Papa Francesco: «È la dimenticanza di Dio a generare violenza»

Udienza tutta dedicata a ripercorrere le tappe del viaggio in Turchia, quella di oggi, all’inizio della quale Papa Francesco ha ringraziato i 10mila fedeli presenti in piazza nonostante la pioggia. «Non sembra tanto una buona giornata – ha detto – È un po’ bruttina, ma voi siete coraggiosi». «A brutta giornata buona faccia, e andiamo avanti», esortando i presenti a salutare i malati che seguono l’udienza dal maxischermo, in Aula Paolo VI, con un applauso. «Vi invito a rendere grazie al Signore per la sua realizzazione e perché possano scaturire frutti di dialogo sia nei nostri rapporti con i fratelli ortodossi, sia in quelli con i musulmani, sia nel cammino verso la pace tra i popoli», ha chiesto poi il Papa riguardo al suo sesto viaggio internazionale, per il quale ha ringraziato «fraternamente i vescovi della Chiesa cattolica in Turchia, per il loro impegno, come pure il Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I, per la cordiale accoglienza».
«Il beato Paolo VI e san Giovanni Paolo II, che si recarono entrambi in Turchia, e san Giovanni XXIII hanno protetto dal cielo il mio pellegrinaggio, avvenuto otto anni dopo quello del mio predecessore Benedetto XVI», le parole di Papa Francesco, che ha definito la Turchia una «terra cara ad ogni cristiano, specialmente per aver dato i natali all’apostolo Paolo, per aver ospitato i primi sette Concili, e per la presenza, vicino ad Efeso, della casa di Maria».
«È l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza». A ribadirlo è stato il Papa, ripercorrendo nella catechesi dell’udienza generale di oggi le tappe del suo viaggio apostolico in Turchia. «Abbiamo parlato sulla violenza – ha riferito a braccio ai circa 10mila fedeli presenti, a proposito del suo sesto viaggio internazionale -Nella prima giornata ho reso omaggio al Mausoleo di Atatürk e ho incontrato le autorità del Paese, a larghissima maggioranza musulmano, ma nella cui Costituzione si afferma la laicità dello Stato». «È proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza – ha proseguito – Per questo ho insistito sull’importanza che cristiani e musulmani si impegnino insieme per la solidarietà, per la pace e la giustizia, affermando che ogni Stato deve assicurare ai cittadini e alle comunità religiose una reale libertà di culto».
Prima dell’udienza ha ribadito in un saluto rivolto nell’Auletta dell’Aula Paolo VI ai partecipanti al «III Summit of Christian and Muslim Leader» che il dialogo «è la strada della pace». «Vi dò il benvenuto – ha detto – e vi ringrazio per essere venuti e per aver fatto questa visita: mi piace», le parole di Francesco, secondo il quale «questo aiuta a rendere più forte la nostra fratellanza». «Vi ringrazio per il vostro lavoro, per quello che voi fate per capirci meglio e soprattutto per la pace. Questa è la strada per la pace: il dialogo. Grazie tante. Vi ringrazio tanto». A questo prologo dell’udienza il Papa si è riferito anche durante la catechesi dell’udienza generale, quando in una parentesi a braccio ha detto ai fedeli: «Prima di andare a salutare gli ammalati, ho incontrato un gruppo di cristiani e islamici che fanno una riunione organizzata dal dicastero per il dialogo interreligioso sotto la guida del cardinale Tauran». «Anche loro – ha assicurato il Santo Padre sempre fuori testo – desiderano continuare ad andare avanti in questo dialogo ‘fraternale’ tra cristiani e musulmani».
«Nel dialogo ecumenico, quello che fa tutto è lo Spirito Santo: a noi tocca lasciarlo fare, accoglierlo e andare secondo la sua ispirazione». Lo ha detto il Papa a braccio, ripercorrendo le tappe del suo viaggio apostolico in Turchia. «Nel secondo giorno ho visitato alcuni luoghi-simbolo delle diverse Confessioni religiose presenti in Turchia», ha ricordato. «L’ho fatto – ha detto ai fedeli – sentendo nel cuore l’invocazione al Signore, Dio del cielo e della terra, Padre misericordioso dell’intera umanità».
«Centro della giornata è stata la celebrazione eucaristica che ha visto riuniti nella cattedrale pastori e fedeli dei diversi Riti cattolici presenti in Turchia», le parole del Papa: «Insieme abbiamo invocato lo Spirito Santo, colui che fa l’unità della Chiesa: unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore». «Il popolo di Dio, nella ricchezza delle sue tradizioni e articolazioni, è chiamato a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, in atteggiamento costante di apertura, di docilità e di obbedienza», ha affermato il Santo Padre.
«La preghiera è la base per ogni fruttuoso dialogo ecumenico sotto la guida dello Spirito Santo». Con queste parole il Papa ha riassunto il terzo e ultimo giorno del viaggio in Turchia, che «ha offerto il contesto ideale per consolidare i rapporti fraterni tra il vescovo di Roma, successore di Pietro, e il patriarca ecumenico di Costantinopoli». Con quest’ultimo, il Papa ha rinnovato «l’impegno reciproco a proseguire sulla strada verso il ristabilimento della piena comunione tra cattolici e ortodossi», tramite la firma della Dichiarazione congiunta, «ulteriore tappa di questo cammino». «È stato particolarmente significativo che questo atto sia avvenuto al termine della solenne liturgia della festa di sant’Andrea, alla quale ho assistito con grande gioia», ha aggiunto il Papa.