complici crisi economiche e ambientali, ci si accorge che qualcosa non va. Ma forse è troppo tardi. E così, proprio mentre ci si affanna per un’Expo sul tema del rapporto uomo-terra in un’area che di terra ormai ne conosce ben poca, il riconoscimento internazionale più illustre non arriva per una città del nord sviluppato e tecnologico, progredito e moderno: Capitale della Cultura europea nel 2019 sarà invece una città di quel sud arretrato e arcaico, sperduto e primitivo. Eppure nessuno di noi, alla notizia della vittoria di Matera, è riuscito a nascondere un certo entusiasmo: perché sappiamo, in fondo, che è una vittoria meritata, più di quanto non sarebbe stata la vittoria in una terra che la cultura e il turismo, la valorizzazione delle bellezze artistiche e la Storia, le ha disprezzate e rinnegate fino a ieri.

MATERA, TRADIZIONE CHE SI FA FUTURO

Matera è l’emblema di un’altra Italia, certo con piaghe che non possono essere minimizzate né ignorate: ma è una terra dove si è voluto conservare prima che cambiare, dove ogni angolo di bellezza è divenuto pezzo di storia, dove alla modernità si è preferita la civiltà. E così Matera viaggia festosa e positiva verso il 2019, con un’altissima occupazione nel settore turistico e una mole di iniziative culturali (oltre ad essere richiestissima per reportage e produzioni cinematografiche), mentre da noi ci si deve preoccupare di come porre rimedio a un parcheggio realizzato al di sotto di mura secolari. Matera è la qualità della vita prima che la quantità nel portafoglio, la bellezza della roccia atavica rispetto alla bruttezza dei supermercati, la terra dove esiste ancora il tempo e non gli orari. Matera è il simbolo sì di un mondo lento, ma spesso chi corre troppo non si accorge di precipitare. Matera è la tradizione che si fa futuro, non un mondo che vuole snaturarsi per poi pentirsi. Si dice spesso che il Sud non diventerà mai come il Nord. A volte è solo questione di prospettive: per il Nord, probabilmente, sarà difficile tornare a Sud.